Silvano Stella, assessore alla cultura di Coazzolo, è il finanziatore dell’intervento che all’inizio dell’estate ha trasformato la chiesetta della Madonna del Carmine: “più che uno spazio ritrovato, è uno spazio nato a nuova vita” Semplice edificio di inizio Settecento posto fuori dal concentrico, nella panoramicissima località Gallo, immersa tra le vigne di moscato, ora si presenta con le pareti esterne accese dai colori di David Tremlett. L’artista non è nuovo al Sud del Piemonte: è lui infatti uno dei due artisti che nel 1997 aveva decorato di sgargianti tonalità la cappella di La Morra. Per Coazzolo la scelta è caduta su tinte più in sintonia con l’ambiente circostante: metà campanile dipinto terra di Siena, verde oliva sacrestia e basamento, giallo il porticato. L’inaugurazione è avvenuta a giugno, dopo due anni di studi, valutazioni, passaggi burocratici e il lavoro vero e proprio.
Fino a poco tempo fa, era tutt’altro che frequentata dai flussi turistici. Defilata dalle traiettorie che portano dalle grandi cantine del Sud Astigiano ai luoghi della cultura, era però rimasta nella geografia della religione per la gente del luogo, che ne aveva riempito le pareti interne con ex voto per grazia ricevuta. Grandinate, temporali, siccità, incidenti durante il lavoro in campagna ricorrono spesso nelle vicende evocate da queste testimonianze di fede che nel tempo la Madonna del Carmine ha raccolto. Benché vissuto, l’edificio dal punto di vista artistico non offriva grandi spunti di interesse se non per l’originale portico che anticipa la facciata. Le notizie storiche sulla chiesetta scarseggiano. Ad esempio non è rimasta traccia precisa dell’anno cui risale il rifacimento del tetto. Quello originale era stato sostituito con una copertura a botte, ricoperta da un qualche tipo di bitume, verosimilmente in un’epoca in cui le prescrizioni della soprintendenza erano ancora di là da venire. Dettagli di un aspetto modesto che ormai è un ricordo.
«L’ispirazione per quest’opera – spiega Stella – nasce da un concetto semplice: siamo in un periodo di scontri muscolari, prevalgono le escalation di violenza. Quindi solo la cultura può essere un valido contrappeso. Credo che il risultato sia un bello stimolo estetico, che ha il pregio di non utilizzare la parola, spesso fonte di malintesi. Di fronte alla chiesa sei costretto ad attivare altre sensazioni.»
A differenza del caso di La Morra, la Madonna del Carmine non era un edificio abbandonato. La chiesa fa parte della parrocchia di Coazzolo ed è tuttora consacrata e gestita dalla diocesi di Alba. Durante alcune festività dell’anno liturgico si celebra la messa, cui partecipano fedeli legati alla memoria storica del luogo. Nonostante questo, non era al centro di particolari flussi turistici, anche se negli anni scorsi era stato portato a termine un primo intervento per valorizzarne la fruibilità. I primi tre filari di vite che guardano verso le Alpi sono stati rimossi, in modo da aprire un balcone naturale da cui poter godere lo straordinario panorama.
«L’edificio attuale è stato riedificato sulle fondamenta di un’altra chiesa, il che lo connota come un luogo dalla forte spiritualità.
Si percepisce la presenza di un genius loci – assicura Stella – e anche questo ha convinto l’artista a procedere con l’intervento.» Certamente l’esperienza di La Morra è stata di stimolo per l’installazione di Coazzolo. Nella terra del Barolo l’intervento era stato un dialogo con Lewitt, scomparso dieci anni fa, il quale si era occupato degli esterni. Tra i vigneti di Moscato, Tremlett ha lavorato da solo sui 300 metri quadri di superfici esterne. «A Coazzolo siamo solo io e le Langhe», ha dichiarato alla stampa specializzata, raccontando che prima di immaginare l’opera ha trascorso un periodo a parlare con i contadini, a seguire il loro lavoro e a mangiare con loro.
«I lavori sono durati un mese circa, a partire da settembre 2016. In quel periodo – ricorda Stella – la gente di Coazzolo portava al cantiere qualcosa da mangiare, ne è nata una bella relazione con Tremlett e con chi era impegnato nel cantiere.
Già in quella fase l’installazione ha sortito un effetto positivo: quest’opera palesemente inutile, ma altrettanto bella, ha scardinato preconcetti e convinto tutti che si può parlare anche di cose non monetizzabili. È la dimostrazione che quando ci si concentra su qualcosa di bello, tutti ne rimangono affascinati e coinvolti.»
Dopo il primo sopralluogo e un lungo confronto con la Soprintendenza, Tremlett è tornato in patria per realizzare in studio centinaia di disegni geometrici che poi hanno trovato posto sulle pareti della chiesa.
È stato necessario sperimentare, rispetto alla classica tecnica adoperata da Tremlett, il cosiddetto “wall drawing” (disegnare sui muri). La maggior parte delle sue opere è destinata a finire cancellata con la chiusura dell’installazione artistica; in questo caso, ha usato calce e colori acrilici in modo da riprodurre efficacemente l’effetto della pittura con i polpastrelli. Tonalità e materiali rispondono ai principi su cui si basa tutta la produzione dell’artista: tutto dev’essere in equilibrio con la natura.
«La chiesa non era in buone condizioni, in particolare gli intonaci erano quasi del tutto scrostati. L’intervento li ha recuperati, poi il cantiere ha interessato le fondamenta e c’è stato anche un notevole lavoro per assicurare un drenaggio efficiente.
Non abbiamo fornito indicazioni a Tremlett, e per fortuna la Soprintendenza non ha stravolto i suoi progetti.
Un’esperienza da scultore, esponente della neoavanguardia inglese,è oggi uno degli artisti più conosciuti e apprezzati per i suoi wall drawing.
Nel 2012 ne ha realizzato uno monumentale sulle pareti della Tate Britain, museo che a Londra raccoglie le collezioni dei maestri storici. Per Tremlett il nostro Paese è un luogo d’elezione, dichiara ammirazione sconfinata per i maestri del Rinascimento.
Ora anche lui è un po’ più italiano: il giorno dell’inaugurazione della Madonna del Carmine, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco Fabio Carosso per l’impegno profuso nella valorizzazione del territorio.
Sarà un luogo per l’incontro di diverse arti
La Madonna del Carmine è ora liberamente visitabile, e nei weekend sono in tanti i turisti che salgono fin quassù a scoprire l’intervento e godersi il panorama.
E, all’indomani dell’inaugurazione, l’opera aveva già fatto parlare di sé conquistando la prima pagina della cultura sul Corriere e la rivista Art tribune. Coazzolo ritrova così uno spazio di contemplazione, che si affianca alla panchina gigante di Chris Bangle inaugurata lo scorso agosto. Ma nel lungo periodo, l’obiettivo è quello di fare della chiesetta trasformata da Tremlett uno spazio di incontro.
«Inviteremo artisti di ambiti diversi, dalla musica alla pittura, per far parlare le arti in un luogo che vogliamo diventi scenografia. Sempre lasciando in secondo piano la parola e il chiacchiericcio.»