Fra un mese, il 23 giugno, compirà novant’anni. Beppe Bergamasco ha cominciato giovanissimo a suonare il trombone. A distanza di tanto tempo, gli piace raccontare un aneddoto che risale all’inizio degli Anni Cinquanta.
«Ad Asti era tornato un grande musicista che si era trasferito a San Francisco: Michele Corino. Un giorno mi sentì suonare e mi ingaggiò così sui due piedi. Mi diede appuntamento davanti alla stazione di Asti per portarmi con lui a incidere alcuni quarantacinque giri alla Cetra di Torino. Convinto che saremmo andati in treno, mi avviai allo sportello per fare il biglietto, ma lo vidi arrivare con una enorme, scintillante Buick rossa. Una di quelle macchine americane che si vedevano nei film di Hollywood. “Anduma” mi disse, fingendo di non accorgersi del mio stupore». Il ricordo continua: «Rimasi senza parole, entrai in quella specie di barca con le ruote e posai il mio trombone sul sedile posteriore. Per tutto il viaggio Corino parlò di musica e dei suoi progetti americani, ma il mio pensiero vagava altrove. Non so perché, mi vennero in mente mia madre e i miei vicini di casa di Quarto, dove abitavo. E pensai come sarebbe stato bello se si fossero accorti che il figlio dell’Ernesta era seduto su un’auto mai vista prima».
A quell’epoca Bergamasco era già diplomato all’Istituto musicale “Verdi” di Asti e il viaggio sulla Buick gli portò fortuna. In famiglia la musica era di casa: il papà diresse per anni la banda di Quarto. Beppe ricorda che aveva 11 anni quando tornò a casa suo fratello Giulio. Era a Taranto in Marina e suonava il clarinetto nella banda militare. Gli regalò il suo primo lucidissimo trombone: «Con questo avrai sempre spazio, perché è uno dei componenti essenziali di ogni tipo di orchestra».
Seguirono anni di studio e passione crescente per la musica. Il primo ingaggio, immediatamente dopo la guerra, arrivò da Maggino Marozzi, appartenente a una famiglia di batteristi, per suonare a “La Perla”, sede estiva del circolo ferrovieri. In seguito Giovanni Cuminatto, oboista Rai, che nelle serate libere suonava nelle sale da ballo, lo volle nell’orchestra de “La Lucciola”, il dancing di Asti più “in” all’epoca. Il salto di qualità avvenne quando fu chiamato da Gaetano Gimelli. «Suonavamo per l’avanspettacolo con Nuto Navarrini e Isa Bluette», racconta Beppe. Si trovò a far parte dell’orchestra della compagnia di Carlo Dapporto con il Quartetto Cetra, Delia Scala e Gianni Agus.
Tra i violinisti c’era Agostino Valdambrini, papà di Oscar, il trombettista che con Gianni Basso e Dino Piana avrebbe portato nel mondo il jazz italiano. Nel 1955 Bergamasco entrò nell’orchestra della Rai, dove rimase per 38 anni. Prima a Milano con Angelini, poi a Torino con Pippo Barzizza, Nello Segurini e William Galassini. Nel frattempo si era diplomato al Conservatorio di Parma. Eccolo anche a Roma con Gorni Kramer a suonare nella trasmissione Il musichiere, condotta da Mario Riva. Si esibisce pure alla radio e alla televisione svizzera, con Migliardi e Castriota. Il suo trombone ha fatto da colonna sonora alle trasmissioni tv Giallo di Enzo Tortora e A bocca aperta, di Giancarlo Funari. Negli ultimi anni, insieme a Nando Pagella, Franco Vaccaneo e Fiore Magnone, è tra i fondatori della “Mobil Swing Band”, formazione jazz tutt’ora sulla cresta dell’onda. Quando tre anni fa al “Maltese” di Cassinasco fu tenuta a battesimo la “New AT Big Band”, diretta da Cristiano Tibaldi, Beppe ha ridato fiato al suo trombone.
Dove festeggerà il novantesimo compleanno? Sicuramente con la moglie Anna e la figlia Enrica.
E non mancheranno gli amici musicisti, per una jam session, a dimostrazione del fatto che la musica è un elisir di giovinezza.
Beppe Bergamasco è scomparso nel settembre 2020.
Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2022