Sessant’anni di sport astigiano
Una vita sempre in prima fila
Tra poco meno di quattro mesi compirà 84 anni, di cui quasi settanta vissuti con rara intensità sportiva. Michele Serra non aveva ancora sedici anni e già cominciava ad interessarsi di sport. Determinante fu la conoscenza con i quattro “professori-guru” Angelo Vada, Renato Agnese, Luciano Fracchia e Carlo Mosso. Prima il nuoto nelle acque del Tanaro dove per un paio d’anni si disputarono le eliminatorie della Coppa Scarioni1, poi l’atletica, che si praticava nel leggendario “cortilone” di via Natta nella neonata Atletica Asti. La sua passione era la corsa campestre ma, per uno di quegli strani casi di cui è ricca la vita, diventò un acrobatico saltatore con l’asta, acquisito addirittura dal Lancia di Torino con cui conquistò il titolo di campione piemontese di Terza categoria. Conclusa l’esperienza, arrivò il tempo dello sport dirigenziale, prima al Coni, poi al Panathlon Club, e tra i Veterani sportivi e ancora al Coni da vicepresidente e presidente. Mezzo secolo vissuto non senza problemi e guai personali (uno di questi lo costringe a muoversi con l’ausilio di una protesi ma che, se possibile, lo ha reso ancora più grintoso e combattivo di prima) che gli ha permesso di vivere e osservare, da una posizione privilegiata, gli epocali cambiamenti della vita sportiva nel nostro paese. Un osservatorio che ha lasciato, per ovvi motivi anagrafici, da poco più di due anni senza per questo rinunciare all’abituale capacità di analisi dei fenomeni che si verificano nel mondo sportivo astigiano, non ultimo l’inquietante azzeramento del “suo” Comitato del Coni, vittima della furia da taglio di questi tempi.
Michele Serra ha passato, insieme alla moglie Carla, le vacanze estive nell’accogliente Fertè di Valmanera, gestito – manco a dirlo – da un irriducibile appassionato di motocross come Gippy Crosetti ed è qui che ci ha “confessato di aver vissuto”.
Michele Serra si è spento il 3 aprile 2020 all’età di 92 anni, dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui dal Coni la Stella d’Oro al merito sportivo.
Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2022
Banale ma necessario. Ti sei visto passare sotto gli occhi sessant’anni di sport astigiano. In cui è cambiato quasi tutto. In meglio o in peggio?
Tutto in peggio sicuramente no. La storia è stata lunga, complessa e non avara di successi. Abbiamo avuto grandi momenti in atletica, il Campo scuola, la Piscina comunale, grandi campioni di bocce, la Saclà, la Riccadonna, l’Asti in C1, la rinascita del tamburello ed oggi il calcio a 5. Nel frattempo, però, Asti è cambiata e non in meglio. I grandi momenti del passato sono sempre più lontani. Forse la città è diventata un paese; di certo quel piccolo ambiente di provincia, dove era facile riconoscersi e godere delle non molte cose che avevamo, non c’è più.
Un tempo, non è la preistoria, lo sport si viveva soprattutto dentro la città. Fuori Asti si andava in pochi, io tra questi, e non era poi così male. Giusto conoscere quel che facevano gli altri, ma stare qui consentiva di dare grande forza alle iniziative locali dove l’elemento nostrano era sempre riconoscibile. Il “comunale” aveva le tribune di legno, ma se giocava l’Asti erano sempre piene. Oggi sono più robuste ma ben pochi vi si siedono. Ad essere sincero, non so perché si sia arrivati a questo punto: la società è cambiata radicalmente e lo sport non poteva che seguire la corrente, ma in altre città le cose sono andate diversamente. Ancora una volta gli Astigiani si distinguono per essere gente fuori dal coro. Non sempre è un bene.
Torniamo alle origini. Nello staff del Coni già nei primi anni del dopoguerra e nel 1963 entri nel Panathlon2. Perché?
Perché mi sono ritrovato perfettamente negli scopi del Club che si proponeva di discutere e approfondire tematiche sportive all’interno di un gruppo di persone qualificate per farlo.. Non si voleva farne un Rotary degli sportivi, bensì – al momento del mio ingresso, insieme a Giuseppe Veglio, Elio Visetti e Oreste Ambrosio, il presidente era l’ing. Mario Casuzzi – di dar voce a tutti coloro che lo sport lo facevano, lo avevano fatto e lo dirigevano. Altro che Rotary!
Il Panathlon è stato l’occasione per conoscere alcuni tra i più grandi personaggi dello sport italiano, da Vittorio Adorni a Edoardo Spallino, da Aldo Mairano alla grande discobola triestina Marcella Skabar per citare solo quelli che mi vengono in mente. Ma mi ha anche permesso – prima da Presidente del club di Asdi e poi da Governatore – di aver vissuto da protagonista nel cuore dello sport italiano.
Veniamo al Coni. Hai lavorato al fianco di tre diversi presidenti prima di diventarlo tu stesso per quattro mandati (dal 1994 al 2009).
Sono stati tutti e tre personaggi importantissimi per l’evoluzione dello sport astigiano, ma diversissimi tra loro. Con Cendola è stato sicuramente il periodo più entusiasmante: c’era da rimettere in sesto quasi tutto dopo la guerra e gli stimoli non mancavano; con lui ho imparato a fare il dirigente. Il segretario del Coni era all’epoca Umberto Vacchelli, storico corrispondente della Gazzetta dello Sport, ma dovette trasferirsi a Canelli per lavoro. Cendola mi chiese se volevo sostituirlo: mi sentii particolarmente orgoglioso della sua “scelta” e di lì cominciò tutto. Cendola, uomo di sinistra come l’allora presidente nazionale del Coni, Giulio Onesti, era un puro e per me un maestro di sport e di vita. Poi venne Micco, altro socialista, gran signore e grande amico, con alle spalle una storia ben diversa da quella di Cendola: nazionale di Hockey su prato alle Olimpiadi di Helsinki ‘52, medico a Moncalvo di cui fu anche sindaco. Alla sua città “regalò” l’ancor oggi magnifica area sportiva delle Vallette. Infine Faussone, eccellente presidente, attivissimo, con un’esperienza dirigenziale in vari settori, tra cui ciclismo e motociclismo, rischiò di diventare il presidente del nuovo Palazzetto. La cosa, come tutti sanno, non andò a buon fine.
E poi al Coni arrivò Michele Serra
E poi arrivai io. Affrontai subito la drammatica situazione creatasi dopo l’alluvione del ’94: impianti sportivi gravemente danneggiati nel capoluogo ed in altri sei Comuni, tra cui Nizza e Canelli. Il lavoro di quei mesi successivi fu tutto dedicato a trovare fondi e aiuti per ripristinare gli impianti finiti sott’acqua e dopo un anno eravamo pronti a ripartire. Fortunatamente era quello un periodo – l’ultimo a dire il vero – in cui le risorse finanziarie erano ancora consistenti.
Non cifre enormi ma sufficienti a fare attività incisive. Questo mi ha consentito di poter dare vita, insieme ai miei ottimi collaboratori del Comitato, ad una serie di iniziative rimaste tuttora in vita. Tra tutte la Festa dei Campioni dello Sport Astigiano, lo Sportello Sport, lo Sport Day ed infine la Giornata Provinciale dello Sport Paralimpico. Crebbe anche l’impegno per sostenere le attività scolastiche, coordinate dal prof. Piercarlo Molinaris, mio successore alla guida del Coni provinciale, che portarono a grandi edizione dei Giochi sportivi studenteschi, Giocosport e Giochi della Gioventù.
Se Michele Serra passerà alla storia, sarà per aver dato, primo nella storia astigiana, rilievo e dignità alle tre discipline della tradizione: bocce, pallapugno e tamburello?
Non so se passerò alla storia, ma non ho timore a dire che il Trofeo “Sport tradizionali” per le scuole medie è stata una mia invenzione. Mi sembrava illogico che si dimenticassero gli sport che sul territorio avevano tradizioni antiche e gloriose.
Avevamo cominciato con Corsa campestre, Tamburello e Pallapugno, ma capii ben presto che la prima non c’entrava nulla, mentre restavano fuori le Bocce. Per poterle inserire inventammo, insieme a Molinaris, Beppe Andreoli e Giovanni Penna un gioco a punti che consentisse di usarle bocce.
Un grande successo che continua ancora oggi.
Viviamo tempi piuttosto difficili per lo sport e per il Coni. Sul futuro non c’è da essere molto ottimisti. Restiamo allora ancora al passato. Qual è stato il momento che ricordi con maggior piacere della tua carriera e quello che non avresti voluto affrontare.
La carriera è stata lunga e non sono mancati i momenti piacevoli e quelli meno. Tra i primi, uno dei più “esaltanti” – e di cui non posso non essere orgoglioso – è stato quello dell’incontro a Losanna con Samaranch3 all’epoca Presidente del CIO e quindi capo mondiale dello sport. Mi ricevette, con gli altri 10 Governatori del Panathlon International, e fu possibile dialogare a lungo con una delle persone sportivamente più straordinarie che abbia conosciuto. Tra i secondi, la morte di Aldo Mairano4, grande dirigente che aveva, tra l’altro, lontane frequentazioni astigiane. Si era stabilito tra noi un istintivo rapporto di amicizia che crebbe ulteriormente quando seppe che ero di Asti.
Un grande amico che ho voluto accompagnare nel suo ultimo viaggio al cimitero di Novi Ligure.
NOTE
1 La Coppa Scarioni, nata nel 1913 come Gare Popolari di nuoto ad opera del giornalista Franco Scarioni, era una gara nazionale giovanile di nuoto, che si svolgeva con eliminatorie locali. Venne intitolata a Scarioni, caduto nella Prima guerra mondiale. Importante appuntamento per i giovani nuotatori italiani fino all’inizio degli anni ’80. Ad Asti si gareggiò sul Tanaro, per le distanze corte tra le due sponde, appena sotto il ponte di corso Savona. Migliori nuotatori dell’epoca si rivelarono Luigi Brignolo, Fernando Caredio e Franco Marchini.
2 Il Panathlon (in un primo tempo definito il Rotary degli sportivi) viene fondato il 12 Giugno 1951 a Venezia da Mario Viali. Diventerà International nel 1960. Il club astigiano viene fondato nel 1962.
3 Juan Antonio Samaranch, Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) dal 1980 al 2001. Uno dei suoi più grandi meriti è stato quello di risanare il CIO dal punto di vista finanziario Sotto la sua presidenza i Giochi olimpici sono cresciuti fino a diventare il più grande evento planetario, grazie anche al fatto di aver aperto le porte ai praticanti professionisti.
4 Aldo Mairano fu presidente della Federbasket dal 1946 al 1954, diventando l’artefice della prima grande crescita qualitativa del movimento cestistico nazionale. A lui era intitolato un celebre Torneo internazionale di basket che portò in Italia alcune tra le più famose Nazionali del mondo. Presidente del Panathlon club International dal 1959 al 1968 e Dirigente responsabile, nel 1960, del viaggio della Fiaccola Olimpica da Olimpia a Roma.