I filatelici resistono alla diffusione delle email, ad Asti sono attivi dal 1947
Sono trascorsi 84 anni da quando con il ritratto di Vittorio Alfieri si poteva affrancare la corrispondenza. Ma il Trageda non è stato l’unico a far viaggiare, nelle borse dei postini, spicchi di astigianità: a lui sono seguiti santi, cardinali, papi, kolossal del cinema e anche grappoli d’uva. La storia dei francobolli che hanno celebrato Asti e gli astigiani è lunga poco meno di un secolo, un tempo durante il quale il mondo delle comunicazioni private ha vissuto più di una rivoluzione. Proprio negli anni Trenta il telefono iniziava a essere diffuso, e da strumento usato per lavoro dai professionisti o dai militari diventava un mezzo che consentiva anche semplici chiacchierate tra conoscenti. Per la prima volta nella storia, la lettera scritta aveva un concorrente. Ma sarà un’altra invenzione a decretarne la riduzione a volumi enormemente ridotti rispetto al passato. Nel 1971 un programmatore americano inviava la prima e-mail a se stesso: un esperimento che ha cambiato tutto. Oggi lettere, cartoline e buste sono oggetti pressoché scomparsi dalla nostra quotidianità, così come sono svanite abitudini che hanno segnato la vita di generazioni. Quanti aspettano che suoni il postino? Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo incollato un francobollo alla busta? Qual è stata l’ultima cartolina che abbiamo acquistato e affrancato? Nessun rimpianto: la posta elettronica è economica e rapida – anche se a volte indesiderata e foriera di virus informatici – e negli ultimi anni è stata affiancata da messaggi e social media che ci consentono di inviare quelle immagini che un tempo impiegavano giorni a raggiungere il destinatario. Ma se i vantaggi si sono percepiti nel virtuale, le conseguenze si sono fatte sentire anche nel mondo reale. Chiusi a giorni alterni gli uffici postali dei centri più piccoli, ridotte le consegne settimanali da parte dei postini, un modello economico da reinventare anche per colossi come Poste Italiane che hanno diversificato il loro “core business”. Una cosa è certa: la rivoluzione digitale non ha intaccato la passione dei collezionisti. Nel solo Piemonte, sono trenta le società filateliche attive. Ad Asti è attiva dal 1947 l’Associazione Filatelica Astigiana intitolata a Gigi e Mario Conte (vedi scheda a pagina 20), presieduta da Filippo Pianta. È proprio grazie a uno dei responsabili dell’associazione che Astigiani ha potuto ripercorrere oltre ottant’anni di emissioni di francobolli cercando i temi astigiani. Fausto Ferraris è stato docente di educazione fisica alla media Brofferio ed è ancora allenatore di pallavolo, ma posata la palla cura con passione e competenza una collezione da cui emergono piccole opere d’arte.
Alfieri ricordato per la prima volta nel 1932 tra i grandi della letteratura
Ecco il minuscolo ritratto di Vittorio Alfieri su sfondo verde, tra due fasci littori. L’anno è il 1932, il valore 25 centesimi – di lira – e il testo recita “Società nazionale Dante Alighieri”. Insieme ad altri undici illustri autori italiani, da Dante a Petrarca, il Trageda apparve su quel francobollo in una serie emessa in 60.000 esemplari per la corrispondenza nazionale e per quella delle colonie. Illustrata da Francesco Chiappelli, apprezzato incisore pistoiese, la serie contribuì a sostenere la lingua e la letteratura italiana nel mondo: il sovrapprezzo dei due valori più alti – l’Ariosto da 5 lire e il Dante da 10 – furono infatti destinati alla storica società fondata nel 1889 da Carducci. Oggi quei dodici francobolli in buone condizioni sono stimati per un valore che sfiora i 180 euro; il singolo Vittorio Alfieri, invece, vale poco più di tre euro, ma ha un valore storico molto superiore.
Più che l’attuale quotazione conta il loro valore storico
La quotazione è simile anche per il secondo francobollo che ritrae l’Alfieri: emesso nel 1949, il 20 lire oggi ha un valore stimato di circa 4,40 euro. Non un anno a caso, come noteranno i cultori alfieriani. In quell’anno fu celebrato il bicentenario della nascita del trageda. Tirato in 2,8 milioni di esemplari e stampato su filigrana di colore bruno, il francobollo riproduceva il ritratto del Fabre del 1797, che l’illustratore Pizzi aveva adornato di maschere teatrali e nastri con il nome del Trageda.
In occasione delle celebrazioni nell’aprile e maggio del 1949, furono inoltre realizzate due cartoline a tema alfieriano da utilizzare per l’annullo filatelico collegato al Bicentenario. Oggi sono due splendide testimonianze artistiche da custodire con attenzione nella pellicola protettiva. La prima è firmata dal torinese Felice Casorati, uno dei protagonisti della pittura italiana prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Frequenti le sue visite ad Asti, dove esponeva i suoi quadri alla galleria La Giostra, grazie ai buoni rapporti con l’allievo Eugenio Guglielminetti. La piccola cartolina verde su fondo nero riporta scene dalle principali opere di Alfieri, dal Saul all’Oreste. In basso, un celebre epigramma del Trageda: “Schiavi spregiare ed aborrir tiranni, tal fu ognor la mia sola alta scienza”. Un’altra cartolina era stata realizzata da Giovanni Rosa, disegnatore astigiano di cui sono rimaste splendide illustrazioni di monumenti cittadini. Altra ricorrenza, altra emissione filatelica.
Nel 2003 si celebravano i duecento anni dalla morte di Vittorio Alfieri, e a margine dei convegni e dei concorsi letterari anche le Poste vollero contribuire alla memoria del Trageda con un nuovo francobollo. Dalle lire si era ormai passati alla moneta unica e il valore questa volta era di 0,41 euro, per una tiratura di 3,5 milioni di esemplari. A viaggiare su buste e cartoline non era solo il ritratto – la riproduzione di un altro dipinto di François-Xavier Fabre – ma anche il disegno del cortile interno di Palazzo Alfieri, a opera della bozzettista Rita Fantini. Il palazzo appariva anche sulla tessera filatelica che accompagnò questa emissione, prima e a oggi unica volta in cui un francobollo mostrava un monumento astigiano. Ma quello di Alfieri non sarebbe stata l’ultimo volto astigiano. Nel 1952 è stato emesso un francobollo dedicato al cardinale Guglielmo Massaia. Il francobollo celebrava i cento anni della missione in Etiopia guidata dal frate cappuccino nato a Piovà, cui oggi è intitolato l’ospedale di Asti. Una vera e propria epopea, quella di Massaia, che oltre al Vangelo portò tra le popolazioni Galla anche i rudimenti di medicina appresi al Mauriziano di Torino. Del valore di 25 lire, il francobollo fu tirato in 3,4 milioni di esemplari e riproduce la celebre foto di Massaia appoggiato al suo bastone. Sullo sfondo, una carta dell’Africa su cui svetta una croce. Di notevole livello, l’illustrazione si deve a Corrado Mezzana, prolifico autore che realizzò molti tra i migliori francobolli italiani: sua la serie risorgimentale, l’Italia al lavoro, la repubblica romana e molte serie del Regno, di san Marino e del Vaticano. Morì proprio dopo aver terminato di disegnare questo francobollo, ma prima della sua emissione. In suo onore, sul francobollo venne riportato il nome dell’illustratore, una pratica non comune all’epoca.
Il cardinale Massaia su un francobollo del 1952
Un altro grande evangelizzatore è il terzo soggetto che Fausto Ferraris ci mostra, ripercorrendo la storia della filatelia a tema astigiano. Si tratta di San Giovanni Bosco, che compare ben due volte sui francobolli emessi dalle Poste Italiane. Il primo risale al 1988, anno in cui si ricordavano i cento anni dalla sua morte: il valore era di 500 lire, la vignetta – termine con cui si indica la parte illustrata del francobollo – mostra in primo piano un Don Bosco benedicente e, in secondo piano, il celebre incontro ai Becchi con un giovanissimo san Domenico Savio. In quell’anno, anche un’emissione speciale delle Poste Vaticane celebrava la ricorrenza. Il trittico da 500, 1000 e 2000 lire insisteva sul tema della formazione giovanile: in sequenza, i tre francobolli recavano l’immagine di alunni di diverse etnie assistiti da una Suora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Don Bosco con alcuni giovani in preghiera e un laico che insegna un mestiere a un gruppo di ragazzi.
San Giovanni Bosco ricordato dalle Poste di mezzo mondo
Il bicentenario del 2015 è stata un’altra occasione per Poste Italiane di ricordare Don Bosco attraverso un francobollo, questa volta da 80 centesimi di euro. Emesso anche dal Vaticano in formato quadrato, è un’elaborazione grafica della tradizionale effige del Santo con un gruppo di giovani in primo piano. La tiratura di quest’ultima emissione è un dato che dimostra con eloquenza il calo della posta cartacea: se il francobollo del 1988 era stato realizzato in 4 milioni di esemplari, per quello dello scorso anno ne sono stati stampati appena 800 mila. Oltre a Italia e Vaticano, Don Bosco ha ispirato le poste di numerosi paesi, che per entrambe le ricorrenze del 1988 e del 2015 hanno emesso francobolli con il volto del Santo astigiano. C’è San Marino, il che non sorprende, c’è ovviamente il Sud America, dove l’attività dei Salesiani iniziò nella seconda metà dell’Ottocento e oggi è ben radicata: Argentina, Cile, Uruguay, Perù. C’è la cattolica Polonia, ma anche un remoto paese come il Kenya ha voluto dedicare un’emissione filatelica a quell’uomo che predicava tra Castelnuovo e Torino. La sua parola è arrivata fino al cuore dell’Africa, qui le missioni salesiane hanno preso il via negli anni Ottanta, nel tempo si sono concentrate sull’aiuto ai ragazzi più poveri e abbandonati. Anche l’India ha ringraziato i missionari con un francobollo, emesso nel 2006: “I Salesiani di Don Bosco in India da 100 anni”, recita una scritta sotto il ritratto del Santo. I primi gruppi, partiti dopo la benedizione al Santuario di Maria Ausiliatrice, giunsero nel paese nel 1906. A oggi sono migliaia le persone in India che lavorano in circa 300 comunità ispirate all’esempio di Don Bosco.
Giovanni Pastrone dimenticato, ma c’è Cabiria. E Paolo Conte firma per San Marino
Anche Papa Francesco, di cui abbiamo ricostruito le radici astigiane sul numero 4 di Astigiani (giugno 2013), è stato naturalmente un soggetto filatelico, come capita per tutti i Pontefici. Per l’inizio del suo pontificato, nel 2013, una serie di quattro francobolli è stato emesso congiuntamente da Città del Vaticano e Argentina; nel 2014 le Poste Italiane hanno celebrato il Concistoro per la creazione di nuovi cardinali, con un’emissione da 70 centesimi. Un’altra serie è stata realizzata lo scorso dicembre per il Giubileo straordinario della misericordia. Dai volti astigiani alle loro opere, il nostro percorso filatelico unisce due artisti distanti nello stile e nel tempo. Nonostante sia ricordato come il pioniere del cinema in Italia, Giovanni Pastrone non è mai stato ritratto in un francobollo. Cabiria, il suo indimenticabile kolossal, ha invece viaggiato per posta grazie alla serie “Scene di film del cinema italiano” emessa nel 1996. Tirato in 3 milioni di esemplari, per il valore di 750 lire, riproduce il volto di Maciste – il protagonista interpretato dallo scaricatore di porto genovese Bartolomeo Pagano – mentre sullo sfondo si riconosce la colossale statua del dio Moloch che appare nella scena finale del film. Nel 2006, è Paolo Conte a mettere la firma su un francobollo. Non è delle Poste italiane ma è emesso da San Marino: la serie è “Celebrazioni d’autore”, cui il cantautore astigiano ha contribuito con un dipinto dedicato a Mozart. I legami astigiani che finora hanno percorso il mondo su buste e cartoline, fanno emergere una terra di poeti e santi. Ci manca il navigatore – un candidato ci sarebbe: Enrico Secondo Guglielminetti, le cui collezioni di memorabilia orientali sono custodite a Palazzo Mazzetti – ma ciò che per fortuna non manca è il prodotto per eccellenza del nostro territorio.
Cinque grappoli d’uva ricordano le vigne dell’Astigiano
Barbera d’Asti, Ruchè, Asti Docg e Barbera del Monferrato appaiono in quattro serie dallo stesso nome, “Made in Italy: vini Docg”, emesse dalle Poste Italiane a partire dal 2013. Per tutti i francobolli la composizione è simile: uno sfondo di colline coltivate a vite, e in primo piano i grappoli specifici del vitigno. La serie del 2013 non fu particolarmente fortunata: inizialmente prevista con una tiratura di un milione di esemplari, la serie non fu completata per via degli aumenti tariffari del 2014. Nel 2015 la serie dei vini Docg si limitò addirittura a una modesta tiratura di 400 mila esemplari. Va detto che questi francobolli sono ricercati nel mondo dai molti filatelici specializzati sui temi vino e gastronomia che sono tra i più seguiti. L’emissione del 2016 ha celebrato il 50° Vinitaly di Verona, un onore che alla Douja d’Or finora non è stato riservato.
La firma di Badoglio su un raro francobollo del Regno del Sud
E a proposito di francobolli mancati, c’è un monferrino al quale per poco non è stato dedicata un’emissione: Pietro Badoglio, nominato capo del governo dopo la caduta di Mussolini del 25 luglio 1943. L’armistizio annunciato dalla sua voce alla radio l’8 settembre vide il Re in fuga da Roma verso Brindisi, con corte e governo, sotto la protezione e l’occhio vigile degli Alleati. Nel Regno del Sud si tentò di riattivare i servizi essenziali, tra cui le Poste. Ma l’Istituto Poligrafico dello Stato si trovava a Roma, ancora occupata dai nazifascisti. I francobolli iniziarono a scarseggiare, ponendo seri limiti alla circolazione della corrispondenza. Il 1° ottobre venne liberata anche Napoli, dove era attiva la storica stamperia Richter. Dalle sue rotative uscivano cartoline, libri, ma anche banconote per conto della Zecca di Stato e certificati azionari. Le credenziali giuste per affidare alla Richter un’emissione filatelica, in particolare i valori da 50 centesimi, all’epoca i più utilizzati. Il primo bozzetto, stampato in quattro colori, portava la firma del capo del governo Pietro Badoglio. Ma l’idea non piacque: c’è chi sostiene che fu Vittorio Emanuele III in persona (grande appassionato di numismatica e in parte anche di francobolli) a bocciare quell’emissione, forse perché ritenuto una celebrazione eccessiva dell’ex Maresciallo d’Italia che non era riuscito a farsi immortalare su un francobollo neppure in epoca fascista nel 1936 dopo l’entrata in Addis Abeba, quando Mussolini annuciò la conquista dell’Impero. A fine 1943 prima dello stop regale, la Richter ne stampò un numero non precisato. Il contestato autografo badogliano venne sostituito da una più sobria Lupa Capitolina. Oggi per i filatelici, quel francobollo con la firma di Badoglio è un’autentica rarità: il suo valore può sfiorare i 1800 euro.
Anche le Repubbliche partigiane hanno emesso valori postali
Ma mentre il Re e Badoglio si occupavano di francobolli nel Sud Italia, anche al Nord la Resistenza sperimentava necessità simili. Fondati a sud del Tanaro nell’estate del 1944, i Comitati di Liberazione Nazionale iniziarono a far circolare emissioni per contrastare quelle ufficiali della Repubblica di Salò. Va detto che furono ben pochi i francobolli dei vari CLN che effettivamente viaggiarono per posta, e gli storici della filatelia spesso considerano solo curiosità i pochi esemplari sopravvissuti. Uno dei pochi casi di utilizzo è documentato in Valle Bormida: la stampa era avvenuta in clandestinità e fu complicata dai rastrellamenti dell’inverno 1944-1945. Realizzati per celebrare i partigiani caduti in battaglia, i francobolli recavano le figure mitologiche di Teseo e Perseo, uccisori di mostri, con evidente riferimento alla lotta contro i nazifascisti.
Il futuro? Francobolli personalizzati
Può sorprendere che in tanti anni non sia mai stato dedicato un francobollo alla manifestazione astigiana più ricca di storia. Eppure il Palio non si è ancora meritato l’onore di un’affrancatura; la corsa è stata ricordata dalla filatelia solo in occasione di annulli e attraverso la stampa di buste che riproducono le famiglie di Asti antica. È appena il caso di aggiungere che, invece, i cavalli nella piazza del Campo di Siena sono stati riprodotti su un francobollo, precisamente nel 1981. Valore, 300 lire. E nonostante l’Astigiano sia un territorio disseminato di castelli, nemmeno un maniero è entrato nella serie “Castelli d’Italia” del 1980. Forse per rivedere un po’ di casa nostra sulla corrispondenza, dovremo attendere ancora. Sperando che nel frattempo la tradizionale posta cartacea privata non soccomba definitivamente a favore di quella elettronica. E nel frattempo ci sono paesi come la Nuova Zelanda dove le Poste hanno già attivato i francobolli “on demand”, cioè stampati in piccole tirature con immagini fornite da un committente. Un tempo sotto i francobolli gli innamorati si scambiavano parole segrete, ora tutto è pubblico. Basta pagare.
Le Schede