Nato a Isola nel 1900, continuò la sua attività fino a 82 anni
Guido Ginella era nato a Isola d’Asti il giorno dell’Epifania del 1900. Pochi mesi dopo, il 29 luglio, il secolo sarebbe iniziato con un atto che sconvolse gran parte degli italiani: l’uccisione di Re Umberto I, per mano di Gaetano Bresci.
L’anarchico aveva messo sul conto del sovrano la complicità, non troppo celata, con il generale Bava Beccaris che nel Novantotto a Milano aveva fatto sparare sulla folla che manifestava contro la tassa sul macinato e l’aumento del prezzo del pane. Il “secolo breve” iniziato con un regicidio, proseguì con due guerre mondiali, crisi economiche, rinascite.
Guido Ginella, lo visse in gran parte ed è ricordato da tanti astigiani come il “signore della fisarmonica”. Riuscì a infondere, anche nei momenti più drammatici, ottimismo e speranza nel futuro attraverso la musica e la canzone popolare, alle quali educò intere generazioni di ragazzi.
Tale compito, ritenuto da lui una missione, continuò ad assolverlo instancabilmente fino alla veneranda età di 82 anni. A fermarlo, nell’atmosfera delle prime brune autunnali, il 16 ottobre 1982, fu un camioncino che lo travolse in corso Savona, mentre in bicicletta e con l’inseparabile fisarmonica appesa alle spalle come uno zaino, si dirigeva verso casa.
La città di Asti recentemente gli ha dedicato un via nella zona di nuova urbanizzazione tra viale Pilone e Piazza d’armi.
«Suonava, cantava e si vedeva che anche lui si divertiva»
Un riconoscimento a trent’anni dalla morte che vuole non far dimenticare una delle figure più popolari del mondo musicale astigiano.
Già negli Anni Trenta, aveva fondato e dirigeva la Banda musicale di Isola d’Asti.
Di quel tempo il pittore isolano Giancarlo Gianotti, 81 anni, conserva un cimelio: una grancassa con la quale suo zio Luigi (classe 1907), scandiva il ritmo nelle street-parade, mentre suo padre, Augusto (era nato nel 1903) suonava la tromba.
In quegli anni l’attività di direttore bandistico per Ginella era intensa, spaziava da Isola d’Asti a Vigliano, Mombercelli, Antignano, Revigliasco, Castagnole Lanze, con sconfinamenti anche nei paesi del Cuneese.
Di Guido parla volentieri anche Nino Virano, novantenne, che come il maestro fisarmonicista ha vissuto – suona ancora il pianoforte – all’insegna della musica.
«L’ho visto per la prima volta alla Fonte Margherita, dei fratelli Strocco, a Motta di Costigliole. Era nel Trentotto e io avevo quindici anni. C’era la pista da ballo e una fontana di acqua solforosa dalle proprietà curative e soprattutto lassative. A distanza di pochi metri si snodava una lunga teoria di gabinetti chiusi in cabine di legno, dove i clienti andavano a smaltire gli effetti benefici dovuti a quell’acqua. Ovviamente alla Motta io ci andavo per ballare. Partendo da Asti in bicicletta, in compagnia di Tullio Maestri che divenne un valente giocatore di calcio. Ginella suonava la fisarmonica accompagnato da un sax contralto e una batteria. Faceva ballare e cantare e si vedeva che si divertiva anche lui».
Per tutti era il Maestro
Tutti lo ricordano come il maestro. «Ma non incuteva timore. Ostentava fermezza, Questo sì. Quando sentiva una nota stonata, sospendeva le prove e, con pazienza, si impegnava nel correggere l’impostazione di chi aveva sbagliato», racconta Aldo Vigna, 66 anni, che trascorse quasi tutto il periodo delle elementari nel Centro Educativo “Giovanni Maffei” di Buttigliera d’Asti, dipendente dall’Organizzazione Nazionale per la Gioventù Italiana, che aveva un convito anche nell’ex villa Badoglio di San Marzanotto. A Buttigliera ogni fine settimana, il maestro Ginella arrivava da Asti in motorino, per istruire i ragazzi della corale dei “Piccoli cantori astigiani”.
«Il suo arrivo al Centro di Buttigliera, per noi ragazzi era motivo di festa. Non solo perché sapevamo che ci avrebbe fatto cantare. Ma perché, grazie alla sua disponibilità, le nostre famiglie potevano farci avere piccoli doni e generi di conforto – racconta ancora Aldo Vigna – La fisarmonica era saldamente allacciata alle spalle, ma dal serbatoio, dal portapacchi, dal manubrio del ciclomotore, pendevano decine di pacchetti che allegramente distribuiva ai piccoli fortunati destinatari».
Roberto Mosca, oggi sessantenne, è un astigiano che vive a Roma ed è titolare, con la moglie Rita, di una agenzia di viaggi. Anche lui è stato tra gli allievi del Centro di Buttigliera. «Da molti anni vivo lontano da Asti, non senza nostalgia. Quando penso alla mia città, immancabilmente mi viene in mente il maestro Ginella, e il suo Tèra Astesan-a e ne canticchio il motivo».
I piccoli cantori del “Maffei di Buttigliera” portarono il nome di Asti in molte città italiane ed europee.
Ginella dirigeva uno spettacolo composto da canzoni tradizionali di varie regioni italiane e brani originali che portavano la sua firma.
Non mancava mai neppure alle feste della Befana che l’Amministrazione provinciale organizzava nel nuovo salone del palazzo di piazza Alfieri. Venivano distribuiti doni ai figli dei dipendenti. Il suo intermezzo musicale era tra i più attesi e applauditi.
Dalla colonna sonora di queste manifestazioni nacquero alcuni dischi “microsolco”. Aldo Vigna ne custodisce gelosamente alcuni. Sulla copertina di un “33 giri”, nella presentazione destinata alla Francia si legge: «Les petits chanteurs d’Asti, charmants messagers de la gentilesse italienne, vivent pendant l’année scolaire dans un internat dépendant de l’organisation nationale d’Etat, appelée “la Jeunesse Italienne”. Leurs voix n’ont pas été selectionnées: ce sont des voix del enfant d’Italie… Les petits chanteurs d’Asti sont dirigés par le M° Guido Ginella, un magicien dans l’art de faire chanter les enfants».
(I Piccoli cantori astigiani, affascinanti messaggeri della gentilezza italina, durante l’anno scolastico vivono in un istituto che dipende dall’organizzazione statale chiamata “Gioventù italiana”.
Le loro voci non sono state selezionate: sono le voci dei bambini d’Italia…
I Piccoli cantori astigiani sono diretti dal M° Guido Ginella, un mago nell’arte di far cantare i bambini).
All’inizio degli anni Cinquanta il coro dei cantori di Buttigliera si affermò in un concorso nazionale indetto dalla Rai. E sull’onda di quel successo iniziò una tournée che portò i ragazzi a Firenze (ricevuti dal sindaco La Pira), Merano, Trieste e poi a Dusseldorf, ad un festival al quale parteciparono gruppi provenienti da tutta Europa.
Con i giovani, dunque, Ginella ci sapeva fare. Le lezioni di canto e di musica erano anche l’occasione per dialogare sul significato della vita, o per scherzare sulle vicende quotidiane.
Alla Colonia marina astigiana di Andora, a conclusione delle serate dedicate al canto, i piccoli ospiti gli si riunivano attorno per sentirlo raccontare.
Alleggerito della fisarmonica, si divertiva a descrivere come era venuto al mondo, rivelando che la sua mamma lo aveva trovato – dono della Befana – al fondo di una calza appesa al camino, già con la fisarmonica tra le mani.
Le doti di disponibilità nei confronti del prossimo, la propensione alla solidarietà, l’affabilità e la capacità di comunicare, le aveva ereditate dalla famiglia di origini contadine. Ginella traeva dalla musica forza e tenacia. Aveva un fisico minuto e nervoso. Un episodio particolare. Ai primi di settembre del 1948, terminati i corsi di canto che teneva alla colonia di Andora, volle ripartire per Asti nonostante il maltempo e le notizie di piogge torrenziali in Piemonte che avrebbero portato alla devastante alluvione di Asti. Una piccola folla di ragazzi, con direttrice e insegnanti, accompagnò Ginella fin sulle soglie del cancello che dava sulla via Aurelia. Si avviò verso la stazione carico di bagagli con la testa coperta da un fazzoletto annodato ai quattro angoli.
Da Asti arrivarono le notizie terribili dei 15 morti causati dall’esondazione del Borbore e del Tanaro e la direttrice Angiola Quaranta riunì i ragazzi nel piazzale interno, confinante con un piccolo cantiere navale, e fece recitare una preghiera. Nell’arco della sua lunga vita, Ginella ha collezionato un numero infinito di riconoscimenti anche importanti – venne insignito anche del titolo di Cavaliere della Repubblica – per l’attività artistica e per l’impegno come educatore. L’attività didattica e pedagogica del Maestro, iniziata alla fine degli anni Trenta, si svolse, oltre che nelle colonie e nei centri estivi, in oratori, scuole pubbliche e private. Ebbe anche allievi ai quali diede lezioni a domicilio e insegnò a quanti volevano imparare a suonare, oltre alla fisarmonica anche la chitarra.
Di pari importanza fu il “mestiere” di compositore.
Innumerevoli sono le arie, i motivi, le canzoni da lui scritte.
E se è vero che il successo ottenuto da Tèra Astesan-a è rimasto ineguagliato, molte altre canzoni contribuirono a dargli notorietà. I temi ispiratori furono soprattutto l’amore per la terra, la natura, la gente dell’Astigiano.
Era un vero “cantore del territorio”.
Verso la fine degli anni Sessanta, don Giacomo Accossato, allora parroco di San Domenico Savio, la nuova parrocchia sorta nella zona Est della città, volle affiancare alla cantoria due cori composti da ragazze.
Coinvolse il maestro Ginella, il quale si prodigò nel reclutamento di voci nuove e provvide alla loro preparazione musicale.
Alla fine nacquero “Le beniamine”, gruppo composto da bambine dell’età compresa nel quinquennio della scuola elementare e “Le Stelline”, con ragazze delle medie e superiori. Angela Bortot e Daniela Zanaga, che parteciparono come coriste alla meravigliosa esperienza, ricordano il personaggio e le emozioni suscitate da quell’avventura.
In coro con le ragazze del San Domenico Savio incontrarono anche Al Bano e Romina
Nel ’71, “Le Stelline” si esibirono negli studi televisivi della Rai di Milano dove c’erano anche Al Bano e Romina Power.
Una foto testimonia quell’incontro con i divi della canzone che emozionò le ragazze.
«Ginella riusciva a mettere a proprio agio chiunque.
Aveva un sorriso benevolo, ma che, al tempo stesso, esprimeva il suo grande carisma. Usava un metodo efficace per insegnare ed era dotato di una grande pazienza con noi ragazze.
Con lui abbiamo girato l’Italia e abbiamo rappresentato Asti anche a Valence e a Biberach, le città dei primi gemellaggi.
Ci piace ricordare anche la moglie del maestro, Angela Brunetto. Erano inseparabili e lei svolgeva la funzione di saggia consigliera. Angela aveva un anno in meno del marito ed è morta oltre vent’anni fa. Ora riposano insieme nel cimitero nella piana di Isola d’Asti e ogni tanto andiamo a portar loro un fiore».
Con gli anni, pur avendo diradato gli impegni, continuò a lavorare e a preparare nuove generazioni di cantanti e strumentisti. Ricordava lucidamente tutti i passaggi delle sue musiche, senza ricorrere all’aiuto degli spartiti.
La morte, per parafrasare una frase mutuata da Marcello Marchesi, fortunatamente “lo colse vivo”, con la sua inseparabile fisarmonica a tracolla, pronto a un nuovo concerto.
Le schede