Nel 1981, anno della fondazione, Utea era l’acronimo di Università della Terza Età di Asti, ma dal 2015, dopo una revisione dello statuto conseguente a una riorganizzazione dell’associazione, è diventato la sigla di Università delle Tre Età di Asti. Una variazione che, mantenendo le sue finalità socio-culturali, ha permesso all’Utea di abbassare l’età minima di adesione ai corsi, aprendoli a chi ha compiuto i 25 anni. Quindi da scuola per pensionati a centro didattico di divulgazione aperto a più generazioni seguendo il principio dell’educazione permanente che non limita la stagione dell’apprendimento alle età scolastiche.
L’ispirazione venne nel 1980 alla moglie del presidente della Provincia Guglielmo Tovo
La nascita dell’Utea fu ispirata dalla moglie del presidente della Provincia Guglielmo Tovo (ingegnere, al vertice dell’ente provinciale dal 1980 al 1994 e scomparso nel 1997, vedi Astigiani n. 2 pag. 4). La signora Anna aveva partecipato ad alcuni corsi avviati dall’Università di Torino che, a sua volta, era entrata in contatto con una scuola per adulti della terza età nata in Francia nel decennio precedente. L’entusiasmo della moglie aveva fatto scaturire in Tovo l’idea di creare un qualcosa di simile sul territorio astigiano. Discutendone con lei e con la coppia di amici Cavagnero (Sergio, lo storico preside del Liceo Scientifico Vercelli, e la moglie Giovanna), affinò i frutti della sua intuizione. In una pubblicazione realizzata dall’Utea in occasione del trentesimo anniversario di fondazione, si legge il ricordo dello stesso Tovo: «Esposi l’idea e vennero le prime obiezioni: ricordo quella di mia moglie, molto ferrea e contraria a trasferire l’iniziativa presso la Provincia perché intravvedeva il pericolo di una politicizzazione dell’organizzazione. Parlammo allora del volontariato e della necessità che alla base di quell’attività ci fosse l’apporto sentito e volontaristico dei docenti della progettata “Università”. Seguirono giornate di meditazione, ma intanto stavo sempre più convincendomi che l’idea era buona e importante. L’aspetto sociale e umano dell’iniziativa offriva forti motivazioni. Una, più di tutte, sembrava vincente: la cultura come veicolo di socialità. Iniziai a parlarne in giunta provinciale e fu un coro di consensi».
I punti fondamentali del carattere dell’associazione auspicati da Tovo sono tuttora immutati. Per l’Utea, infatti, il volontariato e gli aspetti socioculturali sono tra i pilastri che reggono le attività quotidiane e influenzano le scelte programmatiche.
«Non rilasciamo titoli di studio e non ci sono esami: la nostra vuole essere un’operazione culturale e di aggregazione – spiega Giusy Gobello, l’attuale presidente del sodalizio astigiano. I nostri iscritti pagano la quota associativa annuale di 25 euro più il costo dei corsi ai quali si iscrivono che vanno dai 15 dell’area letteraria agli 80 euro dell’area linguistica fino ai 200 e oltre per i corsi di acquagym. La struttura dell’Utea è prevalentemente a base volontaria con una ventina di addetti di segreteria che non percepiscono alcun introito, tranne una dipendente part-time».
Ai docenti, selezionati in base al curriculum dopo la consegna di un progetto esaminato dalla commissione didattica, è riconosciuto un compenso di circa 20 euro l’ora.
Avvalendosi dell’iniziale collaborazione di Carlo Berruti e di Luigi Pelissero, Tovo diede vita a quella realtà che, crescendo in modo lento ma costante, è diventata oggi un punto di riferimento nella vita culturale dell’intera provincia di Asti. Ai due primi collaboratori di Tovo, da subito Presidente onorario, si sono poi aggiunti, tra gli altri, Remo Fornaca, docente universitario che divenne il primo presidente, e il magistrato Mario Bozzola vicepresidente. Sono tanti i nomi che, a iniziare dal primo anno accademico avviato l’8 febbraio 1982 si sono impegnati a vario titolo nell’associazione, dai componenti del Consiglio direttivo, ai docenti, ai volontari di segreteria e agli altri collaboratori.
Corsi non solo ad Asti ma anche nei paesi
Ma cos’è l’Utea oggi, alle porte del suo trentasettesimo anno accademico? L’associazione ha mantenuto i suoi legami storici con la Provincia, che le mette a disposizione la sede con accesso dal lato verso i giardini del palazzo di piazza Alfieri. L’associazione svolge attività anche in quindici paesi dell’Astigiano e non solo nel capoluogo. I numeri sono imponenti: 2744 gli iscritti dello scorso anno, la maggior parte dei quali tra i 50 e i 75 anni, per tre quarti donne.
I temi dei suoi numerosi corsi (sono 127 quelli in programma nel nuovo anno accademico) sono i più disparati. Si va dall’archeologia all’alimentazione e nutrizione, ma anche a comportamento degli animali, medicina, diritto, filosofia, cultura tedesca, lingue straniere, acquagym, nuoto, pilates, yoga, cucina, informatica, pittura e teatro. Novità dello scorso anno, che sarà riproposto visto il grande successo, è il corso di nordic walking, le camminate con i bastoncini, e ci sono anche gite di un giorno, anche al di fuori dell’Astigiano, viaggi, concerti, conferenze e spettacoli cinematografici.
«Ogni anno ci sono novità: molti corsi interessano le attività motorie – spiega la direttrice dei corsi Giovanna Banchieri. Tra le novità del nuovo anno accademico, attiveremo un corso sulla geografia delle tradizioni, in collaborazione con il club Unesco, e uno sul vino che ci è sembrato interessante. Per mettere in risalto la figura delle donne ci sarà “E se le donne parlassero di…”, ma anche conferenze aperti a tutta la cittadinanza (“Incontro con la società” e “Incontro con gli scrittori” a Palazzo Mazzetti, ndr) e attività con la Casa di Riposo e la Caritas».
Dalle danze occitane all’uso dei tablet
Tra i progetti dell’Utea, oltre all’attivazione di altri nuovi corsi per offrire un sempre più ampio ventaglio di possibilità, c’è l’idea di incrementare la collaborazione con la realtà universitaria di Astiss: attualmente concede aule per i corsi, ma potrebbe ospitare un giorno anche la sede dell’associazione. Tra le altre novità del 2017/18, corsi sulla storia medievale, visite ai castelli, grafologia, geografia, cultura giapponese, danze occitane, difesa personale, hydro running e anche utilizzo di smartphone e tablet. L’inaugurazione dell’anno accademico è prevista per il 16 ottobre al Teatro Alfieri con un concerto dei musicisti del Regio di Torino.