Come tutti i diari, quello di Celso Gallenga, nato a Castellamonte nel 1774 e arruolatosi (in contrasto con gli obiettivi di vita ecclesiastica a cui sembrava destinato per volere della sua famiglia) nell’armata francese giunta in Piemonte nel 1796, si legge tutto d’un fiato per l’immediatezza del racconto “senza filtri” e per l’entusiasmo del racconto di una vita tutt’altro che ordinaria. Il manoscritto, originariamente redatto in francese e successivamente tradotto in inglese e pubblicato a Londra dal nipote di Celso, Guy Harwin Gallenga, nel 1915, ha una storia avventurosa in quanto prelevato dalla casa di Borgo Strinato, presso Parma, alla morte dell’ultimo sopravvissuto dei figli dell’Autore.
Si tratta di un ritrovamento più che fortunato perché permette di accedere alla viva testimonianza di un soldato napoleonico che racconta con la stessa asciutta esattezza tanto l’esito della battaglia di Austerlitz quanto il proprio matrimonio, celebrato a Parma alla fine del 1809 con la consapevolezza di poter essere richiamato in qualsiasi momento al proprio reggimento. E così, in un’alternanza tra vita privata ed impegno militare, si snodano i passaggi di una testimonianza preziosissima, scarna ed essenziale, scritta con la sincerità di chi sta riportando a se stesso, in una dimensione privata, gli straordinari accenti di una vita avventurosa trascorsa nel pieno fluire della Storia.