Un uomo dal multiforme ingegno e dai vasti interessi culturali. Si potrebbe definire così Simone Maiolo, intellettuale a tutto tondo vissuto nel pieno del Cinquecento.
Era nato ad Asti nel 1520 da una famiglia di medici. Fu un erudito con studi in legge e filosofia, oltre che in teologia.
Ma era interessato anche alla storia, alla poesia e soprattutto alle scienze. Fu un ecclesiastico che visse in pieno il periodo della Controriforma dopo il Concilio di Trento e venne nominato il 16 giugno 1572 vescovo di Vulturara Appula, diocesi suffraganea dell’arcidiocesi di Benevento, oggi paesino di poche centinaia di anime in provincia di Foggia ai confini con la Campania, ma per secoli sede vescovile, ripopolata agli inizi del Cinquecento da una colonia di provenzali, probabilmente originari delle valli valdesi del Piemonte, che ebbero uno speciale statuto.
«Egli ebbe assai cara la sua Asti, ma per la sua carica di cui venne onorato dal Pontefice Sisto V come vescovo di Vulturara, si trovò a dover rimanere, con suo grande rammarico, lontano da essa per quasi tutta la sua esistenza», cita Venanzio Malfatto in Asti nella storia delle sue vie.
Più che tra i monti del Sud Italia, Maiolo visse a Roma e frequentò la curia vaticana, prima come canonico e poi anche da vescovo. Maiolo tra gli studiosi è definito il “Plinio astigiano”, dopo che l’autore diede alle stampe il suo capolavoro, i Dies Caniculares (Giorni Canicolari, della canicola estiva agostana).
L’opera venne presumibilmente composta tra il 1547 e il 1550, ma fu stampata a Roma solo mezzo secolo dopo nel 1597, negli ultimi anni di vita del vescovo. Dalla natura enciclopedica, fu tradotta in molte lingue e venne stampata fino al 1642.
I Dies Caniculares constano di 23 dialoghi immaginari tra un teologo, un filosofo e un cavaliere. I temi sono vari e toccano argomenti diversi di carattere scientifico e filosofico: comete, meteore, anima, diavolo, sogni, sesso, castità, ermafroditismo, insetti, fiumi, laghi, sorgenti, calamite, fuoco e vulcani per citarne alcuni. Scritti interamente in latino, i dialoghi sono racchiusi in sette tomi e sono un raro esempio di metodo enciclopedico che anticipa di due secoli la più famosa Enciclopedia francese di
Diderot e d’Alembert, il dizionario ragionato delle scienze delle arti e dei mestieri dato alle stampe tra il 1751 e il 1780.
Nell’opera di Maiolo non manca una citazione astigiana. Nel quarto dialogo, scrivendo del corpo umano e delle sue possibilità, l’autore descrive il talento di un giovane atleta, esibitosi nei primi del Cinquecento ad Asti al cospetto di Ferdinando Francesco d’Avalos, Marchese di Pescara.
La diffusione dell’opera fu notevole considerando i tempi. Tre le più importanti edizioni dei Dies: Roma (1597), Magonza (1615) e Francoforte (1642). Sono conservati volumi dell’opera in una settantina di biblioteche storiche in Italia e all’estero.
Il vulcanologo inglese Charles Lyell lo cita nelle sue ricerche e in Francia la traduzione di Ferdinand de Rosset del 1610 dei “Jours caniculaires” è ricercata dai bibliofili e definita «una raccolta di ventitre eccellenti discorsi sulle cose naturali e sovrannaturali,
imbelliti da esempi e storie sacre e profane…». In Francia l’autore diventa Simone Majole d’Ast.
Maiolo fu uomo di Chiesa ma nello stesso tempo un uomo di scienza, in un clima non facile per gli studiosi considerando lo svilupparsi della Controriforma, voluta da Roma per contrastare le dottrine di Martin Lutero, dalle quali era nato il protestantesimo.
Come canonico assiste, infatti, al Concilio di Trento (1545-1563) e respira appieno quell’atmosfera religiosa e culturale che portò pochi decenni dopo a contrastare e costringere all’abiura lo scienziato astronomo Galileo Galilei, colpevole di aver aderito alle teorie eliocentriche copernicane.
Maiolo fu autore prolifico e allineato al potere vaticano. Viene ricordato anche per un testo sulla Vita dei Sommi Pontefici, composto per volere di Sisto V. Scrisse anche trattati Sulle irregolarità e altri impedimenti canonici (Roma, 1576), Storia di tutto il mondo per la difesa delle sacre immagini (Roma, 1585) e curò la sesta edizione del Commentario di Guglielmo Durante, in riferimento agli atti del Concilio di Lione del 1274.
Una produzione notevole, che avrebbe potuto essere arricchita da altra documentazione se un bombardamento del 1943 non avesse completamente distrutto il prezioso archivio della storica diocesi di Vulturara che fu soppressa nel 1818.
La Biblioteca storica del Seminario Vescovile di Asti conserva molti volumi dell’opera di Maiolo, escluso il tomo intitolato Sui fatti astigiani, opera che, secondo il De Rolandis, ispirò la successiva edizione di Filippo Malabaila.
Questi volumi appartenevano a un chierico del Settecento della nobile famiglia dei Roero, che soleva firmarsi “Magister Carli Rotari Astensis” sul frontespizio, annotando anche la data di acquisto.
Simone Maiolo sarebbe morto a Vulturara poco dopo essersi dimesso da vescovo, dopo il 1597. Venanzio Malfatto, invece cita un’altra fonte: «Allorché si sentì vicino al termine dei suoi giorni, Maiolo volle trasferirsi in Asti, nella sua casa paterna presso S. Maria Nuova, intorno al 1585. Qui sarebbe morto nel 1590».
Si tornò a parlare di Simone Maiolo ad Asti il 3 novembre 1920 quando Il Cittadino gli dedicò una pagina “Per il quinto centenario della nascita di Simone Maiolo”, con un intervento del professor Maggiorino Maranzana.
«Oltre allo stile sempre elevato ed elegante, che fa dell’autore uno scrittore dei più stimati, i dialoghi rivelano l’erudizione scientifica vastissima e considerazioni filosofiche. Egli sembra precorrere i tempi che vive e le scienze che tratta, pare prevedere i progressi, come in una profezia e con una sicurezza di ragionamento meravigliosa»,
scrisse il professore.
Asti ha ricordato la figura di Maiolo nel 1931, dedicandogli una via, o meglio un vicolo, in prossimità del Battistero di San Pietro. La targa lo cita come Simeone Majolo, senza altre indicazioni.
Bibliografia
Asti nella storia delle sue vie, V. Malfatto e P. Rogna, Savigliano 1979, II vol.
Notizie sugli scrittori astigiani, G. M. De Rolandis, Asti, 1839.
Scrittori piemontesi savoiardi nizzardi registrati nei cataloghi del vescovo Francesco Agostino della Chiesa e del monaco Andrea Rossotto, O. Derossi, Torino, 1790.
I Dies Caniculares di Simone Maiolo, un dimenticato testo cinquecentesco nel panorama storico dell’entomologia in Italia, N. Aldini, nel XX Congresso Nazionale Italiano di Entomologia (Genova, 13-16 giugno 2011).