sabato 27 Luglio, 2024
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Villeggianti ad Agliano a “passar le acque”

Sviluppo, declino e ripresa del primo polo turistico astigiano
Soltanto nel 1991 ha aggiunto Terme al suo nome ma, fin dal 1770, il comune di Agliano vanta importanti fonti termali. Da quell’anno ha iniziato a uscire acqua salso-solfo-magnesica da una sorgente di un campo ai piedi del paese e se ne aggiunsero poi altre. Ci volle un secolo ma i controlli medici permisero di utilizzarla per curare varie malattie. Vicino alla fonte fu realizzato un albergo per i turisti e quell’acqua, messa in bottiglia, divenne nota anche in altre regioni. Nel centro termale passarono anche nomi illustri. Ma ad Agliano si andava anche per la cura dell’uva, ritenuta valida per diverse proprietà. Si mangiava solamente uva, meglio se nera, per una settimana intera e ai bambini era consigliato il succo fresco. Agliano e le sue terme negli Anni ’50 del secolo scorso iniziarono un declino per varie cause, non ultima la facilità di raggiungere il Mar Ligure. Negli Anni ’80 le Terme sono però rinate, specializzandosi nelle cure del corpo e nei trattamenti di bellezza.

Tra i clienti illustri anche la famiglia Pertini e il campionissimo Coppi

 

Ci sono voluti più di due secoli e solo nel 1991 il Comune ha visto finalmente riconosciuta la sua vocazione termale-turistica e il nome ufficiale è diventato: Agliano Terme. La storia parte nel 1770 quando in un campo di proprietà della famiglia Cocito, nella valle ai piedi del paese, iniziò a gorgogliare una sorgente di acqua salso-solfo-magnesica alla temperatura di circa 13°, con un odore molto particolare. Lo chiamarono subito il campo dell’acqua marcia e molti abitanti della vallata la considerarono “miracolosa” e iniziarono a utilizzarla per la cura delle più disparate malattie. Il medico aglianese Pietro Francesco Arulani ne consigliava l’uso. Passò più di un secolo e solo alla fine dell’Ottocento, primi del ’900, inizia l’utilizzo medico-scientifico delle acque che scaturivano dalle due fonti lungo la valle ribattezzate “Fons Salutis” e “San Rocco”. Furono realizzate, inizialmente ad Asti e poi a Torino, le prime analisi chimiche-batteriologiche e si delinearono le patologie per le quali l’acqua era indicata. In pochi anni attorno alla fonte originaria nacque un albergo con un parco, meta dei primi turisti torinesi, liguri e lombardi che venivano ad Agliano per curarsi, o meglio per “passare le acque” come era di moda dire a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Inizialmente i benefici dell’acqua si sfruttavano solo attraverso la cura idroponica, antinfiammatoria per intestino, fegato, reni ed efficace contro la stipsi. L’acqua di Agliano non solo era utilizzata in loco, ma era imbottigliata e venduta in alcune farmacie di Torino e di Genova e proprio nel capoluogo ligure se ne avviò l’uso per inalazioni ed aerosol. Due medaglie d’oro, vinte a Roma e a Parigi negli Anni ’30 e ’40, in fiere ed esposizioni campionarie, decretarono il successo e la notorietà dell’acqua di Agliano. Il passa-parola si rivelò uno strumento formidabile per l’epoca e il numero dei clienti piemontesi, liguri e lombardi crebbe notevolmente. Sorsero così altri alberghi, pensioni e modeste camere in affitto, antesignane degli odierni agriturismi. Agliano divenne un vivace centro termale, testimoniato da numerose cartoline d’epoca, con un cinema-teatro e un servizio, prima di carrozze poi di automobili, per collegare il paese alto con la zona delle sorgenti. Nei mesi di settembre e ottobre, ritenuti migliori per le terapie, si organizzavano serate danzanti, feste, concorsi di bellezza. Tra i villeggianti d’inizio secolo c’era anche la famiglia savonese Pertini con un ragazzino di nome Sandro che sarebbe diventato decenni dopo presidente della Repubblica. Negli anni intorno al 1935 Agliano era certamente il centro turisticamente più importante della neonata provincia di Asti e anche il “campionissimo” Fausto Coppi negli Anni ’40 era un assiduo frequentatore delle terme.

Articoli da L’Unità, Stampa Sera e dal bollettino locale in cuiviene descritta la cura dell’uva che si praticava ad Agliano

Una settimana disintossicante mangiando solo acini maturi

 

Oltre che per “passare le acque” i turisti venivano ad Agliano per l’ampelo-terapia, la famosa cura dell’uva che alcuni comuni delle Langhe e del Monferrato stanno oggi cercando di rilanciare nei centri-benessere. Nasce così il primo polo di attrazione turistica dell’Astigiano, basato sugli aspetti termali-salutistici. L’enogastronomia, che pure era apprezzata dai “forestieri”, non aveva ancora l’appeal odierno e veniva considerata un elemento aggiuntivo e complementare alla vera motivazione della vacanza. Nel 1940 l’Ente Provinciale per il Turismo di Asti, presieduto dal dinamico avv. Baudoin, promosse ufficialmente il “Centro di cura uvale di Agliano d’Asti”, pubblicizzando il parere ampiamente positivo del professor Carlo Gamma, allora direttore dell’Istituto di clinica medica generale e terapia medica della Reale Università di Torino. «L’uva non è soltanto un prezioso alimento per il suo contenuto in zucchero ed il suo potere calorico, ma fornisce all’organismo un complesso ben proporzionato di elementi come calcio, fosforo e ferro che prendono parte importante nel ricambio organico e associati, come sono nell’uva, a vitamine, in specie la B e la C di essenziale valore biologico, realizzano un fattore di regolazione e di equilibrio nelle deficienze e nei difetti del ricambio». La sede del Centro era Villa Ferro, dove risiedeva pure il Direttore Sanitario dottor Fioravanti Capussotti. Anche il noto prof. Giovanni Dalmasso, luminare della viticoltura e preside della Facoltà di Agraria a Torino, promosse e supportò il Centro: nel 1941 pubblicò un volumetto dal titolo Il centro di Cura Uvale di Agliano che elencava i benefici effetti della cura dell’uva. Ma si era entrati in guerra e la gente aveva altre preoccupazioni. La “cura dell’uva” prevede che per una settimana intera ci si alimenti di sola uva, preferibilmente a bacca nera (1-2 chili al giorno), avendo cura di non ingerire i vinaccioli. Il periodo consigliato è quello della vendemmia quando il frutto è ben maturo. Il succo d’uva, definito “latte vegetale” per la sua composizione molto simile al latte umano, è consigliato ai ragazzi, ai convalescenti, agli sportivi, agli anziani e a tutti coloro che dopo le vacanze estive intendono rimettersi in forma prima della stagione invernale. Ai bambini era consigliato il succo fresco spremuto dagli acini. La cura dell’uva è una pratica oggi molto diffusa in Germania, Austria e Svizzera e pare arrivi direttamente da antiche popolazioni arabe e greche. Era diffusa anche nella Roma dell’impero e si cita una prescrizione del medico Galeno al paziente Marco Aurelio.

Una cartolina d’epoca della Fons Salutis di Agliano, di proprietà dei coniugi Cocito

Il declino alla fine degli Anni Sessanta

 

L’uva possiede numerose proprietà terapeutiche. È un potente anti-acido, rinforzante del sistema immunitario, ottima dieta contro l’obesità e il sovrappeso, antinfiammatoria e antitumorale. Nel 1920 la dottoressa sudafricana Johanna Brandt pubblicò il libro La cura dell’uva dove racconta come riuscì a curare con l’uva alcuni casi di tumori allo stomaco. Il “Centro di Cura Uvale” è rimasto nella memoria di tutto il paese che nel 1989 lo ha rievocato al Festival delle Sagre, con una ricostruzione sul carro della sfilata e ricordandone i protagonisti in un articolo sul bollettino comunale. All’inizio degli Anni ’50 Agliano evidenzia i primi segnali di cedimento. Salvatore Ruffolo, inviato de L’Unità, in un lungo servizio dell’agosto 1951 battezza la cittadina termale come la “Montecatini dei poveri e raccoglie le polemiche lamentele di albergatori e commercianti che si sentono trascurati dai politici del tempo. La concorrenza è nei confronti del nuovo polo turistico religioso del Colle Don Bosco, verso il quale verrebbero dirottati i finanziamenti necessari per adeguare strutture e infrastrutture. «Sono due i problemi principali: quello dell’acqua potabile oramai insufficiente e pertanto erogata a orari fissi e quello delle pessime condizioni della strada comunale per le Terme» lamentano gli intervistati. Gli Anni ’60 portano grandi cambiamenti, purtroppo non recepiti dagli amministratori pubblici e dai proprietari delle Terme. La motorizzazione di massa, con la Vespa Piaggio prima e la Fiat 500 subito dopo, sposta le mete di piemontesi e lombardi verso la più dinamica Liguria. Le Terme, l’acqua curativa e la cura dell’uva devono lasciare il posto ai bagni di mare, alla nuova moda dell’abbronzatura, alle prime rumorose discoteche, alle ferie in Riviera. Agliano piano piano si svuota, così come gli alberghi e le pensioni. Le Terme chiudono. Gli abitanti, che erano arrivati a quota 3600 nei primi del ’900, scendono sotto le 2000 unità, anche a causa dello spopolamento in agricoltura. Si vive un lungo periodo di semiabbandono. ll rilancio di Agliano parte agli inizi degli Anni ’80, quando crescono una nuova consapevolezza e una domanda di vacanze benessere. 

Immagini della Fons Salutis di Agliano nel momento del suo maggiore successo

L’albergo Fons Salutis cambia proprietà, passando dalla famiglia Cocito alle famiglie Mangano Girivetto, viene ristrutturato e dotato di un centro per le cure inalatorie. Si punta molto sull’aspetto sanitario. Nel 1999, grazie alle consulenze dell’idrologo torinese Bausano e dell’otorino Valletta, entra in funzione il nuovo stabilimento termale, tecnologicamente all’avanguardia, costituito da un reparto di otorinolaringoiatria, dotato di 50 postazioni per aerosol, inalazioni e irrigazioni e di un reparto pediatrico. Nel centro benessere si fanno trattamenti di bellezza, di dermatologia e cura del corpo; dal 2002 c’è anche il reparto di rieducazione motoria-termale con piscina e percorsi terapeutici. All’aspetto termale si aggiunge la motivazione enogastronomica che interessa platee sempre più vaste di turisti gourmet. Agliano ospita la scuola alberghiera e in zona oltre ad alberghi e agriturismi apre anche il campeggio “Le fonti”. Il paese punta sul binomio acqua e barbera ed entra a pieno titolo tra le destinazioni italiane del turismo termale e del benessere, creando un polo con la vicina e pure recentemente rinata Acqui Terme: un turismo di nicchia che rappresenta circa il 6% del fatturato nazionale, con un trend in crescita. Vi compra casa anche lo chansonnier torinese Gipo Farassino, recentemente scomparso. Ma soprattutto si sta radicando una simpatica comunità di stranieri, norvegesi in testa, che cresce di anno in anno, al pari dei cascinali ristrutturati su tutte le colline.

Le Schede

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