Nelle lettere all’amica Laura si firmava “Lauramammabbestia” con numero variante di b, secondo le occasioni. Negli ultimi tempi, dopo la morte della mamma, scriveva “Ho solo voglia di stare con Giulio e i bambini” e si firmava “Laura figliabbestia più che mai”. E tanto spesso, per gioco, stilava firme lunghe una vita: “Lauramammabbestiache hascopertounanuovaaspirina perlanimailviakal.tuttobrilla”; “Laurafigliabbestiaconuna nuovaaspirinaper l’animatristestirarestirareestirare finlemutandeelecalzedei mieiuomini”. Laura piccola e grande, fragile e superba nella grazia della sua bellezza, Laura corpo e anima, Laura passione senza mezzi termini. Il suo romanzo più bello, Angeli e basilico, pubblicato nel 2006 da Marsilio, ha l’epigrafe della Yourcenar : Ogni felicità è un capolavoro”. La protagonista del romanzo, Maria, regina dei vicoli di Genova, è anche Laura. Lasciamo la parola a lei, che parla di sé, di sé e del suo angelo che le sta vicino fino alla fine: “Tutti ce l’hanno, il difficile è accorgersene. L’angelo è come un cigno senza peso, sprimacciato in una nuvola di piume bianche. … Si crede, all’angelo, perché ci vuole qualcuno che protegga dalle esagerazioni del cuore.”
Maria-Laura il giorno del cinquantesimo compleanno ha preparato una grande festa, gaglioffa e generosa, scintillante e triste, per tutta la gente del vicolo. Il mare, gaglioffo anche lui, eterna e ipnotizzante passione di Laura , la attrae nella felicità e nella malinconia “Si avvicinava intanto l’ora della festa per i suoi cinquant’anni. Maria si preparava regalandosi la malinconia che mai aveva avuto tempo di assaporare e questa le venne concessa, come un dono inatteso, nell’attimo stolto di una sottile distrazione. Successe poco prima di sera. Era salita sotto i tetti per ritirare i panni e le seduzioni sgargianti del suo bucato, operazione che decine di volte l’aveva vista spigolare dai fili, nei gesti rapidi della vendemmiatrice di pergolati, i vessilli e le bandiere esibite della sua professione. Fra le labbra infilava ogni tanto una molletta di legno: pareva, allora, un nostromo che fischiasse ordini. Fu forse per un colpo di vento improvviso che Maria si concesse il lusso di guardare il mare, e da lassù, con le braccia appoggiate al parapetto di pietra e di sole come sul ponte di una nave, cadde nella trappola dell’immaginazione. Potè succedere, perché il suo angelo aveva per una volta tralasciato di seguirla. Beniamino si perse la gioia di condividere con la sua donna il momento straordinario in cui l’aria è così trasparente e leggera, così tersa e smagliante, che si vedono gli angeli. Non dura, perché basta una buriana da ponente, o l’ardire improvviso della tramontana per disgregarne la perfezione, ed è già girata in autunno l’estate con la sua presunzione perfetta d’infinito.” Maria-Laura esce di scena, non senza aver cambiato il mondo intorno a sé, l’esistenza delle persone che respiravano sotto il suo sguardo.