Un animale selvatico ferito, o paralizzato dalla paura. A molti è capitato di trovarne, magari appena fuori di casa, soprattutto se si abita nelle zone meno urbanizzate dell’Astigiano. Alla sorpresa iniziale segue la domanda: e adesso da chi lo porto? Fin dagli anni Ottanta, molti sanno che la sezione locale della Lipu apre le sue porte alle creature che hanno bisogno di cure.
«All’inizio la nostra attività principale era proprio questa – ricorda Domenico Marinetto, ferroviere in pensione e delegato Lipu per Asti. Ci occupavamo di raccogliere gli animali che ci portavano da ogni angolo della provincia. All’epoca li trasportavamo a Parma per le cure, avevamo addirittura una convenzione con le Ferrovie per farlo».
La nascita della sezione locale risale al 1982, e se la sigla dell’associazione ambientalista – una delle maggiori in Italia insieme a WWF e Legambiente – sta per “Lega Italiana Protezione Uccelli”, l’attività dei suoi volontari non si è mai limitata alla cura e allo studio dei volatili. Volpi, rettili, persino caprioli sono stati ospitati nel centro di recupero di Tigliole, inaugurato nel 1993. È qui che l’associazione oggi ha sede e svolge la maggior parte delle sue iniziative, che consentono ad appassionati e visitatori di entrare in contatto con la natura.
«Uno dei nostri soci, Guido Giovara, mise a disposizione i suoi terreni per le attività della Lipu», racconta Marinetto. «È un grande appassionato, e i suoi figli che sono cresciuti in una famiglia dove l’interesse e la sensibilità verso la natura è grande, oggi sono suoi degni eredi e, se possibile, anche più appassionati di lui».
La collina che domina la strada verso la stazione è una vera e propria oasi anche dal punto di vista della vegetazione, con un percorso verde che si snoda tra le gabbie dove vengono temporaneamente custoditi gli animali in cura. La loro liberazione, una volta tornate le forze necessarie a sopravvivere, è un momento che lascia un ricordo vivido nella memoria di chi lo vive.
«Il recupero di certe specie è essenziale anche quando in ballo c’è un singolo esemplare – spiega Marinetto – mentre per le specie più comuni rappresenta comunque un’esperienza di corrette pratiche ambientali. Penso che la gente senta una forte necessità di avvicinarsi alla natura, per qualcuno è una scoperta vedere da vicino anche solo una gazza. Del resto, la gente tende a proteggere ciò che conosce, e far conoscere gli animali è la nostra missione».
Ma si sa qualcosa degli animali che vengono curati e poi lasciati tornare in libertà? Uno studio in questo senso la Lipu l’ha fatto. «Qualche anno fa ci siamo chiesti quanti degli animali recuperati riuscissero a sopravvivere. Abbiamo fatto un censimento con gli allocchi, una specie di rapaci notturni: dieci esemplari sono stati identificati da segnalatori radio, quindi liberati a luglio. A gennaio, quando le radio si erano scaricate, siamo riusciti a stabilire che sei erano ancora vivi, due avevano perso le radio, uno era stato investito da un treno e solo uno non aveva imparato a cacciare. Insomma, quasi tutti avevano imparato a cavarsela. Il che ha confermato che la nostra metodologia per il reinserimento degli animali in natura funziona».
Eppure, le possibilità di intervento della Lipu di Asti sono limitate. La stessa fama del centro attira più pazienti pennuti di quanto Tigliole riesca a gestire, per cui l’associazione invita chi trova un animale selvatico in cattive condizioni a rivolgersi in prima battuta a un veterinario. Oltre all’attività di recupero degli esemplari, l’associazione si è distinta anche per numerose ricerche sul campo che restituiscono una fotografia ben precisa della vita animale nell’astigiano. Gli uccelli, in particolare, sono eccellenti bioindicatori. Specie che spariscono, altre che compaiono, modifiche al loro comportamento: tutti elementi utili a capire come sta cambiando l’ambiente astigiano.
Gli studi sull’avifauna realizzati dalla Lipu di Asti hanno ad esempio confermato la quasi totale sparizione delle rondini dalle torri di Asti, soppiantate dai più comuni rondoni. Una specie che invece difficilmente abbandonerà i tetti è il colombo, oggetto di un censimento che nel 2013 ha stimato in circa 900 esemplari la popolazione cittadina, e ha descritto i movimenti dei diversi gruppi presenti in città. Una curiosità: quasi tutti, a cavallo di mezzogiorno, vanno a cibarsi dei semi sui campi tra Torrazzo e San Marzanotto. I due progetti, insieme a molti altri, sono frutto dell’impegno di esperti e ricercatori che gravitano intorno all’associazione, come Luca Calcagno ed Enrico Caprio.
Il numero di iscritti è cresciuto molto dai primi anni Ottanta, oggi si contano circa 400 tesserati alla Lipu di Asti e tantissimi che ogni anno varcano la soglia del centro di recupero di Tigliole. «Ho notato un lento ma significativo ricambio generazionale – annota Domenico Marinetto – dall’anno scorso alcuni giovani hanno iniziato a ritrovarsi al centro. La cosa mi ha rincuorato un po’». Durante l’anno la sezione organizza momenti di divulgazione, con la possibilità di osservare da vicino creature affascinanti e sfuggenti.
La Lipu collabora poi insieme alle scuole, con l’inizio del nuovo anno l’associazione offre la possibilità di organizzare laboratori sui temi dell’ambiente e degli ecosistemi. È sui banchi di scuola che bisogna mettere ali al rispetto per la natura. E, a proposito di scuola, da non perdere l’auletta didattica realizzata tra gli alberi a Tigliole. Uno spazio raccolto dove ascoltare le relazioni degli esperti, vedere filmati e lasciarsi conquistare dalle sorprese della natura
Lipu Asti
Delegato provinciale: Domenico Marinetto
Segretario: Angelo Rossi
Responsabile centro di recupero: Guido Giovara
Responsabile educazione ambientale: Luca Calcagno
Indirizzo: Strada Stazione San Damiano 48 bis – 14016 Tigliole d’Asti
Email: lipuat@libero.it
Sito web: www.lipuat.com
Per le visite al centro di recupero: 338 9320815