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Il ragioniere che “inventò” i cineforum

L’impegno culturale di Osvaldo Campassi tra Asti e San Damiano
Questo profondo amore per la corrente cinematografica del “realismo poetico” francese si manifesterà nel 1981 quando Campassi volle laurearsi con il professor Guido Aristarco in Magistero all’Università di Torino con una tesi intitolata Il cinema francese dall’inizio del sonoro alla seconda guerra mondiale (1929-1939).

Osvaldo Campassi, il ragioniere che volle laurearsi a 67 anni, dopo la pensione, con una tesi su Jean Renoir e il cinema francese, è stato dirigente d’azienda, studioso di letteratura, ma soprattutto grande appassionato della Settima Arte.

Nato ad Alessandria nel 1914, vi trascorse l’adolescenza con il padre Umberto, impiegato, e la madre Irene, dipendente della celebre fabbrica di cappelli Borsalino. Diplomatosi in ragioneria dapprima seguì la carriera militare che abbandonò dopo tre anni per motivi di salute. Nel 1936 fu assunto dall’amico Alessandro Rivetti nel Gruppo Finanziario Tessile (GFT), azienda di abbigliamento nata a Torino nel 1930. Entrò come contabile ma riuscì a raggiungere negli anni cariche importanti e di responsabilità. Lo ritroviamo nel Dopoguerra a San Damiano d’Asti dove diventa direttore amministrativo della Facis, la fabbrica specializzata in pantaloni, giacche e abiti da uomo. Un ruolo dirigenziale che occuperà fino al 1977, l’anno del pensionamento. La Facis negli anni crebbe fino a diventare la più importante realtà industriale di una zona profondamente agricola. Subito dopo la guerra Campassi era entrato a far parte della giunta comunale di San Damiano con il sindaco Guido Nani, farmacista, e tre anni dopo divenne egli stesso sindaco per un breve periodo.

Ad Asti la figura di Campassi è ricordata per il suo variegato contributo alla vita culturale della città. Già promotore del “Cine Club Torino”, fu tra i membri dell’associazione culturale “La Giostra”, fondata da Eugenio Guglielminetti e Giorgio Griffa nel 1946, attiva fino al 1953 e poi ripresa nel 1967 da Carla Tizzani Masseroni, Amelia Platone e Valerio Miroglio. (Vedi Astigiani n. 4 del maggio 2013).

Campassi davanti alla Facis a san Damiani e il programma del primo “Cine Club” di Asti

Tra i protagonisti della stagione artistica della Giostra

 

Il nome di questo circolo culturale pare fosse stato suggerito dal prof. Roberto Marchetti per ricordare la storica Giostra d’Bastian che ogni anno con i suoi cavalli colorati animava piazza Alfieri in occasione delle feste patronali. Oggi l’antica Giostra, cantata anche da Giorgio Conte in uno dei suoi brani più noti, dopo il recupero e il restauro a carico della Fondazione Cassa è esposta nella hall dell’ospedale Cardinal Massaia.

In quegli anni il club organizzò manifestazioni, esposizioni e conferenze. Tra gli ospiti si ricordano personaggi come Giorgio Strehler, Orazio Costa, Carlo Levi, Eugenio Montale e Paolo Grassi. Da ricordare l’anno 1949, quando La Giostra organizzò la Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea e di Scenografia e la Mostra dell’Incisione. Tra le opere in esposizione in quegli anni nomi di celebri pittori come De Chirico, Guttuso, Casorati, Sironi, Carrà.

Campassi collaborò, insieme ad altri personaggi di spicco della cultura astigiana come Giuseppe Rosso, tenendo conferenze sul cinema e organizzando proiezioni.

Grazie al successo della Giostra venne istituito il primo Cine Club di Asti con sede a Palazzo Alfieri. Il consiglio direttivo era formato oltre che da Campassi, da Aris d’Anelli, Eugenio Guglielminetti, Marisa Perotti, Sergio Morando, Giuseppe Rosso, Roberto Marchetti, Enzo Nosengo, Pietro Cazzani e Mario Quaglia.

Il circolo proponeva la visione di film d’autore seguiti da discussioni in sala con gli spettatori, molti dei quali giovani studenti. Era la formula del cineforum che prese piede e divenne di moda negli anni successivi, dal 1968 in avanti. La passione verso la Settima Arte di Campassi era profonda: partecipò a convegni cinematografici in Italia e all’estero, organizzò festival, scrisse su numerosi periodici come Cinema e Bianco e Nero ma anche sulla rivista storica astigiana Il Platano. Collaborò anche con numerosi articoli alle pagine culturali dei periodici locali.

Molto approfonditi i suoi studi sul cinema muto e sulla figura dell’astigiano Giovanni Pastrone, guarda caso anche anch’egli ragioniere, regista e produttore di Cabiria, il primo kolossal dell’era cinematografica, nel 1914 (Vedi Astigiani n. 10 del dicembre 2014) . Campassi fu anche tra i più grandi conoscitori del cinema francese degli anni ’30. L’opera da lui scritta in due ampi volumi, “10 Anni di cinema francese”, edita dalla Poligono Editrice tra il 1948 e 1949, analizza il lavoro di grandi registi come Marcel Carné, Jean Renoir e molti altri.

Il film diretto da Piero Nelli nel 1954 cui collaborò anche Campassi

Ormai in pensione prese la laurea nel 1981 con una tesi sul cinema francese

 

Questo profondo amore per la corrente cinematografica del “realismo poetico” francese si manifesterà nel 1981 quando Campassi, ormai in pensione, volle laurearsi con il professor Guido Aristarco in Magistero all’Università di Torino con una tesi intitolata Il cinema francese dall’inizio del sonoro alla seconda guerra mondiale (1929-1939). Grande appassionato anche di cinema western, Campassi aveva collaborato insieme al critico Tullio Kezich alla realizzazione del libro Il western maggiorenne (1953), edito dalla Zigiotti Editore. Da ricordare anche la sua collaborazione alla realizzazione della pellicola La pattuglia sperduta diretta da Piero Nelli, con sceneggiatura e soggetto di Franco Cristaldi e Yvon De Begnac e musiche di Goffredo Petrassi. Questo film del 1954, prodotto dalla Vides Cinematografica, racconta le vicende di una pattuglia dell’esercito piemontese guidata dal capitano Salvati durante la prima guerra d’indipendenza contro l’esercito austriaco, conclusasi con la disfatta nella battaglia di Novara del 19 marzo 1849. Girato con pochi mezzi e attori non professionisti a Torino e nelle risaie del Vercellese, il film, inserito nel filone del neorealismo a tema risorgimentale, non ebbe lo sperato successo anche a causa di inconvenienti riguardo a montaggio, a doppiaggio e distribuzione che inviò la pellicola nelle sale nel periodo estivo.

Nel 1963 Campassi portò il suo amore per il cinema anche a San Damiano, istituendo il primo cineforum, ancora oggi esistente presso il cinema Cristallo, dedicato recentemente a Luca Bosio, fumettista astigiano scomparso in giovane età.

Appassionato di sport, il ragioniere fu tra i soci fondatori, nonché presidente, della Unione Sportiva Sandamianese, la squadra di calcio dai colori rossoblu. Campassi fu anche presidente del Rotary Asti negli anni 1977-79, ricevendo come riconoscimento il premio Paul Harris Fellow, assegnato dal Rotary per meriti in iniziative umanitarie, sociali e culturali.

Da ricordare anche l’apporto alla riscoperta della storia medioevale di Asti. Campassi nel 1990, con Natale Ferro ed Elio Arleri, firma e pubblica la prima traduzione in lingua italiana dal latino medievale degli Antichi Cronisti Astesi e nel 1995, sempre con gli stessi coautori, quella del manoscritto trecentesco del famoso Codice Catenato degli Statuti di Asti del XIV secolo, frutto di quattro anni di lavoro.

Scomparso nel 1997 a ottantatré anni, la città di Asti gli ha dedicato un convegno nel 2011 e intitolato una via, una traversa di viale don Bianco. Il Comune e la biblioteca di San Damiano hanno invece istituito il Premio Campassi, dedicato ai book trailer (videoclip a tema letterario), giunto alla sua terza edizione.

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