Enrica Binello Ratti
9 febbraio 1944 – 9 aprile 2018
Insegnante e scrittrice di fiabe
Ho insegnato per tanto tempo ai ragazzi delle Medie e probabilmente ho assorbito da loro quella fantasia e l’inventiva che serve a scrivere fiabe e racconti. Mi è piaciuto creare personaggi, farli vivere nei miei libri destinati a stupire e commuovere i miei piccoli lettori. Ma le fiabe, si sa, non sono solo per i bambini, piacciono anche ai grandi e a me piaceva scriverle e vederle colorate di disegni e musicate dagli amici. Ho vinto concorsi e firmato libri. “Coriandolo e il vento” continua a volare e la “Leggenda di Malva” a stupire. Anche “Camillo” diverte e “Ludovico e Beatrice” si piacciono. Ci sono altri gustosi racconti che stanno per uscire, leggerli sarà come sgranocchiare grissini appena sfornati che sanno di buono.
Rita Rosso Migliarino
13 novembre 1921 – 15 aprile 2018
Titolare di drogheria
Avevo studiato da maestra, ma subito dopo la guerra, con mio marito, appena sposati aprimmo una drogheria in via Aliberti. Mi ero abituata a quel profumo unico, fatto dell’unione irripetibile di tanti odori: i coloniali, il caffè, la cera, la lisciva, lo zucchero, il sapone di Marsiglia e i primi detersivi. C’era il Tide con le sorpresine di plastica e i bambini imponevano alle mamme di comprare solo quello. Anche il mio Simone ci giocava, poi è diventato grande, è andato a Torino, ha girato il mondo. Il cuore di Asti allora pulsava di vita e io non per vantarmi ma in via Aliberti e in quelle vicine conoscevo tutti e tutti mi conoscevano. Mi piaceva leggere e tener viva la mente. Quante Settimane Enigmistiche mi hanno fatto compagnia. E ho letto fino all’ultimo tutto sulla storia della mia città. La raccontavo anche a mio nipote Jacopo: lui gioca con il computer, il Tide non c’è più ed è stato bello vederlo crescere.
Agostino Beccaris
Costigliole 26 agosto1919 – Asti 3 maggio 2018
Oste, alpino, partigiano
Mia moglie Ausilia era la ragazza più bella di Calosso, il nostro Sandro è stato un bravo figlio, io ho fatto un mestiere bellissimo che dava gioia a me e agli altri: l’oste. Sono orgoglioso di essere stato alpino ma, credetemi, ho visto i “sorci verdi”. In Jugoslavia ho fatto la guerra e poi il partigiano: sono ritornato a casa dopo sei anni. Ho suonato il clarinetto, la mia passione da sempre, fino a novantacinque anni. Mi sono fermato a 99, ma non me la prendo.
Luigi Solaro
5 febbraio 1939 – 6 giugno 2018
Insegnante, ex sindaco di Costigliole
Ho insegnato matematica e scienze alla scuola media di Costigliole, dove ha sempre battuto il mio cuore fino all’ultimo. Su queste colline ho vissuto la mia vita e per 29 anni i miei concittadini mi hanno eletto in Consiglio comunale. Ho fatto il sindaco per tre mandati e portavo la fascia tricolore con l’orgoglio di rappresentare il paese, il castello, i suoi vini, la sua gente, la sua storia.
Ho creduto nell’Unione collinare, alla cui nascita ho lavorato fin dal 2000 e mi sono dedicato con sincero spirito di amicizia al gemellaggio con la città tedesca di Weinsberg. Il mio amico borgomastro Thoma ha scritto una toccante lettera, tanti messaggi mi hanno fatto capire che ho ben seminato e raccolto stima e affetto.
Mario Ribero
6 novembre 1940 – 11 giugno 2018
Ristoratore e albergatore
Nella mia vita ho ospitato tante persone: chi è venuto a mangiare alla Perla, come gli artisti a cena dopo gli spettacoli al Teatro Alfieri, o chi è venuto a dormire al Salera e al Lis per turismo o per lavoro. Le ho trattate tutte con attenzione e a tutte ho raccontato le bellezze di Asti. È vero che non si è mai pronti ad andarsene, ma io avrei chiesto almeno qualche giorno in più per festeggiare il 23 giugno le nozze d’oro con la mia Rosina. Ora soggiorno in un albergo bellissimo lontano da Asti, ma al nostro Lis sono rimasti Andrea e Caterina a dare il benvenuto e dimostrare cos’è l’ospitalità astigiana.
Renzo Rissone
28 marzo 1950 – 15 giugno 2018
Ex dirigente d’azienda
Sono nato in un cortile all’angolo tra via Bonzanigo e via Solari. Mi sono rivisto nella casa dei nonni e sul balcone dell’alloggio dei miei; quei rumori mai dimenticati: le grida di noi ragazzini che giocavamo con le biglie di vetro o a pallone, il cigolio cadenzato della cardatrice del materassaio Bobba, gli accordi musicali durante le prove serali della Mandolinistica. Io ero il più piccolo del gruppo ed ero coccolato dalle persone che vivevano – quasi come una sola famiglia – negli alloggi che si affacciavano sulle “gallerie” interne.
Dopo gli studi all’Artom, mi sono laureato in Ingegneria Aeronautica a Torino. Ho sposato, 40 anni fa, Mariella e sono stato il “papi” felice di Alice, e il nonno altrettanto felice di Edoardo e Allegra. Abbiamo in comune la passione per la Juventus. “Si è juventini per sempre”: mi ripeteva mentre tiravamo due calci al pallone, la mia amica Anna Maria, che mi raccontava dei cinque scudetti, di Boniperti, Sivori, Charles…
Sergio Gonella
23 maggio 1933 – 19 giugno 2018
Arbitro internazionale di calcio
Stavolta il triplice fischio di chiusura non l’ho dato io. Stavolta la partita terminata era la mia e, tutto sommato, credo di averla giocata bene. Ho vissuto e corso per un’infinità di chilometri sui campi da calcio e poi ad un certo punto le gambe mi hanno tradito, ma non mi sono mai arreso. Nella mia casa di Calliano ho continuato a seguire il calcio fino ai Mondiali di Russia, ma non sono riuscito ad arrivare alla finale. Ero curioso di vedere a chi sarebbe toccato arbitrarla, quarant’anni dopo la mia direzione di quella famosa Argentina-Olanda. Anche quella volta a Buenos Aires, come tutte le altre in cui ho arbitrato, all’ingresso in campo ho tenuto la mano destra sul cuore. Tra i milioni di persone che mi stavano guardavano soltanto Dina capiva che il mio cuore batteva per lei. Ora la ringrazio per i 59 anni in cui mi è stata accanto.
Carlo “Carlino” Garbero
30 maggio 1932 – 23 giugno 2018
Titolare di bottiglieria enoteca
Siete venuti in tanti a compare da me: mi avete incontrato e magari non sapevate nemmeno che fossi veramente io quel Carlino che da più di cinquant’anni ha abbinato il nome alla bottiglieria enoteca di corso Torino. Vi ho visti passare da ragazzi in cerca delle prime birre per le feste, e c’era la moglie dell’operaio che comperava il bottiglione di rosso per la tavola di tutti i giorni e gli appassionati di vino, sempre più numerosi in cerca di bottiglie particolari: vi ho sempre accontentati tutti. E non me la sono mai tirata troppo da “gioielliere” del vino che deve essere un piacere per tutti. A un certo punto mi sono sentito stanco e il respiro era diventato difficile, così sono dovuto andare dalla mia Celestina che mi aspettava da tre anni e un giorno. Le mie bottiglie però sono rimaste in corso Torino: io non ci sono più, ma a consigliarvi ci sono Fulvio e Rita. Brindate alla mia memoria.
Carlo Mosso
15 aprile 1920 – 6 agosto 2018
Insegnante di educazione fisica
Poco prima che mi convincessi di essere immortale si è aperta la porta dalla quale non si torna indietro. In tanti mi hanno ritratto come uno che camminava con la schiena dritta, un “hombre vertical”, come dicono gli spagnoli. Non so se questa definizione corrisponda alla realtà, ma di sicuro ho cercato di vivere la mia vita credendo fortemente in alcuni valori e difendendoli senza troppi tentennamenti. È stato così per l’amor di Patria, che ho difeso rifiutando, pur stando in un campo di concentramento nazista, di aderire alla Repubblica sociale; è stato così per i “miei” Bersaglieri, vera bandiera di lealtà e di coraggio non solo in campo militare; è stato così quando sono tornato dalla guerra, con i “miei” ragazzi dell’Alfieri, e poi del Giobert che ho cercato, talvolta con un po’ di burbero rigore, di far appassionare allo sport, soprattutto all’atletica che ho sempre considerato la disciplina regina, perché capace di tirar fuori dai suoi praticanti tutto ciò che di meglio avevano dentro: forza, lealtà, coraggio, intraprendenza, qualche volta anche sfacciataggine e sfrontatezza.
Ed è stato così anche quando ho fatto il Sindaco della mia amata Grazzano.
Senza la mia famiglia e le mie amatissime montagne tutto questo non sarebbe stato probabilmente possibile e mi ha fatto un enorme piacere vederli tutti in Duomo, parenti, amici, Bersaglieri e ragazzi, a salutarmi per l’ultima volta. Tutto bene, dunque, con un solo piccolo rammarico, quello di non potermi più sedere la mattina sulla panchina di piazza Lugano – non a caso anche lui Bersagliere – a leggere il giornale in santa pace. Ma se guardate bene ci sono ancora e pensatemi così.
Giorgio Rasero
15 giugno 1956 – 14 agosto 2018
Musicista, tennista, informatico
La mia formula magica è semplice: “Se ci divertiamo a stare e suonare insieme, allora si divertono anche coloro che ci ascoltano”. L’ho applicata in tutti i gruppi dove ho suonato ed era il comandamento dei Fiati Pesanti. Per quasi trent’anni io ero il “maestro” al pianoforte e loro i miei tanti amici agli strumenti. Stare insieme certe sere, prima e dopo aver suonato, era una beatitudine spirituale.
Siamo arrivati a essere più di cinquanta, “ognuno col suo viaggio, ognuno diverso” come canta il Vasco. Il mio di viaggio è finito contro l’antico muro di mattoni rossi in fondo alla discesa di via Giobert. Era notte, la notte di un giorno di mezza estate che di lì a poche ore avrebbe inghiottito altra gente come già aveva scritto Paolo Conte in “Genova per noi”. Mi avete salutato con la mia musica. Grazie, ma non preoccupatevi, non ho smesso di suonare e neppure di fumare. Mi raccomando, non smettete di suonare neppure voi. Vi regalo i diritti d’autore. E quando il vento solleverà un po’ di terra rossa dai campi da tennis delle Antiche Mura, ci sarò anch’io con chi gioca, lieve ed eternamente allegro, come quando la pallina, che sembra andar fuori, tocca la riga di fondo e il punto è buono.
Raffaele “Lino” Cuscela
Taranto 9 giugno 1925 – Asti 18 agosto 2018
Calciatore e allenatore dell’Asti
L’ho scampata il 4 maggio 1949, a 24 anni non ancora compiuti. All’epoca, giocavo con la Lucchese, avrei dovuto essere aggregato ai Granata e sarei stato sull’aereo che da Lisbona dopo l’amichevole con il Benfica, stava riportando a casa il Grande Torino. Ho pianto quei campioni e ho avuto l’onore di vestire la loro maglia. In campo ero terzino o mediano. Ho giocato 204 partite in serie A con la Lucchese, il Torino e Legnano. Sono state 121 le presenze da Granata. Ho avuto anche molte soddisfazioni come allenatore. Da tecnico ricordo con piacere la promozione in Serie C ottenuta nel 1971 dalla mia Pro Vercelli al termine dello spareggio di Torino. E poi l’epopea con l’Asti e quei derby di fuoco con la Torretta. Ricordi che mi hanno riempito la vita fino a 93 anni. Saluto con affetto tutti gli sportivi, soprattutto quelli che mi hanno voluto veramente bene.
Lina Pelissero
25 marzo 1947 – agosto 2018
Insegnante di lettere e perito calligrafico
Avrei voluto fare ancora tante cose. E dire che i miei interessi li ho coltivati quasi tutti. L’arte e la natura dell’Astigiano mi hanno vista camminare tra chiese romaniche e vigneti con gli amici dell’Associazione culturale Hastarte. La passione per le lingue – mi sono laureata in Lettere classiche – mi ha portato a imparare l’ebraico biblico e a intrattenere feconde relazioni con il Cepros di Asti. Da ultimo la Psicologia. Altra laurea e, soprattutto, la specializzazione in psicologia della scrittura, che mi ha aperto le porte a una nuova professione, il perito calligrafo. Prima c’è stato il lavoro di insegnante di lettere, e il gratificante rapporto con allievi che ho continuato a incontrare dopo il percorso scolastico. Nel mio orizzonte di vita ci sono state le vie della città e le colline della “mia” campagna, quelle di Camerano Casasco. Una famiglia piccola, ma tanti, preziosi amici.
Giovanna Giannini Ved. Alfonsi
La Spezia 1 settembre1924 – Asti 14 agosto 2018
Sarta
Sono nata a La Spezia, in via del Canaletto, e gli operai del vicino porto venivano a mangiare e a giocare a bocce nell’osteria di mia nonna Genoveffa, nel cortile della nostra casa. Amavo il mare di Spezia e il suo “Golfo dei Poeti”, fra Lerici e Portovenere, e vi nuotavo appena possibile. Diventata signorina, ho imparato l’arte del taglio e del cucito in un grande atelier della città. Dopo la guerra, mi sono innamorata di Mario, un bel finanziere, l’ho sposato e seguito, e sono nate Antonella e Paola. Così ho dovuto lasciare il mare, e negli anni ’50 sono arrivata ad Asti, allora tanto nebbiosa, dove, in Corso Casale, ho cresciuto le mie figlie e accudito con amore i miei nipoti Federico e Francesco, cucinando loro le delizie della vecchia osteria. Anche ad Asti ho passato tanto tempo alla macchina da cucire e continuato ad aiutare le persone a vestirsi, confezionando e aggiustando gonne, giacche e pantaloni. Ma qualche anno fa un destino cattivo ha portato via Paola prima di me, e la vita è diventata più amara. Adesso posso finalmente riposarmi e ritornare in riva al mio mare.
Gabriella Maria Testa in Pia
21 dicembre 1948 – 21 agosto 2018
Insegnante, vicepresidente Anfass di Asti
Ho insegnato ai ragazzi e mi hanno definita “preparata, giusta, tosta e molto dolce”. I ragazzi sono delle cariche di energia, bisogna amarli e saperli prendere. Io e Aldo abbiamo avuto una sola splendida figlia e una meraviglia di nipotini, ma nella vita mi sono ritrovata ad avere altri figli, molto speciali, che ho visto crescere negli anni di impegno all’Anfass. Li coccolavo, ero presente, sono diventata come una sorella dei loro genitori. Spesso ho asciugato lacrime e aiutato a sorridere. Ho incoraggiato e spronato con pazienza e amore per la vita. Siamo riusciti ad avere una sede, una casa tutta loro che accolga e aiuti chi da solo non ce la può fare. Quando ci sono difficoltà possiamo aspettare che il temporale passi, oppure non fermarci e camminare insieme, nonostante la pioggia. Ecco, ora pensatemi come un arcobaleno.