I suoi primi ricordi di una musica che, allora, non sapeva ancora si chiamasse jazz, risalgono all’infanzia. Gianfranco Vaccaneo abitava in un palazzo di piazza Marconi, vicino alla stazione ferroviaria. E proprio dalla sala sotto la “Casa del dolce”, la musica raggiungeva, all’ultimo piano, la stanza di quel ragazzino dai ricci capelli rossi. Il locale era conosciuto come “Whisky notte” e ci suonavano Mario Patritti, Agostino Finello, qualche volta Rudy Migliardi.
Tra i cantanti c’era Piero Cotto che si esibiva con un suo complesso e aveva un negozio di dischi in corso Dante. Gianfranco è nato, nel 1955, in una famiglia dove le sette note erano di casa: il papà Roberto, insegnante e preside di liceo, suonava il violino e la nonna Angela il pianoforte. Si iscrisse, quindi, al conservatorio, per studiare pianoforte, e lo frequentò per tre anni. Ebbe anche due maestri eccellenti: Mauro Graziano, pianista classico, col quale imparò bene la tecnica, e Renato Bocchino, fisarmonicista di Calosso, il paese d’origine del padre.
«All’inizio non conoscevo il jazz. Con gli amici provavo a suonare le canzoni più in voga. Mi piacevano quelle di Gianni Morandi» ricorda. Cominciò a suonare in piccole formazioni, che ci davano dentro sui balli a palchetto durante le feste di leva.«Un giorno, non ero più un ragazzino, mio padre mi mise in mano una audiocassetta, dicendo: “Ascolta e dimmi se ti piace”. Fu un fulmine a cielo sereno. Una rivelazione. Guardai la copertina e lessi il nome del pianista: Fats Waller. Brani come “Honeysuckle Rose”, “Have a Little Dream on Me”, “Ain’t Misbehavin”, lasciano il segno al primo colpo. Ne rimasi stregato».
Nel frattempo c’era stata la scelta di arruolarsi in polizia, un lavoro che lo porterà a contatto con varie esperienze. A portalo invece “tra le braccia” della futura Mobil Swing Band, che all’epoca provava nei locali dell’agriturismo di Nando Pagella a San Grato di Sessant, fu un suo collega ispettore di polizia.
L’incontro con musicisti di lungo corso come Fiore Magnone, Bruno Musso, Beppe Bergamasco, Carlo Manina, Gianfranco Amerio, Gino Ferraris, avvenne a tavola, poi si passò alla musica. Al suo arrivo nel covo di San Grato, quella banda di amici musicisti non aveva ancora un nome. «A quel tempo ancora dirigevo la Squadra Mobile ad Asti, invitai i miei agenti a cena da Pagella. Tra una portata e l’altra, si alternavano i nostri brani musicali. Alla fine della serata scoppiò un fragoroso applauso e un sottufficiale gridò “Bravi. Ecco, questa è la Squadra Mobile Musicale!” Fu così che – americanizzando il termine – il gruppo divenne la Mobil Swing Band».
Il lavoro e la musica, nella vita di Gianfranco Vaccaneo, si intrecciano. Nell’impegno di tutela dell’ordine pubblico, il vice questore spesso si trova in situazioni non facili. Per affrontarle occorrono sangue freddo, determinazione, buon senso, ma anche doti di umanità e comprensione. «Per me suonare è anche una valvola di sfogo, che allenta la tensione e solleva il morale. In questo caso la musica è il toccasana, fa galoppare lo spirito in fantastiche praterie». Oltre che componente della Mobil Swing Band, il vice questore musicista, partecipa a piccole formazioni che danno vita a travolgenti jam session.
Ha suonato con Gianni Basso, Dino Piana, Felice Reggio, Fulvio Albano, Fulvio e Claudio Chiara. Gianfranco Vaccaneo è entrato in polizia nel 1987 con un concorso per ispettore e due anni dopo, sempre per concorso, è diventato funzionario.
Ad Asti è stato trasferito nel 1997. La scelta di questo lavoro non è stata casuale; dice: “Ho sempre pensato di fare una professione che potesse mettermi al servizio della gente. Lo dico al di là di ogni retorica, perché credo nel mio lavoro, che è fatto anche di rapporti umani” La vita di Gianfranco Vaccaneo si svolge tra affetti, amicizie, passione per il lavoro e il jazz. Una musica avvincente, per la quale ha preso la “cotta” che non gli passerà mai.