sabato 27 Luglio, 2024
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Don Bosco è l’autore di un libretto scomparso sulla vite e il vino

Si rilancia la proposta per farlo nominare santo protettore dei viticoltori

Nel mondo ci sono 10 milioni di viticoltori e addetti alle cantine e centinaia di milioni di consumatori di vino. Non c’è però un santo patrono per questo settore. Nel dopoguerra fu il prof. Garoglio, che insegnava enologia all’Università di Buenos Aires, a proporre San Giovanni Bosco come patrono degli enologi. 

Il salesiano padre Oreglia, docente di enologia, citò un libretto dal titolo Enologo Italiano che era stato scritto dallo stesso don Bosco. Me ne parlò padre Oreglia, sempre a Buenos Aires, chiedendomi di cercare quel volumetto in Italia così come fece il prof. Garoglio che, al rientro in patria, fu chiamato da Padre Gemelli a Piacenza a insegnare enologia all’Università Cattolica.

Garoglio citò quel libretto anche nella rivista Enotria e nella sua Enciclopedia vitivinicola mondiale (1973). Le ricerche di quel documento sono però finora risultate vane. È rimasta una traccia di memoria. Forse è stato “dimenticato” in qualche biblioteca. Secondo le ricerche bibliografiche di Carmelo Palumbo fu scritto tra il 1844 e il 1846, stampato e distribuito forse in 25 mila copie. 

Le Moyne, biografo del santo, scrive che si trattava di un volumetto di 150 pagine, nel quale «dopo avere accennato alla coltura delle viti, alle condizioni di una buona cantina, alla preparazione dei tini, delle botti e degli altri vasi vinari, egli insegnava diverse maniere di produrre il vino, il tempo di travasarlo, il modo di conservarlo sano, d’impedire che inacetisca o prenda gusti cattivi…» (da Memorie biografiche).

In attesa di ritrovare questo famoso libretto, l’idea di un patrono per il mondo vitivinicolo venne ripresa nel 1988, nel centenario della morte di San Giovanni Bosco, nato nel 1815 alla cascina dei Becchi di Castelnuovo. Nel paese natale si tenne anche un convegno con adesioni importanti. Ma l’idea non ebbe seguito concreto. Il prossimo anno ricorre il bicentenario della nascita del santo e mi pare opportuno rilanciare la proposta, considerando che è prevista per le celebrazioni anche la visita di papa Francesco, la cui famiglia è originaria delle terre astigiane. 

Don Bosco è sempre rimasto legato alle sue origini e al mondo contadino

A 12 anni fu mandato a lavorare nelle vigne

Il papa è molto legato alle sue radici piemontesi e non fa mistero di conoscere e amare il mondo del vino. Il giovane Giovanni Bosco da ragazzo lavorò nelle vigne: a 12 anni mamma Margherita, come si usava a quei tempi, lo mandò a fare il garzone agricolo a Moncucco.

Quando entrò in seminario portò in “dote” un piccolo vigneto. Nella vita del santo la terra, i lavori agricoli e in particolare quello della vigna sono molto presenti e citati. Si occupò tra i primi di formazione ed educazione dei giovani delle classi meno abbienti. Le scuole salesiane nel mondo hanno diffuso la coltura della vite.

Va citata l’attività dell’istituto di Canelli che aveva vigne e cantine e acquisì fama enologica fino al 1974, quando venne purtroppo chiuso, forse per mancanza di vocazioni. Don Bosco si occupò anche della fillossera, la malattia che attaccò per decenni le viti. La sua estrazione contadina si rivelò in particolare nella preparazione professionale dei ragazzi, che portava personalmente a vendemmiare e seguiva nei lavori di cantina.

Don Bosco se ne intendeva ed era uno scrittore prolifico. Oltre al già citato e finora introvabile volumetto Enologo italiano, nel 1846 prese posizione contro il raddoppio del dazio sul vino considerato un alimento, soprattutto in campagna. Nelle ricerche bibliografiche sono emersi altri interventi in tema a firma di don Bosco: Sugli abusi del bere (1854), Ricetta per bevanda suppletiva al vino bianco (1854), Alterazioni casuali del vino (1857), Alterazioni artificiali del vino (1857), Contra i vissi dl’ubriachezza (1862).

C’è anche una poesia per gli Amatori del vino (1872). Esistono citazioni anche tra I Sogni di Don Bosco che papa Pio IX riteneva “segni” profetici. Fra quelli di carattere viticolo si segnalano: La vite misteriosa, Il falcetto del potatore, La fillossera

È fuor di dubbio che non sarà facile trovare un santo più vitivinicolo di San Giovanni Bosco, che oggi meriterebbe una laurea honoris causa in viticoltura ed enologia, ricordando ciò che ha riportato il suo biografo: «Io non scrivo per i dotti, ma per il popolo». L’Expo 2015, sui temi dell’alimentazione, giunge nel bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco ed è una occasione in più per ripresentare la candidatura ufficiale a papa Francesco di San Giovanni Bosco come “Patrono mondiale dei viticoltori”. Si potrà festeggiare con un brindisi di Malvasia di Castelnuovo, il vino doc che nasce nelle terre dei santi. 

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