Nizza e Canelli da 400 anni assediate e divise

Questa è la vicenda storicamente documentata di un doppio assedio subito nel 1613 da due città. Quattrocento anni fa, nella tarda primavera, la valle Belbo fu teatro di battaglie che videro contrapposti eserciti stranieri e milizie al comando di capitani di ventura e nobili cavalieri. Non mancarono, come in tutte le guerre, atti di eroismo e di viltà, saccheggi e violenze, astuzie strategiche e depistaggi. Ci furono i due assedi, di segno opposto, ai danni di città distanti solo una decina di chilometri: Nizza e Canelli che hanno tratto anche da questi fatti storici spunti per rinfocolare il loro mai sopito campanilismo. Ecco che cosa accadde tra mantova, torino, asti e la spagna.

La Repubblica è fondata sul lavoro

L’operazione “Cassetti aperti” lanciata da Astigiani ha dato i suoi primi straordinari frutti. La pagine che seguono in questo “Album di famiglia” racchiudono anche immagini assolutamente inedite. Tutte le fotografie hanno il comun denominatore di rappresentare il mondo del lavoro nel periodo del dopoguerra dal 1945 alla fine degli Anni Sessanta. Istantanee vivacissime, momenti di vita vissuta, di voglia di fare. Ci sono foto di famiglia proposte dai nostri lettori e immagini già custodite all’Archivio storico del comune di asti, all’Israt e da “Astifoto” che ringraziamo per la collaborazione, così come ringraziamo i curatori della mostra “La Rinascita” per la fattiva collaborazione, invitando i nostri lettori alla mostra che sarà ospitata in questi mesi ad Asti. Istantanee vivacissime, momenti di vita vissuta, di voglia di fare. Ci sono foto di famiglia proposte dai nostri lettori e immagini già custodite all’archivio storico del comune di Asti, all’Israt e da “AstiFoto” che ringraziamo per la collaborazione, così come ringraziamo i curatori della mostra “la rinascita” per la fattiva collaborazione, invitando i nostri lettori alla mostra che sarà ospitata in questi mesi ad Asti.

Aris d’Anelli

Medico, scrittore, appassionato di cinema. Tante le sfaccettature nella vita di Aris d’Anelli, astigiano nato in Africa ai tempi dell’avventura coloniale italiana. Per quarant’anni ha lavorato all’ospedale di Asti, alla guida del reparto di cardiologia creò un’unità coronarica d’eccellenza. Ritornò più volte in Africa - “la terra dove ho lasciato il cuore” - e nel 1986 venne mandato in un villaggio di lebbrosi. Con la pensione, finalmente il tempo per scrivere i suoi libri e coltivare l’amore per il cinema, di cui d’Anelli è stato docente all’Utea. «Le passioni sono un luogo in cui rifugiarsi dalle durezze della vita», racconta oggi.

Quel giorno che Polledro suonò con Beethoven

Il 6 agosto 1812, il violinista di Piovà accompagnò il famoso compositore tedesco

Da Mongardino il cronista delle vigne

Sono passati quarant’anni dalla morte del giornalista e scrittore Gigi Monticone