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16 maggio 1939

Ottant’anni fa Asti osannò Mussolini

I giornali e due filmati d’epoca raccontano quella “giornata particolare”
Mussolini, nel settembre del 1938 alla conferenza di Monaco di Baviera, era stato indicato agli occhi dell’opinione pubblica, non solo italiana, come il garante della pace in Europa. Un anno prima, nel maggio del 1938, il fuhrer era stato accolto con tutti gli onori a Roma dal duce e dal Re Vittorio Emanuele III a suggello dell’alleanza italo-tedesca. Pochi mesi e a settembre del ’39 si sarebbe visto come Hitler intendeva rispettare il fragile accordo di Monaco. L’attacco nazista alla polonia avrebbe scatenato la seconda guerra mondiale. Ma erano molti in Italia in quel 16 maggio 1939 a credere che il duce non avrebbe condotto la nazione e il suo impero nel vortice della guerra. Ne erano convinti anche gli astigiani che accolsero Mussolini con entusiasmo. Ecco la cronaca di quella “giornata particolare” raccontata dai giornali locali e vista anche attraverso le cineprese ufficiali e una più privata e misteriosa.

Foto d’annuncio a tutta pagina sui giornali. Si allestisce la “piazza dell’impero”

 

Il  16 maggio 1939 è un martedì. Le feste patronali di San Secondo sono terminate da più di una settimana, ma Asti è tutta imbandierata e da giorni la città vive in un brulicante cantiere.

Scrive il giornale diocesano La Gazzetta d’Asti a proposito della grande piazza Emanuele Filiberto, che sta per cambiare nome e diventare piazza dell’Impero: «Siamo stati a vederla. Centinaia di operai, falegnami, stuccatori, lattonieri, elettricisti muratori, giardinieri erano intenti ai lavori febbrili di allestimento».

E la stessa febbre da allestimento pervade altri luoghi della città, dal Bosco del Littorio (ora Parco dei Partigiani) al chiostro del Battistero di San Pietro, alla caserma della Milizia (l’edificio che ora ospita la Questura in corso XXV Aprile).

L’appuntamento per quel martedì di metà maggio era atteso da tempo. Sarebbe arrivato in città il Capo del Governo, il fondatore dell’Impero, l’Uomo della Provvidenza, in altre parole il Duce, Benito Mussolini, in Piemonte per un lungo tour che lo porterà a toccare tutte le sei province della regione. Il giorno prima, lunedì, a Torino ha inaugurato il nuovo stabilimento della Fiat al Lingotto, con accanto, sul palco a incudine, il senatore Agnelli. La notizia della visita era stata annunciata dai giornali locali con tutto l’entusiasmo possibile, e con l’immancabile retorica propria di quegli anni.

La Provincia di Asti, il giornale che aveva assorbito la testata liberale de Il Cittadino dopo che nel 1935 Asti era stata elevata a capoluogo di provincia, diretta da quella singolare figura di fascista anomalo che era Fidia Gambetti (ma direttore responsabile risultava Temistocle Jacobbi), pubblica sull’edizione straordinaria del 7 maggio una fotografia di Mussolini che occupa tutta la pagina, con il titolo gridato:

Il DUCE viene ad Asti e due colonnine laterali rispettivamente intitolate Il più grande premio e Vedere il DUCE. Scrive il settimanale in un profluvio di maiuscole: «È ufficialmente confermato che il DUCE, dopo la Sua imminente visita a Torino, verrà in Asti a consacrare la Provincia alfieriana con il crisma della Sua ambita presenza. Egli vedrà con i Suoi occhi le prime opere realizzate in questi quattro anni da una gente silenziosa, seria, laboriosa, eroica: Egli getterà il seme nei molti propositi affinché fruttifichino le opere che dovranno completare il volto e la struttura del capoluogo di provincia».

E ancora: «Fra alcuni giorni le genti astigiane con le genti del Monferrato, si raduneranno in Asti, inquadrate nelle organizzazioni del Regime, in una imponente fierissima adunata che testimonierà ancora una volta il loro profondo e fecondo amore rurale armato per la causa della Rivoluzione e per il DUCE. Simile alla voce dell’uragano la voce del popolo adunato in piazza Emanuele Filiberto, davanti alla Casa Littoria, in uno spettacolo di semplice ma imponente e suggestiva bellezza, adunato per vedere il Duce, Gli dirà che siamo ai Suoi ordini, come sempre pronti a tutto, osare fino e oltre la morte!».

La Provincia di Asti dedica decine di pagine alla cronaca dell’evento

La visita nel ’35, a quattro anni dall’istituzione della Provincia

 

Si dà rilievo, quindi, al fatto che Asti è provincia da quattro anni e che in questo periodo sono state realizzate molte opere pubbliche; tra queste, alcune nuove costruzioni, come la caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, le scuole elementari del Pilone, il dopolavoro Way Assauto, la Casa della Madre e del Fanciullo (non ancora ultimata), la Casa Littoria, il rifacimento del Canton del Santo accanto alla Collegiata di San Secondo, la sistemazione della pavimentazione di piazza Cattedrale.

Il giornale pochi giorni dopo esce con un altro titolo a tutta pagina vantando «La fierezza di Asti romana e fascista» (poi si aggiungerà anche l’aggettivo sabauda) e cita «le sue diciotto medaglie d’oro, i suoi Caduti nelle cento battaglie per la redenzione e la grandezza della Patria». Vengono riportati anche due telegrammi di felicitazioni e ringraziamento, uno del Federale Tosi al segretario nazionale del Pnf Starace, l’altro del prefetto Boltraffio direttamente al Duce, in cui si legge «Popolazioni nuova provincia nata sotto Vostro auspicio esultanti notizia Vostra visita acclamano entusiasticamente Voi Duce invitto Fondatore Impero confermando profonda gratitudine et indefettibile dedizione Vostri ordini».

Il regime schiera “il blocco d’acciaio degli aratri e dei moschetti”

 

Il programma ufficiale della tappa astigiana del Duce viene comunicato, forse per motivi di sicurezza, soltanto all’ultimo momento, ma su La Provincia di Asti nell’edizione di sabato 13 ci si lascia andare a immaginare quello che sarebbe accaduto nella giornata di martedì: sotto il titolo di Asti fascista, rurale e armata attende il Fondatore dell’Impero e l’immancabile gigantografia di Mussolini leggiamo: «In una formidabile adunata antiborghese, gli astigiani, serrati tutti attorno al blocco di acciaio degli aratri e dei moschetti, ognuno al proprio posto, ognuno nella divisa della organizzazione in cui milita, uomini, anziani e adolescenti, donne e fanciulli, riveleranno nell’oceanico empito dei petti, dall’anfiteatro umano sul quale il DUCE si affaccerà, la natura di un entusiasmo serrato, cosciente, sostanzioso».

Quando il programma della visita viene diffuso si scopre che è intensissimo, tanto da chiedersi come lo si potrà rispettare, visto che la tappa astigiana del Duce durerà non più di un paio d’ore.

Come sempre succedeva in questi casi la città viene “bonificata” dai rischi di attentati o anche soltanto di manifestazioni di dissenso. Uomini della questura e regi carabinieri bloccano i pochi dissidenti schedati e tenuti d’occhio se non già mandati al confino

Un momento della visita è dedicato alla celebrazione dei caduti fascisti in Africa Orientale e in Spagna (vedi Astigiani n. 22, dicembre 2017). Si controllano circoli e associazioni non fasciste.

Un momento della visita è dedicato alla celebrazione dei caduti fascisti in Africa Orientale e in Spagna

La città “bonificata” dai dissidenti. Circola una barzelletta proibita

 

Ogni ironia sul Duce è proibita e si rischia il carcere a raccontare la battuta che sommessamente c’è chi mormora: sotto la targa di via Arnaldo Mussolini qualcuno di notte avrebbe aggiunto “via anche il fratello”.

Finalmente giunge il fatidico giorno del 16 maggio: la città si riempie di gente; dai 108 comuni della provincia (divennero 120 solo dopo la fine della guerra) giungono in Asti file di torpedoni, molti anche in treno, altri a piedi o in bicicletta.

La folla inquadrata nelle varie formazioni fasciste viene disposta lungo tutti i tre chilometri del percorso cittadino che avrebbe compiuto il corteo delle auto con le autorità. I resoconti giornalistici indicheranno almeno 150 mila persone, praticamente tutti o quasi gli abitanti della provincia.

In treno, in corriera, a piedi e in bicicletta: decine di migliaia ad Asti per il gran giorno

Mussolini giunge in auto da Torino, e a Villanova, all’ingresso nel territorio della provincia di Asti, lo accolgono il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, il prefetto Boltraffio e il federale Tosi. Lungo la statale ali di folla e archi d’onore con scritte di benvenuto.

Il corteo arriva a porta Torino alle 16 in punto. Con lui ci sono i ministri Bottai, Alfieri, Cobolli-Gigli e Thaon de Revel, e il segretario del Partito fascista Starace, tutti rigorosamente in divisa e camicia nera. Le gerarchie del regime con il loro codazzo di addetti. Il tempo è così così, non piove, a parte qualche «goccia impertinente», come scriverà La Gazzetta d’Asti, ma sostanzialmente il tempo reggerà fino a poco dopo che il Duce avrà lasciato Asti per tornare a Torino, quando si scatenerà un vero diluvio.

Il Duce alla caserma della milizia e al cantiere maternità

 

La prima tappa è alla caserma della Milizia, dove il corteo viene accolto dal podestà Domenico Molino, che porge a Mussolini il saluto della cittadinanza.

La caserma, oggi sede della Questura, viene intitolata alla memoria di Romolo Galassi, uno dei fondatori del fascio a Brescia, caduto in Abissinia nel 1936; poi tutti si spostano a visitare il cantiere della vicina Casa della Madre e del Fanciullo, dove ha sede anche la Fondazione Badoglio, che diventerà la Maternità.

Quindi, scendendo corso Dante, sosta al Bosco del Littorio, dove si procede all’inaugurazione del busto del fratello del Duce, Arnaldo (giornalista, morto di attacco cardiaco, a soli 46 anni, alla fine del 1931), opera dello scultore Gabrielli. Ad Arnaldo Mussolini nel 1933 era stata intitolata la vicina scuola elementare (oggi Dante). Qui il Duce viene ricevuto dal provveditore agli studi Carlo Bologna e dal vescovo mons. Umberto Rossi, che benedice il busto e i labari delle 250 scuole elementari e medie della provincia.

Poi velocemente ancora in auto lungo corso Dante e corso Alfieri, sino a piazza 1° novembre (l’attuale piazza 1° maggio), dove da poco è stato trasportato il monumento ai caduti che prima era al centro di piazza San Secondo. Il corteo passa attraverso una duplice fila di pennoni, con drappi neri ciascuno dei quali riporta il nome di un caduto in Africa o in Spagna o di una delle 18 medaglie d’oro astigiane. Tutte le finestre sono imbandierate. I militi ne scorgono una sola priva di bandiera e fanno subito irruzione nel caseggiato, ma quando si rendono conto che in quella casa è appena morta una persona, madre di cinque figli, non insistono oltre.

Prima di un breve omaggio al monumento al centro della piazza, nel chiostro del Battistero di San Pietro ha luogo l’inaugurazione del Sacrario dei caduti, battezzato Ara virtutis.

Qui Mussolini depone una corona e abbraccia tre grandi invalidi, Rabezzana, Ghiazza e Nosengo.

La Provincia di Asti del 13 maggio aveva riportato, col titolo “Sono tutti presenti” l’elenco dei caduti i cui nomi compaiono sulle lapidi: vi figurano 3 nomi di «caduti per la Rivoluzione fascista» e altri nelle guerre in Africa orientale e in Spagna.

Altra rapida corsa verso la Way Assauto, con inaugurazione del dopolavoro della fabbrica e di una mostra definita “autarchica” in cui sono esposte produzioni locali realizzate con materie prime rigorosamente italiane.

La fotocronaca della giornata pubblicata a piena pagina dal settimanale fascista La Provincia di Asti

Mussolini si compiace della grande piazza gremita e schierata

 

Finalmente viene il momento clou di tutta la visita: l’arrivo in piazza dell’Impero (così, come detto, è stata ribattezzata piazza Emanuele Filiberto), gremita di folla e di esponenti delle varie organizzazioni rigorosamente inquadrati: dai balilla agli avanguardisti, dalle massaie rurali alle giovani italiane.

Mussolini sale alla tribuna allestita tra le due scalinate della piazza, preceduto dal perentorio “Saluto al Duce” del segretario Starace (e dall’immancabile risposta “a noi” della folla) e dall’esibizione dei camerati della sua guardia del corpo che snudano i pugnali. I membri del Guf, i giovani universitari fascisti, si fanno notare per il lancio dei loro cappelli a punta.

La Provincia di Asti del giorno successivo riporta una sintesi del discorso di Mussolini: «Il DUCE agli Astigiani ha detto che dopo tanti anni di assenza trova la nostra Asti trasformata e ringiovanita e che tutto ciò è accaduto con le sole nostre forze (acclamazioni prolungate). Anche Asti ha camminato col passo ardito che è oramai il passo di tutti gli italiani (la folla acclama lungamente). Con questo passo volitivo e tenace noi abbiamo conquistato le vittorie di ieri e conquisteremo certamente le vittorie di domani (una grandiosa dimostrazione di entusiasmo appassionato saluta le parole del DUCE)».

La visita di Mussolini è anche il momento per dimostrarsi generosi.

Immagini di piazza Emanuele Filiberto, ribattezzata piazza dell’Impero, gremita di folla

 

Durante l’incontro alla Casa Littoria l’ing. Ballario, presidente della Cassa di Risparmio, e il commendator Giovanni Penna versano un consistente contributo di un milione e mezzo di lire per la realizzazione del nuovo ospedale, la cui costruzione è data per imminente. «Il nuovo ospedale è ormai un fatto. La costruzione seguirà rapida, moderna e con stile fascista» si legge in un articolo su La Provincia di Asti del 24 maggio. E poco oltre: «Altra opera impostata dal Duce: il Palazzo del Governo; un edificio che abbellirà Asti e la sua storica e bella piazza Alfieri».

Stava infatti per iniziare la demolizione della grande Alla che aveva ospitato nei decenni precedenti le rassegne vinicole e varie esposizioni. Sul tetto era apparsa per l’occasione la gigantesca scritta “Noi tireremo diritto-Duce Duce”. (Vedi Astigiani n. 7 marzo 2014)

Ma l’ottimismo di quei proclami affonderà nella palude dei rinvii. Sia per il nuovo ospedale che per il palazzo della Provincia e della Prefettura dovranno passare la guerra e altri decenni di attese.

Generose elargizioni in opere pubbliche dopo la visita. Arrivano soldi anche a Serole

 

Torniamo alla piazza dell’Impero gremita: Mussolini assiste ancora a un saggio ginnico, riceve in dono un elmetto d’argento e poi visita il vicino mercato coperto trasformato in mostra enologica dei vini tipici con in primo piano il Consorzio dell’Asti Spumante fondato nel 1932.

I giornali dei giorni seguenti scrivono del “miracolo organizzativo, della tenacia del popolo astigiano e del suo amore per il Duce”. Mussolini e il suo entourage devono averlo apprezzato. Nei giorni immediatamente seguenti la visita astigiana, da Roma vengono erogate 250 mila lire per il completamento dell’Opera Maternità e Infanzia, altrettanto per le colonie della GIL e cinquantamila per il Centro studi alfieriani. Anche alcune perorazioni più specifiche trovano accoglienza.

Arrivano così 310.500 lire per la strada di Serole, il comune più a sud della provincia ai confini con la Liguria, ai cui abitanti langaroli mancava un collegamento con la strada provinciale e con la ferrovia.

Quindi l’ultima tappa alla Casa di Alfieri, dove Mussolini è accolto dal presidente del Centro Alfieriano, sorto nel 1937, il critico e senatore Vittorio Cian e dal senatore ed ex podestà di Asti, il moncalvese Vincenzo Buronzo.

Mussolini firma il libro dei visitatori illustri e ricorda di aver già visitato il palazzo nel 1925 quando elesse l’Alfieri tra i simboli dell’orgoglio nazionale.

La visita è così completata: una breve sosta davanti al Michelerio tra gli applausi degli orfani e alle 18 Mussolini e il suo seguito partono in auto alla volta di Torino, accompagnati sino a Villanova dal rettore della Provincia Lamberto Vallarino Gancia e dal federale Tosi, giusto poco prima dello scatenarsi del temporale.

Altri fondi arrivano dal Ministero dei Lavori Pubblici: 500 mila per la sistemazione del letto del torrente Grana e altre 500 mila per lavori urgenti lungo il fiume Tanaro.

Un fotogramma del video Luce: il vescovo mons. Rossi benedice il monumento ad Arnaldo Mussolini alla presenza del Duce

La tragedia della guerra spegnerà gli entusiasmi

 

La risposta astigiana furono nuovi telegrammi di ringraziamento da partedel prefetto al Duce e del federale al segretario del partito Starace. Furono, insomma, giorni di esaltazione, di fermento per la città, e per qualcuno anche di felicità. Sentimenti destinati a mutare presto: tre mesi e mezzo più tardi le armate tedesche invadevano la Polonia, meno di un anno e anche l’Italia sarebbe entrata in guerra, con la conseguenze devastanti che la storia ci ha consegnato.

La visita astigiana di Mussolini riletta a ottant’anni di distanza dimostra ancora una volta il momento di esaltazione collettiva e la collaudata e attenta regia del regime per alimentare il consenso attorno al Duce. Quel giorno molti astigiani, soprattutto i più giovani, dimostrarono sincero entusiasmo verso Mussolini. Ne sono una riprova due filmati di eccezionale valore storico che raccontano quella visita (vedi scheda) da diversi punti di vista: quello ufficiale dei cinegiornali Luce con il collaudato susseguirsi delle sequenze, e uno più inedito e sorprendentemente a colori che mostra Mussolini e il suo entourage. C’è ancora un’appendice alla visita di Mussolini: il Duce ripassò da Asti il giorno dopo, in treno diretto alla volta di Alessandria. E anche questa volta la stazione si riempì di bandiere, gagliardetti, divise e camicie nere.

 

 

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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.

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