L’esposizione dedicata agli arazzi rappresenta un omaggio all’attività delle due
prestigiose manifatture astigiane Scassa e Montalbano, protagoniste di un capitolo importante e unico nell’ambito del rapporto della nostra città con l’ambiente artistico e culturale a partire dagli Anni Sessanta del Novecento.
La mostra presenta una selezione di 21 arazzi concessi in prestito da enti astigiani e collezionisti privati. Nelle più recenti esposizioni si è sottolineato il ruolo di Asti nell’inserimento dell’arte antica dell’arazzeria all’interno del
dibattito culturale del secondo dopoguerra.
All’iniziativa di Ugo Scassa si deve la nascita del primo laboratorio di tessitura di arazzi con telai ad alto liccio. Successivamente con la collaborazione di Corrado Cagli la manifattura, situata dal 1966 nella Certosa di Valmanera, si impone all’attenzione degli artisti e critici italiani. Oltre a far riprodurre in
arazzo molte sue opere, tra cui il grandioso esempio di Apollo e Dafne (1967) esposto in mostra, Cagli coinvolge in questa impresa Mirko, Guttuso, Clerici e altri, inoltre vengono realizzate riproduzioni di opere pittoriche di Luigi Spazzapan, Antonio Corpora e Giuseppe Capogrossi.
Va ricordato che l’esordio della manifattura di Asti è legata al prestigioso concorso del 1960, per la decorazione del Salone delle feste di prima classe della nave Leonardo Da Vinci. Ugo Scassa vinse l’appalto ed è così che ad Asti furono eseguiti 16 arazzi per il Salone delle feste del grande transatlantico,
simbolo dell’affermazione dell’Italia e grande galleria d’arte viaggiante. Si tratta di un periodo che vide grandi successi, tra cui la committenza di nuovi arazzi per le navi Michelangelo e Raffaello, che è il tema del video prodotto nel 2013 dalla Fondazione Cassa di Risparmio e visibile in mostra.

Il laboratorio astigiano ha continuato a tradurre in arazzo opere di altri pittori
puntando anche sul metafisico, sul mitico e sul favoloso: Max Ernst, Giorgio De Chirico, Paul Klee, Matisse, Kandinsky, Mirò e Botero, Guttuso, Sironi, Mirko, Muzzi, Gribaudo e Tadini; ci sono poi gli arazzi tratti dal disegno computerizzato dei progetti architettonici, come nel caso dei lavori di Renzo Piano.
La mostra, nella sezione “Gli intrecci del Novecento”, apre agli arazzi di Vittoria Montalbano, che dopo un’importante collaborazione presso la manifattura di Scassa diretta da Cagli inizia, dopo la morte dell’artista marchigiano (1976), un percorso autonomo di ricerca finalizzato alla
realizzazione dell’arazzo a diretto contatto e con la partecipazione dell’artista.
La tecnica utilizzata è sempre quella della lavorazione sul telaio verticale ad alto liccio, che consente di ottenere un prodotto più curato e preciso. La mostra accoglie un gruppo di arazzi che sono una splendida testimonianza del percorso che Vittoria ha condiviso con Valerio Miroglio dal 1980 al 1991, anno della morte dell’artista astigiano.
Tra questi si possono ammirare quelli della collezione d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti: la Scoperta dell’America secondo l’interpretazione di Miroglio eseguita in occasione delle Colombiadi (1992), Creazione (1983) con il suo messaggio ecologista, Omaggio a Rubens dall’inedito formato ovale, e Doppio Sole (1989) della collezione della Banca di Asti, nei quali si riscontrano monumentali omaggi al repertorio rinascimentale e barocco
d’immagini. Il percorso di visita comprende l’incredibile “esplosione” floreale F. Bomb e Flora (entrambi provenienti da collezioni private).
Sotto la direzione artistica di Miroglio e quella tecnica di Vittoria nascono circa
venti arazzi, ma altri artisti hanno subito il fascino delle potenzialità espressive della tessitura: Francesco Preverino con Subway (2004), trasposizione ricca di fascino della pittura veloce e tattile che riguarda la metropolitana newyorkese, Sandro de Alexandris con Stanza (1999) e Giardino (2001), Eve Donovan con Drum (1992).
L’arazziera ha potenziato il suo linguaggio intraprendendo nuove strade
anche diverse dall’antica tecnica dell’alto liccio, come quella della fiber art.
Dopo la morte di Miroglio nel 1991, Vittoria Montalbano ha scelto di coinvolgere artisti dalla visione più intima che le permettevano di sperimentare creando mélanges di 6-8 fili o hachures con cuciture direttamente eseguite al telaio, interpretando con sensibilità personale i progetti degli artisti scelti. L’arazzo diventa mezzo per un nuovo tipo di
comunicazione, talvolta fuori dalle logiche di mercato.

L’esposizione di Palazzo Mazzetti accoglie Apollo e Dafne di Corrado Cagli (nel
Salone d’Onore), dove sono evidenti i riferimenti alla cultura manieristica
cara all’immaginazione di Corrado Cagli (Pontormo, Rosso Forentino, Primaticcio), due arazzi tratti da opere di Luigi Spazzapan (Pittura murale,
1980; Composizione astratta, 1968). La magia della trama e la grande sensibilità nell’interpretazione di capolavori sono presenti in Tiro al bersaglio (1986), di Felice Casorati nel 1919 e nel Teatro delle Marionette di Paul Klee.
Dall’amicizia di Scassa con Paolo Conte nasce Composizione astratta (2005), che può essere letta anche come un omaggio dell’avvocato-cantautore astigiano all’espressionismo astratto e a quella grande stagione dell’arazzeria la cui piena affermazione è dovuta alla committenza degli arazzi quale arredo per le grandi navi italiane.
Il laboratorio di Asti ha realizzato inoltre anche gonfaloni, tra cui quelli
esposti: lo stendardo della Provincia di Asti (2002) e il bellissimo Palio progettato da Ugo Scassa e vinto nel 2010 dal Borgo Tanaro Trincere e Torrazzo; entrambi sono caratterizzati dai richiami alla grande pittura: dalle figure eseguite tra Quattro e Cinquecento dall’astigiano Gandolfino da Roreto, alla celebre tela di Giorgio De Chirico con il cavallo Arione, immortale, divino e soprattutto veloce.












































