C’è una piccola molla in molti tipi di penne biro e una in certi modelli di timbri o in alcuni gioielli. Ce ne sono di più grandi nei materassi, nelle bilance, in diversi strumenti musicali. Evidenti o occulte, le molle sono disseminate in un’infinità di oggetti di uso comune come in
applicazioni particolari e straordinarie.
I prodotti del Nuovo Mollificio Astigiano, per esempio, sono entrati al Moma a New York, all’interno di un divano opera di un designer italiano nel 2005, e nei Musei Vaticani, sotto forma di attrezzature per tenere in tensione le tele da restaurare; nel Museo d’Orsay a Parigi, con l’audace scultura erotica di un maestro orafo di Valenza; nei sismografi collocati in Antartide dall’Istituto Nazionale di Geofisica; nel meccanismo della visiera del casco di Valentino Rossi.
Sono state impiegate per il recupero del relitto della Concordia e sono andate persino nello spazio, su Marte, con la sonda Rover.
E pensare che questa bella realtà, fresca neoquarantenne, ha preso il via per una comunissima allergia: il fondatore, Carlo Giovine, classe 1938, fornaio e pasticciere con laboratorio a Canelli in piazza Amedeo d’Aosta, scoprì una intolleranza alla farina e, a trent’anni e rotti, con moglie e due figli, dovette ripensare completamente la sua professione.

Carlo acquisì la Nicrom (attuale Gig, ancora in attività guidata dal figlio maggiore di Carlo, Fabrizio), un’azienda fondata negli Anni Cinquanta che si occupava di trattamenti galvanici
a Cortiglione. Prese il patentino da galvanico e iniziò a praticare trattamenti per conto terzi nel pieno boom della realtà industriale nazionale e astigiana in particolare.
In quegli anni si sviluppava anche il polo enomeccanico canellese e in molte aziende del territorio in cui Carlo Giovine si recava per i fare i suoi trattamenti, si parlava della necessità di trovare referenti locali per la componentistica di precisione. Fu un’idea di un caro amico della famiglia Giovine, Remo Accornero, proprietario di un ben avviato mollificio
del Torinese che ancora oggi porta il suo nome, quella di sviluppare anche nell’Astigiano questa attività.
Nei progetti, Giovine avrebbe messo i fondi e Accornero il sapere tecnico, ma Accornero scomparve molto presto e Carlo Giovine dovette cercare un altro “mollista”: la scelta cadde sul torinese Mario Gonella che accettò e si trasferì a Cortiglione.
Nel 1979 fu fondato il Mollificio Astigiano Snc: Carlo Giovine era il socio investitore, Mario Gonella il socio lavoratore; della società originale faceva parte anche Rina Scarabosio, a mamma di Giovine.
L’impresa aveva un laboratorio di 300 metri quadri e impiegava tre persone. Vi si realizzavano molle a compressione, a trazione e a torsione, riservate esclusivamente al settore dell’auto: tra le primissime commesse vi furono quelle della vicina Cavis, a Felizzano, e della Way Assauto di Asti.
Nel 1994 il Mollificio Astigiano acquistò le prime macchine elettroniche per la realizzazione
di anelli di tenuta (le cosiddette “spiraline”): il numero di persone impiegate era salito intanto a otto; nell’anno successivo, il 1995, fu acquistato il Mollificio Senni di Ciriè, specializzato in molle per anelli di tenuta e nel 1997 l’azienda lasciò il sito di Cortiglione per trasferirsi poche centinaia di metri più in là, dall’altro lato della strada, nel comune di Belveglio, in un capannone di 1250 metri quadri in cui lavoravano 14 persone.
Nel 1999 il Mollificio Astigiano arriva alla certificazione di qualità grazie all’ingresso in azienda di Marco Prainito, neolaureato in ingegneria meccanica. L’attuale general manager
e contitolare, all’epoca venticinquenne, l’anno successivo sposò Pia Giovine, la figlia di Carlo.

Dopo l’accordo americano nel 2005 l’impresa è tornata in mani italiane
Nel dicembre del 2002 la famiglia Giovine – papà Carlo, mamma Giovanna Balbo, Pia e Marco – volò dall’altra parte dell’oceano Atlantico per siglare a Chicago un accordo di partnership con l’industriale di origine polacca Don Musielak, fondatore della Mastercoil Spring nell’Illinois.
Con questo accordo il Mollificio Astigiano cedeva agli americani il 70% dell’azienda. Durò dal marzo 2003 fino al maggio 2005, quando i Giovine tornarono a consolidare l’intera proprietà, riprendendo il controllo dell’azienda. A quel punto le commesse spaziavano ormai dal campo degli elettrodomestici a quello agricolo, dal settore enotecnico a quello alimentare.
Nel 2013 fu acquisito il Mollificio Iommazzo di Senago, nel Milanese, specializzato nella realizzazione delle molle a nastro di ogni genere, e venne aumentata la superficie operativa della produzione di ulteriori 600 metri quadri in un capannone a Montegrosso. Quattro anni dopo, nel 2017, fu realizzato un nuovo capannone a Belveglio.
Oggi la superficie complessiva dell’azienda a Belveglio è di 3200 metri quadri. Altri 300 metri quadri sono riservati agli uffici amministrativi. Il parco macchine è composto da 31
postazioni di cui 21 Cnc (Controllo Numerico Computerizzato), che consentono tempi di lavoro molto ridotti e la precisa ripetibilità della lavorazione, per una qualità superiore e uniforme.

In azienda ci si occupa anche del benessere e della felicità dei dipendenti
Dal 2009 i titolari del Mollificio Astigiano sono Pia Giovine e Marco Prainito. A Belveglio si producono una decina di tipologie di articoli in acciaio, acciaio inox e altri materiali: molle a compressione, molle per stampi, molle a trazione, molle a torsione, molle per anelli di tenuta, molle con filo piegato molle a nastro e balestre, anelli e collane per gioielleria, robotica, industria del bianco, settore tessile, packaging, distanziali per l’agricoltura, accessoristica per vigneti e frutteti.
Le molle nascono da fili e nastri con diametri e spessori da 0,2 a 12 millimetri (con la lavorazione manuale si arriva a 30 millimetri). Il database dell’azienda conta moltissimi clienti, circa 5000 negli ultimi 20 anni, dai privati alle aziende (marchi come Tiffany, Bulgari, Ferrari, Magneti Marelli), dai semplici hobbysti alle multinazionali, con esclusione consapevole e voluta dell’industria bellica.
Il profilo etico e umano è infatti molto importante: se Marco non ha mai smesso di mettere “le mani in pasta” a fianco dei suoi operai, lavorando quotidianamente su avvolgitrici e spring former e registrando ben 4 brevetti nel settore agricolo, Pia ha scelto per sé il titolo di “responsabile del benessere e della felicità”.
Questo si legge sul suo biglietto da visita e questo è ciò che realmente Pia fa in azienda. Programma viaggi di studio e di piacere per il suo team, organizza serate al cinema con le famiglie dei dipendenti, prepara merende, torte e biscotti, sistema le piante sui macchinari negli stabilimenti produttivi, si prende cura dei suoi collaboratori offrendo loro formazione continua, corsi di yoga e stimoli culturali di ogni tipo. In una chat di gruppo su WhatsApp
offre loro persino una parola al giorno su cui riflettere.

Ci ispiriamo alle scelte di Adriano Olivetti
Grandi ispiratori nel modello imprenditoriale scelto e praticato da Pia Giovine e Marco Prainito sono due nomi cardine del mondo industriale italiano come Michele Ferrero e Adriano Olivetti. A Olivetti in particolare sarà dedicata in autunno una mostra dal titolo “Il coraggio di un sogno italiano” – Il mondo Olivetti riassunto attraverso pannelli, video e macchine per scrivere con un calendario di conferenze e spettacoli che vedranno protagonisti tra gli altri Enrico Bandiera, direttore dell’associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, e Matteo Olivetti, architetto nipote di Adriano.
Quello di Pia e Marco – convinti assertori del Made in Italy e di una forte identità civile e
culturale per la loro impresa – rappresenta oggi un esempio di investimento non semplicemente dal punto di vista industriale, ma anche da quello umano e sul territorio. Significative le pratiche di attenzione all’ambiente già messe in atto: 50mila kwh per anno
prodotti con energia solare, 70mila di acqua piovana raccolta in vasche di contenimento sotterrate per l’irrigazione, ionizzatore d’acqua a disposizione di tutti, borracce in metallo al posto delle bottiglie di plastica, auto aziendale elettrica al 100%, contenitori per la raccolta differenziata di carta e plastica.
Persino il bicchiere del caffè al distributore automatico è realizzato in polpa di cellulosa compostabile da smaltire nell’umido.
Non è un caso: per il domani il Mollificio punta all’innovazione e alla sostenibilità, magari in settori dove realmente si potrà fare la differenza: le start up, la green economy. Le idee non mancano e rimbalzano come molle.






































