Autobiografia, intervista, dialogo. In tanti modi potrebbe essere rubricato questo libro, ma forse la cifra più adatta – individuata da Carlo Petrini nella sua appassionata prefazione – è quella della testimonianza. L’immagine del tuffo (riprodotta anche in copertina) è significativa: rappresenta l’esperienza di un doloroso incidente, ma anche l’abbandono alla vita e alle sue possibilità. Il tuffo è un abbraccio, in fondo, ed è l’abbraccio più rischioso e consapevole che si possa dare. Perché è pericoloso, perché ha un esito incerto. Ammiriamo chi lo fa, noi “della razza di chi rimane a terra” – come ebbe a dire Eugenio Montale – e ci poniamo in una posizione di ascolto e di interesse.
Edoardo Angelino, astigiano, per trent’anni professore di Storia e Filosofia ed apprezzato scrittore, stimola maieuticamente Paolo Berta a raccontare la propria storia, a rivelarsi, testimoniando come da una (potenziale) tragedia possa nascere una meravigliosa storia di consapevolezza e di impegno civile. Consigliere comunale al Comune di Alessandria e fondatore (con Oreste Corsi) dell’Associazione IDEA Onlus, Paolo Berta introduce il lettore ad una analisi concreta e quotidiana delle problematiche delle persone con disabilità, e lo fa a partire dalla propria storia, costruendo un’epica individuale in cui i valori dell’amicizia, della famiglia e della solidarietà non sono soltanto presenze astratte e retoriche ma diventano indicazioni di metodo, quotidiana ispirazione per l’esercizio di una cittadinanza attiva.