Oggi all’appello mancherebbe qualcuno. Ma quel giorno, il giorno della foto, c’eravamo tutti e trenta. Sembrava una vacanza. Era la primavera del 1957. Faceva freddino, i professori portavano ancora i cappotti, anzi i “paltò” come si diceva allora. Il preside Bruera ci aveva fatti avvisare. «Vi voglio tutti in giacca e cravatta per la fotografia di classe di fine anno. È la foto della Maturità. Dovete fare bella figura». Eravamo quasi tutti del 1938. Avevamo vissuto gli anni della guerra da bambini e quelli della pace con la voglia crescente di vivere, conoscere, amare, entrare nel mondo dei “grandi”. Ancora poche settimane, il Milan avrebbe vinto lo scudetto sulla Fiorentina, con il Toro e la Juve solo quinte, e per noi sarebbe iniziata la sessione dell’esame di Stato che ci avrebbe portati, salvo intoppi, al diploma di ragioneria e all’ingresso nel mondo del lavoro. Il professor Cavanenghi, titolare della cattedra di ragioneria, ci aveva già detto che i migliori sarebbero stati segnalati alla Cassa di Risparmio di Asti, con la quasi certezza dell’assunzione. Raccontata ai giovani d’oggi può sembrare una favola, ma allora era così. Non avevamo un destino da precari. Eravamo la Quinta A dell’Istituto Tecnico Commerciale G. A. Giobert di Asti per geometri e ragionieri. La nostra classe era solo maschile. Le studentesse in ragioneria, rigorosamente in grembiule nero, erano nell’altra sezione. La scuola era nello stesso isolato del liceo classico Alfieri, solo dopo qualche anno si sarebbe trasferita nel nuovo edificio di via Gandolfino Roreto, in coabitazione con il liceo scientifico. Nessuno di noi si preoccupava di sapere a che cosa corrispondevano quelle iniziali “G. A.”. Scoprimmo dopo che erano quelle di Giovanni Antonio Giobert, scienziato della fine del Settecento nato a Mongardino. Per noi era uno sconosciuto che spesso nei documenti era confuso con il più famoso Gioberti.
Torniamo al 1957. Arrivò l’esame e arrivarono i diplomi e qualcuno ebbe in dono la nuova 500, la piccola utilitaria appena sfornata proprio in quell’anno dalla Fiat. Da allora, nonostante le vicende della vita, non ci siamo più persi di vista. C’è un foglio che gira tra noi “mitici” con i nostri indirizzi, numeri di telefono e ora anche i cellulari e le e-mail. Purtroppo abbiamo già dovuto dolorosamente spostare qualche nome nella casella degli amici “da ricordare per sempre”. Alcuni di noi si sono ritrovati di recente per una rimpatriata. Abbiamo scattato un’altra foto e questa volta ce la siamo inviata per e-mail. Il tempo ha fatto il suo dovere, ma per noi è come se fossimo sempre in quel cortile del vecchio Giobert, con il preside Bruera che ci mette in riga per la fotografia della Maturità. Ecco chi siamo e che cosa abbiamo fatto nel frattempo, in questo mezzo secolo. Poche righe non sintetizzano una vita. Non possono raccontare amori, matrimoni, figli, nipoti. Ma lasciano comunque il segno su un’istantanea ingiallita che sul retro riporta le nostre firme, vergate con la stilografica. Siamo noi, i ragionieri “made in Asti” del 1957.
Prima fila, dall’alto da sinistra verso destra: Franco Zacchero: otto anni in banca, poi nella carrozzeria di famiglia a Rivoli; Federico Corte: alla Fiat, settore finanziario, da dirigente è poi passato alla Banca di Credito a Lugano, dove tutt’ora abita; Alessandro Ravera: vive ad Acqui; Felice Gonella: funzionario Banca d’Italia, per breve periodo ad Alessandria poi ad Asti; Renzo Berruti: stage alla CEE in Lussemburgo, poi lavora all’Unione Industriale di Asti, dal 1965 al S. Paolo, dal ’90 al ’96 direttore generale S. Paolo Fondi a Torino, pensionato dal ’99; Alberto Cerrato: funzionario Istituto S. Paolo a Torino; Giancarlo Giovara: laureato in Economia, alla Stipel telefoni ad Asti, responsabile personale amministrativo, dal 1980 ad Alessandria, quindi a Telecom a Torino; Vincenzo Seffusatti: funzionario C. R. Torino, deceduto.
Seconda fila: prof. Giuseppe Cavanenghi docente di ragioneria; Dario Rosso: laureato in economia, commercialista a Torino, deceduto; Giancarlo Ferro: ha lavorato nel settore commerciale edile, appassionato di calcio, prima da giocatore, poi come organizzatore; Piergaspare Capello: commercialista a S. Stefano Belbo, deceduto; Giovanni Amerio, ha proseguito l’azienda di famiglia nel settore serramenti e infissi, deceduto; Sergio Santi: è stato economo della Amministrazione Provinciale di Asti; Stefano Bruera, il preside era il nostro “Barba Stevu”;
Sergio Fasano: alla Impresit con incarico amministrativo al cantiere per la diga di Assuan, altre funzioni in società estere, infine direttore amministrativo della Dragomar; Luciano Archimede: esattore poi bancario a S. Remo, deceduto; Osvaldo Biamino: funzionario C. R. di Asti, direttore filiale Cossano B.; Sergio Pavese; prof. Pietro Damiano, ci insegnava diritto.
Terza fila (seduti): Agostino Berrino, funzionario Istituto Bancario S. Paolo, è stato sindaco a Dusino S. Michele.
Giancarlo Fornaca: da ’57 alla C. R. Asti, dirigente negli anni ’60, consigliere comunale ad Asti; Stefano Sappa: funzionario all’INPS, più volte in consiglio comunale ad Asti per la Dc.; Enzo Raviola: ha proseguito l’attività familiare dell’arredamento di interni; Fulvio Lucotti: per 42 anni alla Cassa di Risparmio di Asti, diventandone direttore generale. Consigliere della Camera di commercio. Ha scritto ed editato il libro Il gioco del calcio ad Asti;
Mario Grignaschi: insegnante, deceduto; Ugo Grappiolo: dirigente della ERG petroli a Genova, abita a Santa Margherita Ligure
In quarta fila: Giuliano Valle: prima nell’azienda famigliare Sabbione commercio legnami, poi commercialista ad Asti, deceduto;
Giuseppe Cavallino, funzionario CR Asti; Mario Canepa: funzionario Banca Nazionale Agricoltura ad Alessandria, pittore, collezionista d’arte, scrittore, collabora all’Accademia Urbense di Ovada, dove vive; Giancarlo Valpiola: dal ’57 al ’93 nell’azienda di famiglia del settore trasporti, dal ’93 al 2010 consulente della Geodis Zust Ambrosetti.
Franco Garbarino: nell’azienda di famiglia, amministratore delegato Pompe Garbarino ad Acqui Terme.