Il castello di Frinco è tornato agli onori delle cronache in conseguenza del crollo del 4 febbraio scorso, un cedimento strutturale che ha danneggiato anche alcune case del paese. Un crollo annunciato: già il 17 marzo 2009 si era verificato un fenomeno analogo, seppure di minore entità. E dire che ancora nel 1965 Lodovico Vergano, insigne studioso astigiano, autore di una fondamentale Storia di Asti, nel suo Tra castelli e torri della provincia di Asti, cronaca del vagabondaggio di un «turista dall’animo un po’ disposto ad ascoltare le voci del passato e ad ammirare quanto di bello i nostri padri ci hanno trasmesso», parla di questo maniero come di «uno dei meglio conservati della provincia». Tanto che gli viene voglia di visitarlo, ma amaramente constata: «come sappiamo è stato trasformato in pollaio, non ce la sentiamo di venire a contatto con incubatrici e gabbie di ingrassamento nei locali che sono stati testimoni di tante vicende di storia».
È uno dei periodi neri dell’edificio, che nel corso di quasi un millennio ha ospitato un po’ di tutto: dalla popolazione locale assediata, ai soldati, dai prigionieri di guerra ai seminaristi. Perfino i polli appunto. È davvero lunga e tormentata la storia di questo castello che, in origine e a lungo sede della signoria di Frinco, ha poi conosciuto varie proprietà, fino alla decadenza degli anni recenti. Un declino che vide ai suoi piedi, nella valle Versa, anche il sorgere a metà degli Anni Settanta del Novecento di una inquinante fonderia di piombo, che fu chiusa dopo battaglie legali ed ecologiche. Ne sono rimasti gli inutili capannoni testimoni di scelte sbagliate di presunto sviluppo. Torniamo alla storia di questo maniero. Nella Corografia Astigiana, compilata negli anni 1814-16 e pubblicata in due volumi curati da Renato Bordone dalla Cassa di Risparmio di Asti nel 1977, l’avvocato De Canis ricorda come una parte della costruzione – nella quale peraltro «non c’è nulla di rimarchevole, salvo una grossa rotonda torre e la zecca» – «fu fatta volar via in aria colle mine da’ Francesi nel 1640 perché gli abitanti di Frinco là entro chiusi s’opposero alla loro marcia verso Torino dal soccorso di Casale». Il nome di Frinco ha origini germaniche e l’abitato nasce probabilmente nel IX secolo dopo l’invasione dei Franchi, anche se il borgo si consolida nel 1100-1200. Il primo documento che ne testimonia l’esistenza risale al 18 aprile 1117: in un testamento, i coniugi Gerberga e Bongiovanni lasciano all’episcopato di Asti le loro proprietà nel paese. Nella chiesa parrocchiale Santa Maria il 19 aprile 1227 è stilato un accordo fra il Comune di Asti, da cui Frinco dipende, e il Marchese Bonifacio del Monferrato, riguardo la guerra contro gli Alessandrini. Il castello è invece citato per la prima volta in un atto del 10 agosto 1288 che sancisce i confini fra Calliano e Guadarabbio (abitato nei pressi di Castell’Alfero). Si tratta di una possente struttura difensiva a più piani, che per secoli ha fatto da custode alla valle sottostante, con la sua svettante torre circolare. Le origini della Signoria di Frinco presumibilmente risalgono all’inizio del XIII secolo. Attorno al 1250 il paese è concesso alla famiglia dei Pelletta, banchieri già in possesso di Cortanze, Cortazzone, Corsione e Soglio. Dall’inizio del XIV secolo cedono gradualmente alla famiglia Turco, anch’essa di banchieri, il controllo sul territorio frinchese, fino al 26 aprile 1342, data in cui Asti riconosce la Signoria di Antonio e Turchetto Turco. In questo periodo Frinco e il suo castello sono coinvolti nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini. Parteggiano per questi ultimi (come attestano le merlature della torre), in una coalizione che comprende anche le famiglie Guttuari e Isnardi, e in un primo tempo prevalgono, finché i Guelfi, capeggiati dalla famiglia Solaro, hanno la meglio, anche se il castello, per tre volte sotto assedio, si dimostra imprendibile. Nell’aprile 1312 i Ghibellini astigiani sono definitivamente sconfitti e il 4 marzo 1314 Roberto d’Angiò diviene Signore di Asti, ponendo fine alla repubblica astese. Nel 1387, a seguito del matrimonio di Luigi d’Orléans con Valentina Visconti, Frinco è assegnato agli Orléans finché, nel 1438, l’imperatore Alberto II lo dichiara feudo imperiale.
Nel 1487 ospitò la zecca dei Mazzetti
Ai Turco succedono i Mazzetti che nel 1487 hanno dall’imperatore la concessione di coniare in Frinco le proprie monete, con lo stemma araldico delle tre mazze: l’attività porterà notevoli introiti, anche grazie alle falsificazioni di monete altrui, operate soprattutto intorno al 1600. Nel 1630 il castello è parzialmente distrutto da mine di una colonna francese nella guerra per la successione di Mantova, fra i Savoia e i Gonzaga (è l’evento cui fa riferimento il De Canis). Nel 1829 si estingue la dinastia dei Mazzetti e Frinco è acquisito dai marchesi Camerana, i fratelli Giulio ed Eugenio dei Roero di Settime. Ormai abolito ogni privilegio nobiliare in seguito alla Rivoluzione Francese, il paese e il suo maniero non sono più feudo o signoria, ma una proprietà privata. Nel 1893 gli Incisa di Camerana cedono il castello alla congregazione degli Oblati di San Giuseppe di Asti: diventa la sede estiva per gli studenti del Ginnasio e del Liceo e per i novizi. Negli anni ‘60 del Novecento è acquistato da un’azienda che vi impianta un allevamento di pollame; alcuni anni dopo però la ditta fallisce, il castello è sequestrato e messo all’asta dal tribunale giudiziario. Nel 1992 è acquistato dalla famiglia Pica Alfieri. Il resto è storia recente. Alla fine del 2007 un imprenditore milanese costituisce una società per farne un centro turistico, ma fallisce e va tutto all’asta. Nel 2011 si costituisce il Comitato “Salvaguardia del Castello di Frinco”, per ottenere la messa in sicurezza delle parti che rischiano di crollare salvando il monumento e l’abitato sottostante. L’obiettivo è riuscire in futuro ad aprirlo al pubblico, creando i presupposti per la costituzione di un’Associazione Storica del Castello di Frinco. Arriveranno in tempo?