giovedì 24 Ottobre, 2024
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Con il caldo tornano l’acqua e menta e il tamarindo

Ci si dissetava con sciroppi e bibite fatte in casa

Arriva l’estate e nella vasta gamma di bevande dissetanti ci sono le intramontabili che stanno vivendo una stagione di riscoperta. Sui mercatini del modernariato e in Internet sono proposti a prezzi a volte sorprendenti svariate bottigliette di sciroppi e bibite che devono però avere le loro etichette originali, sottocoppe, cabaret in metallo che coloravano bar e locali negli anni Cinquanta e Sessanta. C’è anche un collezionismo di tappi a corona delle varie marche. Le più rare sono quelle a diffusione locale. Ad Asti molti ricorderanno l’Edea, marchio di acque minerali e bibite gassate. C’erano anche le bibite fatte in casa come l’«acqua e limone» che, con l’aggiunta di un cucchiaino di zucchero, ha saputo conquistare il palato di grandi e piccini. Il succo di limone, così come quello di altri agrumi come arance e cedri, esercita un forte potere dissetante e rappresenta l’ingrediente di partenza di una svariata serie di bibite; l’«acqua e limone» oltre a essere dissetante, se preparata con acqua gassata, risulta essere un ottimo rimedio per recuperare la giusta forma dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino di troppo. Molto in voga anche la versione con le foglie di salvia messe a macerare.

L’inglese Joseph Priestley nel 1767 ideò un metodo per arricchire di anidride carbonica l’acqua, ottenendo l’acqua gassata. Con la scoperta della soda water, che si affermò come base dei soft drinks, si diede il via a una vera e propria epopea delle bibite gassate che ancora oggi caratterizzano gran parte del beverage.

Non dimentichiamo poi la lunga stagione dell’acqua Vichy in bustine che caratterizzò per decenni i consumi e il modo di bere l’acqua nel Dopoguerra. Ma il gas non è tutto e, infatti, le nostre nonne ci hanno preparato negli anni una variopinta serie di sciroppi di tutti i colori e di tutti i gusti, alcuni artigianali e insoliti come lo sciroppo di rose. Un classico della piemontesità è l’acqua e menta, meglio se originale di Pancalieri, piccolo comune vicino a Torino dove, oltre alla menta, si coltiva il 50% delle erbe officinali prodotte in Italia.

La varietà piperita viene coltivata fin dal 1862, quando a introdurla fu il farmacista Chiaffredo Gamba. L’acqua e menta, nella sua semplicità, trova nella sua preparazione alcune varianti: con l’acqua naturale, con quella gassata, la versione con il latte al posto dell’acqua o nel ghiaccio tritato a granita in estate. Va ricordato che il vero sciroppo di menta è incolore e che il verde intenso di certe confezioni è solo frutto di coloranti.

Tra gli sciroppi più gettonati della dispensa nelle nostre campagne degli Anni Sessanta non mancavano mai l’orzata, il latte di mandorle e il tamarindo che, nella versione più raffinata, era venduto anche in farmacia prodotto dalla Carlo Erba. Il chinotto, il ginger e la mitica spuma rossa erano tra le più classiche bibite gassate dolci, insieme alla gazzosa, antesignana delle moderne acque toniche.

Anche con il caffè allungato con l’acqua e zuccherato, poi messo al fresco, si usava preparare una bevanda briosa, prima che nei bar prendesse piede il caffè freddo con amaretto. Ma non dimentichiamo che la nostra è una terra di vini e nelle campagne con il caldo si beveva il “vinet” o “acquetta” o “pusca”, un vinello di bassa gradazione frutto dell’ultima spremitura che, lasciato al fresco nel pozzo o nel secchio, a pasto o nel pomeriggio si sorseggiava lasciando in bocca un piacevole retrogusto d’uva fresca e fragrante.

L'AUTORE DELL'ARTICOLO

Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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