Per mio papà Sandro il disegno era vita. Così lo voglio ricordare. Vivo e sorridente davanti alle sue opere che parlavano e parlano per lui e di lui.
E’ passato poco più di un anno da quando se n’è andato, il 3 maggio 2018, dopo quattro mesi di terapia intensiva al San Raffaele di Milano. Non poteva più disegnare ed era triste, ma non ha smesso di sorridere a mia madre, a me, a mio fratello Cesare e a
mia sorella Eleonora.
Aveva tante passioni, ma un unico mestiere che adorava: fare il designer, e quel lavoro lo intraprese dall’età di diciassette anni fino a quando il suo cuore si ammalò, quindi fino a settantatré anni. Il disegno, quindi, possiamo dire che è stato il suo pane quotidiano.
E se al lavoro, prima in Fiat e poi da Giugiaro, si occupava di disegni di veicoli che poi prendevano forma – principalmente prototipi di mezzi che venivano poi messi in produzione e altri progetti per i saloni internazionali – a casa, il disegno invece lo aiutava, in un certo senso, a scaricare la tensione.
Per finire certe tavole ci volevano mesi di lavoro
Quasi tutte le sere, lui si metteva al tavolo da disegno e creava. I suoi temi erano tanti, spaziavano da scene agricole, a camion, treni, aerei, navi, ma anche episodi di guerra, ritrovamenti di fossili, monumenti chiese, immagini dal futuro.
Su un pannello di compensato stendeva un foglio di carta Canson, lo fissava, lo bagnava e poi partiva con il suo dipinto. Alcune tavole ci metteva dei mesi a finirle, altre erano più veloci, dipendeva dal tipo di illustrazione e dall’estro che lo guidava.
Sviluppò, con il tempo, una tecnica diciamo più artistica, con pennellate più veloci e con risultati più suggestivi; le chiese romaniche, ad esempio, ne sono la prova evidente,
perché i soggetti rendevano possibile un’interpretazione più libera, mentre altri soggetti li affrontava, ovviamente, con maggior precisione stilistica e pittorica.
Con i suoi disegni ha riportato in vita animali estinti, ricreando immagini di epoche preistoriche; ma ciò che lo rendeva unico era la sua immensa immaginazione, sapeva
ambientare e ricostruire le scene con grande precisione senza perdere la “visione”.
Anche negli studi per dar vita a macchine e trattori del futuro, con ambientazioni talvolta dai cieli inquietanti, si avverte sempre la sua serenità di fondo.
Mio padre era affascinato dai motori, essendo un perito meccanico ne capiva parecchio e aveva una notevole esperienza motoristica. La sua competenza a 360 gradi lo portava a smontare e riparare motori automobilistici, ma sapeva aggiustare anche moto, trattori ecc. Per lui riparare qualcosa rappresentava una sfida con se stesso, una sfida che vinceva quasi sempre, anche grazie alla sua testardaggine e caparbietà.
Aveva un rapporto molto forte con la campagna e la terra astigiana, per questo amava i trattori e i mezzi agricoli, ne era affascinato perché gli ricordavano la sua infanzia. Non a caso spesso raccontava che da piccolo si costruiva giocattoli di legno, anche perché una volta i pochi giocattoli erano realizzati o dai genitori o dagli stessi bambini.
E sempre da piccolo sognava di guidare i trattori, e quando fu grande ne collezionò un
grande numero. Li puliva spesso, se ne prendeva cura quasi avessero avuto un’anima… e forse un’anima ce l’avevano davvero.
Per saperne di più
IL DESIGN NEL DNA – Blog dedicato alle opere del designer Alessandro Porta, curato dalla figlia Floriana. http://alessandroporta.wordpress.com
Guido Cavalla, ex sindaco di Villafranca, dove i Porta hanno una casa di famiglia, ha organizzato una mostra dei suoi disegni, sia quelli a tema bellico con al centro scene dei bombardamenti avvenuti sul territorio villafranchese
lungo la ferrovia Torino-Genova, sia che le scene di vita contadina come la trebbiatura e la mietitura.
«Con dovizia di particolari, Sandro sapeva rendere particolarmente vive queste immagini portandoci ad immedesimarci in quelle scene ed in quei disegni, portando la nostra mente a rivivere con piacere ed emozione momenti realmente vissuti nella nostra giovinezza» ha scritto Cavalla.
Per ricordarlo a un anno dalla scomparsa anche il Gruppo storico di San Paolo Solbrito di cui Porta era socio, ha allestito una mostra della sue tavole e dei suoi disegni.
La tavola che raffigura lo schianto dell’aereo del Grande Torino contro la base della Basilica di Superga, è stata donata dalla famiglia al Museo storico della società granata.
Alessandro Porta è stato un designer, un pittore illustratore e un artista innovativo, capace di creare un legame visivo tra passato, presente e futuro.
Aveva la straordinaria capacità di creare tavole così speciali da sembrare fotografie, e queste sue scene iperrealistiche le realizzava utilizzando i colori a
tempera su carta. Una fedeltà nei dettagli, la sua, quasi maniacale.
«Penso che la mia vocazione sia un dono di natura, poiché non ho frequentato nessuna scuola artistica; fin da bambino mi sono destreggiato nel disegnare auto, camion, treni, aerei ecc. con ottimi risultati, almeno questo mi dicevano compagni e insegnanti di scuola. Disegnavo, a quel tempo, prospettive a matita, utilizzando inchiostro di china, pastelli e tempera» raccontò una volta a un giornalista che lo intervistava.
Alessandro Porta era nato il 13 dicembre del 1944 a Dusino San Michele. Si era in tempo di guerra. Il padre Ernesto era operaio specializzato saldatore alla Fiat. Fin da bambino si appassionò al disegno e alla meccanica.
Dopo aver conseguito il diploma di perito meccanico all’Istituto tecnico Plana di Torino, venne assunto al Centro Stile Fiat dove si progettavano le carrozzerie e i particolari dei vari modelli della fine degli Anni Sessanta. La svolta decisiva nella sua carriera avvenne grazie all’incontro con Giorgetto Giugiaro, un carrozziere famoso e uno stilista delle auto. Con lui collaborò
per più di trent’anni.
Sposato con tre figli (Floriana, Cesare, Eleonora) ha vissuto a Torino mantenendo a Villafranca una casa di famiglia, conservando stretti contatti con l’Astigiano.
Porta era un appassionato di paleontologia e faceva parte di un Gruppo di ricerche storiche a San Paolo Solbrito. Era affascinato dal fatto che milioni di anni fa tutta la pianura Padana fosse sommersa dal mare. Studiò e disegnò con cura alcuni fossili che erano venuti alla luce, a partire dalla fine dell'Ottocento nelle terre astigiane: si immaginò il ritrovamento dei grandi cetacei e dei mastodonti e disegnò scene che avrebbero potuto essere pubblicate sulla Domenica del Corriere, come quelle di Achille Beltrame.
Un’altra grande sua passione erano i trattori d’epoca a testa calda. Ne recuperò nelle cascine, abbandonati sotto i portici. Cercava soprattutto i modelli di marca Orsi o Landini che erano in storica competizione nelle nostre campagne.
I principali temi delle sue opere: veicoli anche futuristici (automobili, camion, barche, trattori d’epoca. Anche la Seconda Guerra Mondiale fu un importante tema delle sue tavole. Raccontò a disegni episodi realmente accaduti nell’Astigiano nella zona tra Villafranca, Dusino San Michele, San Paolo Solbrito, Cisterna e Valfenera, nel periodo che va dal 1943 alla fine del conflitto nell’aprile 1945.
Porta aveva una cura estrema nella ricerca dei particolari. «Ho rappresentato fatti tragici, legati a quel periodo, in base a informazioni e testimonianza e di persone che li hanno vissuti realmente; mi sono documentato attentamente per quanto concerne i mezzi militari sia terrestri che aerei, con dovizia di particolari per rendere più veritiere possibili queste scene, per far conoscere alle nuove generazioni fatti e luoghi dove sono tragicamente avvenute».
L'AUTRICE DELL'ARTICOLO
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Astigiani è un'associazione culturale aperta, senza scopo di lucro, che ha bisogno del sostegno di altri "Innamorati dell'Astigiano" per diffondere e divulgare la storia e le storie del territorio.
Tra i suoi obiettivi: la pubblicazione della rivista trimestrale Astigiani, "finalizzata alla raccolta e diffusione di informazioni e ricerche di storia e cultura astigiana dal passato remoto a quello prossimo, con uno sguardo al presente e la visione verso il futuro (dallo statuto), la raccolta di materiale per la creazione di un archivio fotografico, video e documentale collegato al progetto "Granai della memoria", la realizzazione di presentazioni pubbliche e altri eventi legati al recupero della memoria del territorio.
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