giovedì 21 Novembre, 2024

Passato Remoto

L’abbazia fantasma

Ai piedi della collina di Azzano d’Asti non resta nulla a testimoniare l’esistenza del monastero di San Bartolomeo. Su quelli che oggi sono campi...

Asti e Venezia si disputano San Secondo

Il santo protettore di Asti è conteso dai veneziani che sostengono di averne la reliquia. è una storia lunga mille anni. Sulla laguna c’é un’isola dedicata al santo martire legionario romano e il suo corpo sarebbe custodito nell’urna di una importante chiesa veneziana affrescata dal Tiepolo e dal Tintoretto. La leggenda narra di rapimenti notturni e sotterfugi, miracoli e processioni. Gli astigiani rispondono dimostrando, anche con l’uso della datazione scientifica del carbonio 14, che la reliquia custodita nella cripta della Collegiata è compatibile con l’età romana. I veneziani si sarebbero presi il corpo mummificato di un vescovo di qualche secolo dopo. E anche sulla facciata della chiesa di Asti c’é un mistero svelato o meglio una controfigura: dal 1988 nella nicchia è stata sistemata una copia della statua di San Secondo. L’originale fu tolto nel 1870 e da allora è in una tenuta a Quarto, a pochi chilometri dalla città.

Nizza e Canelli da 400 anni assediate e divise

Questa è la vicenda storicamente documentata di un doppio assedio subito nel 1613 da due città. Quattrocento anni fa, nella tarda primavera, la valle Belbo fu teatro di battaglie che videro contrapposti eserciti stranieri e milizie al comando di capitani di ventura e nobili cavalieri. Non mancarono, come in tutte le guerre, atti di eroismo e di viltà, saccheggi e violenze, astuzie strategiche e depistaggi. Ci furono i due assedi, di segno opposto, ai danni di città distanti solo una decina di chilometri: Nizza e Canelli che hanno tratto anche da questi fatti storici spunti per rinfocolare il loro mai sopito campanilismo. Ecco che cosa accadde tra mantova, torino, asti e la spagna.

La vita sulle nostre colline

Del paesaggio astigiano dei tempi più remoti sappiamo ben poco per la scarsa presenza di rinvenimenti archeologici; soltanto nel territorio dell’attuale Castello d’Annone infatti sono state ritrovate significative attestazioni di insediamenti umani che, a partire dal Neolitico medio, perdurano in maniera ininterrotta fino al medioevo.

Quei tesori nascosti nelle acque del Tanaro

I geologi lo sanno: il corso di un fiume non è mai uguale a se stesso, si modifica, sposta il proprio alveo, si trasforma. Un lavorìo durante il quale il fiume non trascina con sé soltanto rocce, sabbia e terra, ma anche tutto ciò che l’uomo ha lasciato alla portata delle sue acque. E quanto più la civiltà si affaccia sulle sponde, tanto più è cospicuo il “bottino” delle correnti. A volte il caso o la curiosità o la tenacia scientifica degli uomini fanno sì che il fiume restituisca ciò che ha preso e custodito.