Il Giro d’Italia arriverà il 29 maggio ad Asti per la quinta volta
Venerdi 29 maggio, per la quinta volta nella sua storia più che centenaria (quest’anno si corre il 103°), il Giro d’Italia farà tappa ad Asti. La linea del traguardo sarà posizionata in piazza Alfieri, davanti al Palazzo della Provincia. La carovana multicolore arriverà da Morbegno, in Valtellina, dopo aver pedalato per 251 chilometri: la frazione più lunga del Giro 2020.
È interessante ricostruire la storia delle tappe astigiane, considerando che la carovana ha attraversato decine di volte le colline del Monferrato e dell’Astesana, ma solo quattro volte il traguardo era stato posto in città.

Nel 1935 la vittoria di Olmo sulla pista in terra battuta dello stadio comunale
La corsa rosa giunse ad Asti, per la prima volta, il 7 giugno 1935. Era la ventitreesima edizione, l’ultima del campione varesino Alfredo Binda che aveva 33 anni e la prima di un
giovane toscanaccio, Gino Bartali, che non ne aveva ancora compiuti ventuno e avrebbe fatto parlare di sé per decenni.
Quel giorno il primo a tagliare il traguardo della pista in terrabattuta dello stadio comunale fu Giuseppe Gepin Olmo, portacolori della Bianchi, che percorse i 91 chilometri da Cuneo ad Asti in 2 ore, 38 minuti e 49 secondi, alla media di 34,379 km/h. Precedette, allo sprint, Alfredo Binda e il belga Jeff Demuysere.
La maglia rosa era sulle spalle del mantovano Vasco Bergamaschi (Maino) che durante
la tappa rimase vittima di una foratura nei pressi di San Damiano. Perse 37 secondi in classifica, mantenendo però il primato che conservò poi fino al traguardo finale di Milano, dopo che le due frazioni conclusive furono vinte dal grande sprinter toscano Raffaele Di Paco.
Tra i ciclisti iscritti al Giro d’Italia di quell’anno, nella categoria “isolati”, c’era anche l’astigiano Luigi Marchisio, originario di Castelnuovo Don Bosco.
Al fiammingo Van Looy nel 1960 la medaglia d’oro in memoria del Diavolo Rosso
Per rivedere un arrivo del Giro ad Asti si dovette poi attendere fino al 29 maggio 1960 quando, nella tappa partita da Sestri Levante, a imporsi fu il fiammingo Rick Van
ooy della Faema. Soprannominato “Il re delle classiche” o “L’imperatore di Herentals”, battè in volata, sempre sulla pista dello stadio comunale, Rino Benedetti e il discesista Gastone Nencini. I 180 chilometri furono percorsi in 4 ore 35 minuti e 50 secondi.
Taccone trionfa nel 1963
L’anno d’oro del “Camoscio d’Abruzzo”

Van Looy venne premiato con una medaglia d’oro messa in palio da Giuseppina Traversa, la vedova di Giovanni Gerbi (vedi Astigiani n. 28 pag. 36), scomparso sei anni prima.
La medaglia, appositamente coniata, raffigurava proprio il Diavolo Rosso. In una pagina de Il Cittadino del 28 maggio 1960, interamente dedicata alla tappa astigiana, oltre all’elenco
dei corridori partecipanti, si legge che dopo l’arrivo «Gli organizzatori del “Giro” si recheranno domenica sera nell’abitazione della signora Gerbi per visitare la bacheca contenente le medaglie di oro e le coppe vinte dal Campionissimo Astigiano».
Dopo la tappa di Asti la maglia rosa fu indossata dal belga Jos Hoevenaers. Il Giro venne però vinto dal fuoriclasse francese Jacques Anquetil, con un vantaggio di soli 28 secondi su
Gastone Nencini, che era andatoall’assalto del primato nel tappone del Gavia. Al terzo posto si classificò il lussemburghese Charly Gaul.
Tre anni dopo, il 28 maggio 1963, la carovana rosa tornò ad Asti arrivando da La Spezia (225 chilometri coperti in 6 ore 19 minuti e 1 secondo). Nel solito scenario dello stadio
comunale fu Vito Taccone, “il camoscio d’Abruzzo”, che vestiva i colori della Lygie, a trionfare allo sprint sui compagni di fuga Silvano Ciampi, Marino Fontana, Armando Pellegrini, Gigi Mele, Pippo Fallarini e Luigi Zaimbro, con cui aveva promosso l’azione decisiva sulla salita della Scoffera.
Fu la prima delle quattro vittorie in quel Giro per lo scalatore abruzzese che arrivò primo anche sui traguardi di Oropa (il giorno dopo), Leukerbad (in Svizzera) e Moena. Maglia rosa ad Asti era il romagnolo Diego Ronchini. Il Giro venne poi vinto, per il secondo anno consecutivo, dal canavesano Franco Balmamion (Carpano), uomo di classifica che si impose senza aggiudicarsi neanche una tappa, davanti a Vittorio Adorni e Giorgio Zancanaro.
1988: le proteste anti Acna bloccano la tappa al Colle D. Bosco
Dopo 40 anni di digiuno e attese, il 28 maggio 2003 la sfida rosa fece di nuovo tappa (la 17ª dell’86ª edizione del Giro) ad Asti. Partito da Salice Terme, il gruppo toccò le località di Montemagno, Castagnole Monferrato, Castello d’Annone, Rocchetta Tanaro, Belveglio, Mombercelli, Montegrosso e Isola, prima dell’arrivo in volata, a ranghi compatti, sul lungo e largo rettilineo di via Torchio.
Si impose lo specialista spezzino Alessandro Petacchi (Fassa Bortolo) sul ceco Jan Svorada (Lampre) e il pavese Giovanni Lombardi (Domina Vac), cogliendo la sesta delle nove vittorie dell’edizione. Quel Giro fu vinto da Gilberto Simoni davanti a Stefano Garzelli e Jaroslav Popovic, in corsa per la squadra Landbouwkrediet-Colnago-Saclà con sponsorizzazione in parte astigiana.
In gruppo c’era ancora Marco Pantani che morì otto mesi dopo e che era stato ad Asti, Teatro Alfieri, alla presentazione della sua nuova squadra che contava anche sponsor monferrini: la Mercatone Uno-Scanavino-La Verve.
Ai quattro arrivi nel capoluogo si sarebbe dovuto aggiungere quello del 2 giugno 1988 con traguardo previsto al Colle Don Bosco, nell’anno del centenario della morte del Santo dei giovani. L’undicesima tappa del Giro di quell’anno, in partenza da Parma, dopo 229 km, fu “neutralizzata” per una protesta ambientalista degli abitanti della valle Bormida contro la fabbrica chimica dell’Acna di Cengio (vedi Astigiani n. 6 pag. 35). La corsa fu bloccata a pochi chilometri dal traguardo e i concorrenti classificati con il medesimo tempo.
Maglia rosa era Massimo Podenzana. In quell’anno Andrew Hampsten (Eleven-Hoonved) fu il primo statunitense a vincere il Giro davanti a Erik Breukink e Urs Zimmermann.
Nel 2003 vince Petacchi nel volatone in via Torchio

L’indomani dei quattro arrivi ad Asti, ripartirono dal capoluogo soltanto tre tappe del Giro. L’8 giugno 1935 la carovana ripartì per Torino: dopo 250 chilometri vinse Raffaele Di Paco. L’arrivo della tappa del 30 maggio 1960 partita da Asti fu Cervinia (176 Km), inaspettatamente vinta dal pistard Addo Kazianka (Emi). Il 29 maggio 1963, ad Oropa, Vito Taccone bissò la vittoria astigiana del giorno precedente, dopo aver percorso 130 chilometri.
Una curiosità: all’arrivo di via Torchio, dopo un giorno di riposo nelle terre astigiane, seguì il 30 maggio 2003 la partenza da Canelli, dove era stato appositamente allestito un portale dell’Assedio.
Tra i ciclisti astigiani Gerbi al via del primo Giro del 1909 Luigi Marchisio vinse la corsa nel 1930
La tappa, la diciannovesima di quel Giro, arrivò alla Cascata del Toce (nei pressi di Formazza, nel Verbano-CusioOssola): dopo 236 chilometri si impose Gilberto Simoni (Saeco) su Dario Frigo (Fassa Bortolo) e Eddy Mazzoleni (Vini Caldirola).
Nel 2005 e nel 2006 Asti fu, inoltre, sede di partenza del Giro del Piemonte e il 25 giugno 2017 del Tricolore dei professionisti.
Nel 1909, alla prima edizione del Giro d’Italia, partecipò Giovanni Gerbi, il Piciot, che cadde subito dopo il via e ripartì dopo tre ore. (vedi Astigiani n. 28, giugno 2019).
Nel 1911 il popolare Diavolo Rosso ottenne numerosi piazzamenti: secondo nella tappa
Genova-Oneglia, terzo nella Ancona-Sulmona, quarto nella Firenze-Genova e nella Oneglia- Mondovì.
Nella classifica finale a punti si piazzò terzo alle spalle di Carlo Galetti e Giovanni Rossignoli,
entrambi della Bianchi. Nel 1912 partecipò con la sua squadra “Gerbi Dunlop” (composta, oltre che da lui, da Giovanni Rossignoli, Pierino Albini e Lauro Bordin) che si classificò terza dietro alla AtalaDunlop e alla Peugeot-Wolber.
Nel 1920 venne squalificato nella terza tappa e successivamente riammesso dopo le proteste dei tifosi che minacciano di non lasciar passare la corsa. A 48 anni partecipò perl’ultima volta al Giro, e nonostante venisse tolto dalla classifica perché fuori tempo massimo, decise di continuare la sua avventura fino alla fine.
I tifosi lo aspettarono e lo acclamarono come fosse il vincitore.
L’unico astigiano a vincere un Giro d’Italia è stato Luigi Marchisio, nativo di Castelnuovo Don Bosco (vedi Astigiani n. 22 dicembre 2017). A soli 21 anni, nel 1930, indossò la maglia rosa nella terza tappa, la Palermo-Messina e la mantenne fino a Milano.
Nello stesso anno si aggiudicò anche il Giro di Calabria e la Barcellona-Madrid e giunse
sesto nella Milano-Sanremo. Si era imposto all’attenzione di tecnici e appassionati già nel 1926, a 17 anni, vincendo il campionato italiano nella categoria “liberi”. Nel 1928 conquistò il Tricolore tra gli “indipendenti”.
Nel 1929 entrò nella Legnano-Pirelli con il mitico Alfredo Binda.

L’astigiano Amulio Viarengo è settimo al “Giro” del 1928
Nel 1938 al via anche una squadra canellese
Nel 1931 sfiorò il bis al Giro ma, a tre tappe dalla conclusione, rimase attardato da una foratura e perse il primato. Dopo il ritiro dall’attività agonistica si trasferì a Torino. Nel
1971 tornò a Castelnuovo Don Bosco dove fu anche dirigente della “Sc Avis Castelnuovo Don Bosco” per amatori.
Il 2 giugno 1988, in occasione dell’arrivo della tappa al Colle Don Bosco (poi annullata), fu premiato con una targa ricordo della Gazzetta dello Sport e dell’Amministrazione provinciale.
Altra curiosità. Al 26° Giro d’Italia del 1938 prese parte anche la squadra astigiana dell’U.S. Canelli composta dal canellese Carlo Sbersi, dal chierese Michele Benente, dall’alessandrino Primo Zuccotti, dal toscano Simonini Settimio Baffino di Mulazzo e dal siciliano Francesco Ciccio Patti. Benente arrivò terzo nella tappa Montecatini-Chianciano vinta da Salvatore Crippa. Alla fine fu quinto nella classifica generale.
Tra i partecipanti astigiani al Giro d’Italia meritano la citazione Amulio Viarengo (classe 1902) che si classificò settimo nel 1928 e 36° nel 1929; Natalino Arata (classe 1916); Battista Giuntelli, nato a Calliano nel 1900, che si piazzò 24° nel 1928 e si ritirò nelle edizioni del 1927, 1929, 1930 e 1932; il fratello Marco Giuntelli, nato a Tonco nel 1905, che, a cavallo degli Anni Venti e Trenta, prese parte a sette Giri d’Italia con diverse
squadre; Carlo Porzio detto Carlot, nato nel 1904 a Incisa Scapaccino; Carlo Sbersi, nato nel 1910 a Canelli; Sebastiano Torchio (vedi Astigiani n. 7 marzo 2014), nato nel 1918 ad Asti e che nel 1940 venne ingaggiato dalla “Gerbi” e si classificò 31°; Alberto Bertino Negro, nato al Palucco nel 1929, dove visse e gestì la bottega.
Scomparso lo scorso anno, a metà degli Anni 50 fu tra i gregari di Fausto Coppi alla Carpano.
per saperne di più
Visto su Astigiani
La rivista Astigiani ha dedicato alcuni servizi e rubriche al
tema del ciclismo e delle bicilette:
Così per sport:
Sebastiano Torchio – n. 7 pag. 98
Biciclette, moto e motorini made in Asti – n. 15 pag. 50
Così per sport: Luigi Marchisio – n. 22 pag. 76
La leggenda del Diavolo Rosso – n. 28 – pag. 26




















