Un farmacista regista pensò di creare la scuola astigiana di sbandieratori
In più di 40 anni di vita sono passati sotto le insegne dell’Asta almeno 1600 giovani astigiani. Un esercito di sbandieratori e musici che hanno portato per il mondo il nome e i colori del Palio di Asti. È il gruppo che apre a settembre la sfilata, sempre presente nelle cerimonie cittadine più importanti, e ogni anno è impegnato in decine di trasferte: festival internazionali, eventi sportivi, rassegne.
Troppo facile affidare loro il titolo di “Ambasciatori del Palio”. Contrariamente a quanto molti credono, il nome Asta non deriva dalla denominazione romana di Asti che era Hasta Pompeia. È invece l’acronimo di Associazione Sbandieratori di Tradizione Astigiana che è stato poi sostituito dall’attuale Gruppo Sbandieratori del Palio d’Asti.
È proprio in seno al mondo del Palio che l’Asta è nata e si è sviluppata. La data di costituzione del gruppo è successiva di un anno alla ripresa della corsa nel 1967. In quell’anno e in quello successivo, nel 1968, rioni e Comuni in corsa portarono in sfilata solo porta-bandiere o gruppi di due o quattro sbandieratori, ancora piuttosto inesperti. Non c’era ancora una “scuola” astigiana dei giocolieri delle bandiere. Ad Asti per le prime due edizioni del Palio erano stati invitati gli sbandieratori di Fossano, nati con una rievocazione della sfida tra borghi, ripresa nel 1961, oggi conosciuti come Principi d’Acaja.
Già nelle edizioni del Palio astigiano degli Anni ’30 avevano partecipato figure simili agli attuali sbandieratori, ma senza lanci e giochi d’abilità. La funzione degli sbandieratori nelle battaglie era di segnalare con i vari colori delle bandiere le posizioni e i movimenti dei reparti, dare e ricevere ordini.
La prima idea di sbandieratori moderni “made in Asti” nacque nel rione San Pietro da un gruppo di ragazzi che si ritrovava di sera nel cortile del Battistero per i primi “esperimenti” nel lancio delle bandiere. Quegli esercizi incuriosirono Giuseppe Villavecchia, titolare della farmacia che si trovava di fronte, all’angolo tra corso Alfieri e piazza I° Maggio. Uomo di teatro e cinema, amante delle scenografie, era già stato impegnato per il carnevale astigiano, sviluppato dal sindaco Giraudi (vedi Astigiani 1, settembre 2012, pag. 24) prima della rinascita del Palio.
Villavecchia nel 1968 presentò in Comune la proposta di far nascere un gruppo di sbandieratori per il “nuovo” Palio e finanziò le prime attività. Approvata l’idea, tutto però era da inventare, a cominciare dai ragazzi da coinvolgere, selezionati nei vari rioni, ai costumi da realizzare, agli esercizi da inventare e provare. Ai primi “pioneri” di San Pietro se ne aggiunsero altri da San Secondo e, pian piano, il gruppo arrivò ai quindici elementi iniziali che trovarono spazio per gli allenamenti nella palestra di via Natta e nel suo cortile. Le bandiere per quegli esercizi erano di tela bianca. Il gruppo distingueva i vari passaggi con i numeri dall’uno all’8. Il primo problema era andare a tempo.
A Fossano per rubare i segreti di bandiere e tamburini
Si pensò quindi a un adeguato accompagnamento musicale, ma per creare un gruppo di tamburini era necessario conoscere cadenze e ritmi. «Andammo a Fossano per vedere un’esibizione degli sbandieratori che erano già stati ad Asti. Avevo nascosto un registratore sotto la maglia per poter “rubacchiare“ le varie cadenze dei tamburi e farle sentire al nostro gruppo che stava nascendo. C’era anche la necessità di trovare il giusto peso nel manico per bilanciare le bandiere perché potessero cadere correttamente durante i lanci» racconta Ilde Epoque, all’epoca all’ufficio di Gabinetto del sindaco Giraudi, che si stava attivamente occupando dell’organizzazione del Palio delle primissime edizioni. La registrazione carpita a Fossano fu affidata al maestro Giovanni Bosi dell’Istituto Verdi che si occupò della formazione dei musici.
Ad Alessandro Valpreda e a suo figlio Alberto, istruttori della Libertas di basket, fu affidata la preparazione atletica degli sbandieratori che dovevano correre e saltare. Venne definita una prima struttura organizzativa. Al gruppo dirigente si unirono Lina Simonazzi e il marito Carlo Gili, funzionario del Provveditorato, che si occupavano degli aspetti logistico organizzativi, affiancando lo stesso Villavecchia. Con loro anche Pia Costelli, Guido Faletti, Gerardo Turcone. Il medico Mario Zarella fu il primo presidente dell’Asta fino alla costituzione ufficiale del gruppo il 3 novembre 1970, quando la presidenza fu affidata a Giovanni Giraudi. Negli anni la carica è passata all’ex sindaco Guglielmo Berzano, sostituito per pochi mesi da Giuseppe Barolo che era stato egli stesso sbandieratore, successivamente da Gabriele Andreetta e attualmente dall’ex assessore provinciale Fulvio Brusa.
Definito il gruppo dirigente, rimaneva da risolvere il problema della sede. L’Asta utilizzò inizialmente una stanza e un magazzino sotterraneo di Palazzo Zoia, in via Carducci. Ben presto quei locali risultarono inadeguati alle esigenze di un’associazione che stava crescendo. Nel 1971 l’Asta si trasferì in via Mazzini, nei locali degli Oblati di San Giuseppe, in cui rimase fino alla fine del 2012.
Ora l’associazione sta ultimando la realizzazione di una nuova sede più accogliente in via Roero, in locali di proprietà del Comune, dove si trovava la scuola Gatti. In questa sede, ancora da completare e inaugurare, sono esposti tutti i trofei conquistati negli anni dall’Asta e i costumi del Capitano del Palio e del suo gruppo, disegnati dal maestro Eugenio Guglielminetti (vedi Astigiani 6, settembre 2013, pag. 54).
Quei costumi cuciti dalla sartoria della Scala
Costumi e bandiere erano gli ultimi tasselli del puzzle ancora da sistemare per far nascere il gruppo. I disegni dei costumi furono dello stesso Villavecchia che ne finanziò la realizzazione curata dalla sartoria Annamaria, che lavorava anche per il Teatro alla Scala di Milano. Sono in panno a losanghe colorate con calzamaglia in tinta. Qualcuno dei primi costumi è ancora conservato e tuttora utilizzato. Stile e foggia sono rimasti anche nei suggestivi rifacimenti.
Anche le bandiere dell’Asta furono disegnate da Villavecchia. In entrambi i casi si ispirò a modelli trecenteschi e adottò i colori dei rioni che avevano preso parte al primo Palio della ripresa, ma senza far prevalere un abbinamento piuttosto che un altro, in modo da dare all’Asta il valore e il significato di un gruppo al di sopra delle parti e delle passioni borghigiane.
Villavecchia si documentò andando ad Arezzo ed entrando in contatto con gli sbandieratori della Giostra del Saracino. Riuscì infatti a studiare peso, forma e dimensione di bandiere e costumi, chiedendo consigli anche per gli aspetti tecnici, organizzativi e coreografici. Dopo tante prove e allenamenti, finalmente il gruppo era pronto per la prima uscita, che avvenne il 26 aprile 1969 nella città francese di Valence, dal 1967 gemellata con Asti. Sedici gli sbandieratori che diedero vita a quella prima esibizione: Gianni Amerio, Emiliano Aroasio, “Pappo” Bortoletto, Pippo Bosso, Giorgio Cagnazzo, Emilio Gili, “Pepe” Goria, Franco La Rocca, Nando Maioglio, Mauro Marengo, Ezio Mosso, Roberto Nigido, Dario Occhi, Francesco Pastrone, Massimo Socco e Gianni Vullo. C’era un solo tamburino-rullante, Gigi Bona.
«Eravamo emozionati per l’esordio all’estero e felici per il viaggio in pullman in un clima da gita scolastica – ricorda Ezio Mosso che era nel gruppo e ora è vicepresidente vicario dell’associazione. I francesi ci abbinarono con le majorettes e a noi ragazzi andò benissimo così».
La prima uscita nel 1969 nella città gemella di Valence
A pochi mesi da quella prima uscita, domenica 14 settembre 1969 avvenne il battesimo dell’Asta al Palio. Il tempo era incerto e si temeva il diluvio che aveva flagellato l’anno precedente la corsa vinta da Aceto per San Pietro. L’inviato de La Stampa Giuliano Marchesini dedica agli sbandieratori una pennellata da grande cronista: «Le bandiere cosparse di colori frustano l’aria, s’innalzano a candela e ricadono sfioccando tra le mani protese».
Il primo vessillo dell’Asta venne portato da Claudio Cassinelli. Gigi Bona fu nuovamente il primo tamburino del gruppo, affiancato da altri quattro: Giovanni Cantarella, Paolo Frola, Flavio Duretto e Raffaele Tallarico. Al gioco delle bandiere erano in sedici, più o meno gli stessi di Valence: non erano più presenti Pippo Bosso e Massimo Socco, sostituiti da Rolando Doglione e Giovanni Tavella.
«Per noi fui un momento storico – ricorda Emilio Gili, la cui famiglia era tutta impegnata nell’Asta. Arrivare nella grande piazza, dopo aver percorso la sfilata tra gli applausi e la sorpresa del pubblico, è stato bello e intenso. C’era tensione perché capivamo che giocando in casa dovevamo essere all’altezza della situazione e avevamo paura di sbagliare. Andò tutto benissimo e ci conquistammo il posto in testa al corteo del Palio». Quell’anno rivinse San Pietro con Pecoraro detto “Tristezza”. Ma all’Asta erano tutti felici.
Esibizioni all’estero e nel 1982 la sigla di Fantastico con la Carrà
Il gruppo di musici, composto inizialmente solo da tamburini, si arricchì alla fine degli Anni ’70 con i suonatori di chiarine. I musici dell’Asta indossano ancora oggi i costumi bianco-rossi disegnati da Eugenio Guglielminetti sullo stesso stile di quelli del gruppo del Capitano del Palio. Dal 2007 tra i musici ci sono anche alcune ragazze, fino ad allora mai presenti nel gruppo e per ora ancora escluse dal ruolo di sbandieratrici. Ma fino a quando? Da quelle primissime esperienze l’Asta è cresciuta, girando il mondo, raccogliendo consensi e riconoscimenti.
La domenica successiva al Palio del 1969 furono ingaggiati a Borgomanero per la festa dell’uva e di lì iniziarono a collezionare trasferte sempre più prestigiose. Arrivano esibizioni all’estero, da Miami al Giappone, dalla Svezia alla Spagna.
A Rouen le bandiere astigiane parteciparono alle celebrazioni per Giovanna d’Arco e i ragazzi di allora ancora ricordano la sosta a Parigi, con l’albergo prenotato che scoprirono non essere lontano dal pruriginoso quartiere di Pigalle. A La Chaux-de-Fonds in Svizzera rappresentarono l’Italia a una sfilata folcloristica, per l’orgoglio dei molti immigrati che lavoravano in quella cittadina.
Non sono mancate le esibizioni curiose: con gli artisti dei circhi Orfei e Medrano, alla sfilata a Venezia della stilista Roberta di Camerino, perfino l’ingaggio in un ristorante romano di Trastevere popolato di turisti americani e giapponesi. L’Asta ha portato i suoi colori alla cerimonia di apertura degli Europei di atletica leggera a Roma nel 1974 ed è stata presente alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Ha collezionato numerose apparizioni televisive: dagli esordi al palasport di Torino per “Seimila e uno” alla sigla nel 1982 della trasmissione televisiva “Fantastico”, il varietà di Rai Uno del sabato sera, quell’anno condotto da Corrado, Raffaella Carrà, Gigi Sabani e Renato Zero.
L’anno successivo, a Campione d’Italia, l’Asta ha vinto la Maschera d’Argento per il folklore, salendo sul palco con i premiati di altre categorie del calibro di Marcello Mastroianni, Enzo Biagi, Amii Stewart e Fendi. Memorabile anche l’esibizione dell’Asta davanti al Papa, sul prato del palazzetto dello sport gremito di giovani, durante la visita di Giovanni Paolo II ad Asti nel 1993.
L’Asta ha dato uomini anche al mondo del Palio: da Paolo Raviola (ammirato solista) a Riccardo Berzano, divenuti Capitani del Palio (vedi Astigiani 6, settembre 2013, pag. 54), ai Magistrati Nanni Balbo e Roberto Briccarello, oltre a Gilberto Berlighieri che presiede la Commissione Tecnica della corsa. In questi anni l’Asta non ha mai smesso di rinnovarsi e di migliorare le esibizioni. Si sono studiati nuovi esercizi, spesso a due bandiere.
Mutati anche i diversi materiali utilizzati per le aste (la fibra di carbonio ha ormai sostituito il legno che era lavorato al tornio a casa di Giovanni Tavella, uno del primo gruppo). Tra tanti esercizi eseguiti dall’Asta è celebre la piramide, lo spettacolare fiore all’occhiello di ogni esibizione. Curiosa anche la “schermaglia” nata negli Anni ’80 per simulare un combattimento utilizzando le bandiere come armi
Un settore giovanile di una cinquantina di ragazzi per garantire il futuro del gruppo
L’Asta è stata iscritta alla Federazione Italiana Sbandieratori dal 1970 al 1994 e ha avuto il suo sbandieratore e dirigente “Pepe” Goria nel ruolo di vicepresidente nazionale. Recentemente, nel 2013, è rientrata, ripartendo però dalla categoria più bassa, la serie A3, come prevede il regolamento. «È difficile mantenere operativo un gruppo di una cinquantina di elementi. Le nostre attività si basano sul volontariato e sono sostenute economicamente dagli ingaggi che otteniamo con le trasferte. Dopo 46 anni cerchiamo però di avere sempre lo stesso entusiasmo dei primi tempi – confessa Rolando Doglione, oggi direttore tecnico dell’Asta, che esordì nel Palio del 1969 con lo stesso costume che indossa ancora oggi. Un’altra esigenza è quella di creare un ricambio generazionale per garantire che l’Asta continui a esistere. Anche per questo abbiamo creato un gruppo di giovani con l’obiettivo di gettare le basi per ben sperare per il futuro».
I ragazzi degli esordi oggi hanno superato da un pezzo i sessant’anni. Il gruppo giovani, nato nel novembre 2012, conta oggi 51 ragazzi, dai 7 ai 14 anni. Lo scorso anno hanno preso parte ai campionati giovanili della Fisb in provincia di Brindisi, schierando 34 elementi tra musici e sbandieratori e ottenendo il secondo posto nazionale. Un risultato che fa ben sperare. In questi decenni in città e nel resto dell’Astigiano la scuola di sbandieratori si è allargata e consolidata. Lo dimostra il successo di una manifestazione come il Palio degli sbandieratori che vede ogni anno in gara le formazioni dei rioni in una sorta di campionato delle bandiere o la crescita di altri gruppi come gli Amis d’la pera. Oggi Asti è tra le capitali riconosciute dei giochi di bandiere. Il seme messo a dimora quasi mezzo secolo fa ha dato i suoi colorati frutti.