Appesa al muro, dietro il bancone, inquadrata come una reliquia, c’è ancora quella trombetta che nonno Gino suonava per avvertire le clienti del suo arrivo. Arrivava nei paesi dell’Astigiano al mattino presto, su quel camioncino Balilla color marrone e gli interni in legno, comprato con i soldi presi a prestito da amici.
È stato il primo pescivendolo ambulante della provincia di Asti, quando i “colleghi” della Val Maira vendevano ancora soprattutto acciughe sotto sale. Vendere pesce fresco è diventato il mestiere di famiglia: prima dei figli Gianni e Romeo, oggi del nipote Mauri con il suo banco “Tutto Pesce” sotto il Mercato coperto di piazza Libertà.
La famiglia Redi ha scritto sessant’anni di storia astigiana del pesce.
Il camioncino Balilla e la trombetta di nonno Gino

Gino Redi arrivò in Piemonte dal Veneto nel 1959 insieme ai suoi fratelli. Erano di Chioggia e facevano i mezzadri. Ad Asti, venne assunto da Fava&Scarzella che aveva una draga sul
Tanaro e un magazzino di prodotti edili.
«Eravamo una famiglia numerosa con tre figli e i soldi non bastavano mai racconta il figlio Gianni. Così decise di mettersi in proprio. Si fece imprestare i soldi da una famiglia di
Asti, lui non ne aveva, e acquistò un camioncino cassonato di legno. Iniziò a girare per i paesi. All’epoca, si vendevano poche varietà di pesci: pesce d’acqua dolce, acciughe e baccalà. Mio padre partiva nel cuore della notte e andava a rifornirsi ai mercati di Porta Palazzo. Quando tornava ad Asti, portava il suo pesce nei frigo generali al fondo di viale Pilone, dove ogni commerciante affittava la sua cella refrigerata. Lì si riforniva anche dei lastroni di ghiaccio che servivano a conservare il pesce nei suoi giri giornalieri».
Verso la metà degli Anni 60, Gino è stanco di fare su e giù per le colline e decide di comprare un banco, il suo banco, al mercato di piazza Catena. Tre tavoli in marmo bianco davanti alla chiesa, dove poi venne costruito il tribunale, oggi sede di uffici comunali.
Romeo, il più grande dei fratelli Redi, entra a lavorare con papà. Gianni lo seguirà di qualche anno.
Giulietta, la sorella, ha cambiato genere commerciale: da papà Gino ha ereditato lo spirito imprenditoriale e gestito per tanti anni il negozio di abbigliamento sportivo G80sport in corso Einaudi.
All’inizio degli Anni 70, il signor Gino decide che è arrivato il tempo della pensione e lascia tutto ai figli. Romeo e Gianni vanno avanti qualche anno insieme, poi Romeo prende un banco del pesce in piazza Campo del Palio, Gianni tiene quello in piazza Catena.
«L’immigrazione dal Veneto e dal Sud cambiò i consumi alimentari e aumentò il consumo del pesce fresco raccontaRedi. Il piemontese mangiava poco pesce. La famiglia del Sud
sì e vuole pesce buono. Eravamo in tempi in cui non c’era ancora il pesce allevato né quello surgelato».
In quegli anni, cambia tutto in fretta. Nel 1983 nasce il primo Disgross in viale Pilone. Fu uno dei primi supermercati ad Asti ad aprire il reparto del fresco: Nicoletta, moglie di Gianni, accetta di gestire la pescheria. Dura solo un anno. L’impegno è importante, il lavoro tanto: Valentina, la secondogenita, aveva 3 anni e andava seguita. E poi papà Gino aveva trasmesso loro lo spirito libero.
Così Gianni torna a fare come suo padre: nel 1985, acquista un auto-negozio attrezzato a pescheria e comincia ad andare in giro a fare i mercati tra Asti e Moncalvo, il giovedì. Insieme alla moglie Nicoletta, scrivono un altro pezzo di storia della famiglia con il loro banco attrezzato “Gianni e Nicoletta dal 1960”.
Con Mauri la terza generazione dietro il banco


«Nel frattempo racconta Gianni – mio figlio Mauri si diploma perito elettrotecnico, ma confessa alla mamma che a lui piacerebbe fare il nostro lavoro. Non volevo fargli fare l’ambulante: volevo che lo facesse in maniera diversa da noi. Decidiamo di aprire un negozio in via Pelletta: vendevamo pesce fresco, pesce surgelato e gastronomia. Avevamo anche l’acquario. Era un’attività all’avanguardia». Forse anche troppo per la città di Asti.
Mauri viene chiamato a fare il servizio militare; Nicoletta e Gianni mandano avanti le due attività: il negozio di via Pelletta e il banco itinerante. Aneddoti ce ne sono tanti. Uno per tutti: «L’avvocato e gastronomo Giovanni Goria usciva dal tribunale e veniva a prendere il pesce da noi. Diventammo amici. Mi chiamava il “D’Alema” del pesce per via dei miei baffetti neri. Poi provò la cucina di Nicoletta e quando iniziò la sua rubrica gastronomica sul
settimanale Il Gazzettino, si consultava prima con lei su tutte le ricette di pesce».
I coniugi Redi aprirono nel 1999 e gestirono per un po’ di anni un ristorante, la Piola del Pess e del Merluss a Serra Perno di Callianetto. «Siamo stati i primi a fare il sushi nell’Astigiano – ricorda Nicoletta. Festeggiò l’onomastico da noi anche Paolo Conte».
Una sera d’inverno, però, subirono una rapina a mano armata, motivo che li fece maturare definitivamente l’idea di chiudere.
Tornando alla storia recente, quando Mauri finì il militare, venne a sapere che volevano vendere una delle due pescherie del Mercato Coperto. Non ci pensò su troppo e dopo poco, l’affare era fatto. La famiglia Nebbiolo, storici gestori, si ritirava e la terza generazione dei Redi era pronta a un’altra pagina di storia con “Tutto Pesce”.
«Mauri ha sviluppato bene la professione svecchiando quello che facevamo noi dice orgoglioso il papà. Fare il pescivendolo è diventato un lavoro altamente professionale: il pesce è un prodotto delicato, va conosciuto e proposto in maniera corretta».
Oggi la pescheria del Mercato Coperto è un punto di riferimento. Accanto a Mauri, spunta ogni tanto dietro al bancone il figlio Tommaso, 21 anni. Un’apparizione veloce: ha una mini laurea in Scienze motorie e non sa ancora se farà il pescivendolo.
I nonni Nicoletta e Gianni sperano che qualcuno dei nipoti possa portare avanti il mestiere ma oggi sono ancora troppo piccoli: Ludovica, 11 anni; Giacomo, 10, e Mattia, 7, questi ultimi figli di Valentina, che a sua volta gestisce in società con la cognata Silvia dei negozi
di abbigliamento in centro. Col tempo si vedrà.
La trombetta di nonno Gino veglia sull’attività quotidiana di Mauri e quasi sembra voler indicare il destino.






































