sabato 18 Gennaio, 2025
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L'ultimo brichet

Il servizio da due, ode al regalo di nozze che fa fine e non impegna

Chi si è sposato negli anni Cinquanta e almeno fino agli Anni ‘80 o giù di lì, avrà ricevuto sicuramente fra i regali di nozze il favoloso «servizio da due». Due tazzine per i futuri sposi, giudicate abbastanza belle in peltro, più belle in ceramica con riporti in oro zecchino e bellissime in porcellana di Limoges. Il servizio da due era per antonomasia il regalo che faceva il vicino di casa, la bottegaia o il macellaio del paese o del quartiere che voleva e doveva offrire un pensiero alla coppia di sposi. Era tra i regali di nozze di chi, pur non invitato al pranzo nuziale, aveva però ricevuto la partecipazione. Un presente che «fa fine e non impegna». Il servizio da due costava relativamente poco e spesso chiudeva educatamente quel ciclo infinito di cadeaux obbligatori legati ai matrimoni. Ho la certezza che la colpa del mio personale girone infernale di regali lo abbia incominciato mia madre e sono sicuro che, da qualche parte, abbia conservato ancora un quaderno dove annotava, in una sorta di partita doppia, chi doveva restituirle il regalo, a chi doveva ancora farlo e la cifra ipotetica di spesa utile per pareggiare il gesto. Effettivamente, prima che prendessero piede le liste nozze, oggi consultabili anche online, sono stati tanti i regali inutili di moda a quel tempo: i servizi di ceramica bordati in oro zecchino con zuppiera, mai usati per paura di romperli; confezioni da un metro quadro di cartone e raso con allineate, come battaglioni in parata, decine e decine di posate di varie forme e dimensioni (il mitico servizio da 24!). E poi c’erano i vassoi da portata in acciaio o placcato argento riposti in fondo al buffet e rimasti lì per sempre, bicchieri in cristallo di varie fogge decorati a mano che nessuno nella famiglia ha mai capito a quale tipo di bevanda dovessero essere abbinati e portacenere in cristallo o in onice dal peso di almeno 8 kg da riporre sul tavolino del salotto con sotto il centrino. 

Chi regalava invece il servizio da due faceva intendere anche un tocco di romanticismo. Sicuramente immaginava la coppia la mattina, spettinati e tiepidi l’uno di fronte all’altro mentre, sorseggiando il caffè, sottovoce si mormoravano: 

«Mi ami?»

«Sì, tanto, e tu?» 

«Sì, tanto, anch’io!» 

Poteva però sorgere qualche dubbio. 

«Scusa cara, perché hai utilizzato questo servizio da due? Potevi lasciarlo impacchettato e alla prima occasione lo si riciclava.»

 

Pippo Bessone visto da Staino

 «Sì, lo so, ma me lo ha regalato la tabaccaia e mi sembrava brutto darlo via, però ho ancora: tre cornici, due candelabri, il servizio da macedonia in vetro soffiato e quel vaso in ottone con coperchio che non ho capito a cosa serva. Possiamo riciclare quelli.» 

Effettivamente tanti regali erano inutili o almeno non pratici per una coppia giovane, ma col passare del tempo venivano riesumati e apprezzati di più in tarda età. Esibire finalmente una zuppiera bordata in oro zecchino con i piatti abbinati dello stesso servizio è segno di eleganza, così come servire un caffè a un’amica in un servizio da due diventa una graziosa coccola. C’erano anche modelli con una sola tazza a piattino unico che si dividevano in due mezze tazze a simboleggiare un solo cuore. Ma forse la parte più nostalgica, che fa rimpiangere il servizio da due, non è tanto il modello o il regalo in sé, ma quel vicinato che si sentiva in dovere di porgere un presente, che salutava la sposa in partenza, che partecipava a quella gioia, anche se non era fra gli invitati. E non si limitava a un semplice «mi piace» cliccato distrattamente sulla pagina Facebook.

Pippo Bessone
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