Il libro di Maria Grazia Cavallino ci regala il racconto della vita dell’ultimo Marchese Borsarelli vissuto nel castello di Settime. In due parti: gli eventi e le grandi passioni della sua brevissima e intensa esistenza – 25 anni –, poi il suo diario degli Anni ’50, le lettere e le poesie, il tutto accompagnato da fotografie di luoghi e persone e delle opere del pittore e dello scultore che Luigi fu. Fu anche contadino nelle terre del castello con grande passione “chiedendosi un giorno come le mani nervose, unte e odoranti di nafta che stanno guidando il trattore possano essere le medesime che presero tazze di tè e pasticcini criticando il prossimo”.
Non ama i discorsi salottieri il Marchesino, ma ama sporcarsi le mani, con la terra, la creta, i colori e inventa opere in cui si vede un grande talento. L’autrice ha potuto conoscere così a fondo Luigi grazie all’amicizia con la sua mamma, la Marchesa Pina, “una figura nera e frettolosa, due occhi infossati in occhiaie violacee”, che l’ha accolta nel castello, lei rimasta sola, sopravvissuta al marito e al figlio e grazie anche all’amicizia con Antonio, compagno di scuola e di marachelle del Marchesino, e con storie senza fine da raccontare su di lui.
Luigi Borsarelli di Rifreddo “Uno che si crede uno scultore” Viaggio nella vita di un ventenne astigiano dal 1951 al 1955, Maria Grazia Cavallino, Montafia, Durando Giovanni, 2015, pag. 99