Un pioniere del football, campione d’Italia nel 1905
In questo periodo oscuro per il calcio astigiano, che pure in passato ha vissuto momenti di bellezza e di genuina passione, è stimolante tracciare la figura di un pioniere del football italiano: Luigi Forlano, nato a Rocchetta Tanaro nel 1884.
È un nome che ai più non dirà nulla, ma la sua storia merita di essere conosciuta e riscoperta. Una vicenda che attraversa i decenni d’esordio e affermazione del gioco del calcio in Italia, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, per finire tragicamente sul Carso nel 1916, dove Forlano morì combattendo da capitano dei bersaglieri.
Ma prima di quel sanguinoso epilogo il giovane Forlano, originario di Rocchetta Tanaro, è entrato nella storia del calcio italiano come uno dei giovanissimi soci fondatori della Juventus. Fu anche il centravanti del primo scudetto bianconero nel 1905 e poi, trasferitosi al Milan, l’autore di uno dei due gol grazie ai quali i rossoneri sconfissero l’Internazionale nel primo derby milanese della storia.
C’è anche Forlano a Torino tra quegli studenti sulla panchina dove nasce la Juventus nel 1897
Luigi Forlano nasce a Rocchetta Tanaro il 5 luglio del 1884, figlio di Pietro e Luigia Bresso. Della famiglia si sa poco se non che i genitori decidono di mandare a studiare il giovane Luigi a Torino. È un ragazzo esuberante e allegro e frequenta le compagnie studentesche. Tra queste un gruppo di allievi del liceo classico “Massimo d’Azeglio” che in quegli anni di fine Ottocento stanno scoprendo un gioco di “moda” arrivato dall’Inghilterra: il foot-ball. Un campo, un pallone, due porte e 22 giocatori, undici per squadra. Quel numero 11 pare derivi dal fatto che nei collegi inglesi le camerate erano composte da 10 studenti più l’assistente e le prime sfide furono tra camerate dello stesso college.
A Torino quei liceali e i loro amici, in età tra i 14 e i 17 anni, si ritrovano su una panchina non distante dalla loro scuola, di fronte alla pasticceria Platti. Discutono, come tutti i ragazzi, di amori e di sport e nel novembre 1897 danno vita ufficialmente a un club sportivo che, dopo contrastata votazione, prende il nome di “Sport Club Juventus” (gli altri nomi in lizza erano Società Via Fort, oppure Società sportiva Massimo d’Azeglio).
A poco più di 15 anni l’esordio in prima squadra al centro dell’attacco
Forlano compare tra i nomi ufficiali dei fondatori della società sportiva. Non si sa se frequentasse il liceo d’Azeglio, visto che più avanti lo ritroveremo impiegato come geometra, ma è certo che per la sua grinta e la stazza fisica conquista da subito il ruolo di centroavanti nella formazione juventina che giocò i primi anni con la camicia rosa e i calzoncini neri. Allora gli attaccanti si definivano forwards, cioè gli avanti, le punte e avevano un ruolo di sfondamento delle difese avversarie.
Torino è tra le città dove il gioco del calcio si diffonde più rapidamente, finanziato da industriali svizzeri e inglesi. Anche la nobiltà sabauda se ne interessa: il Duca degli Abruzzi è nel 1891 il primo presidente dell’Internazionale Torino.
Forlano ha la foga e la forza dei giovani appassionati e diventa presto un pilastro della neonata Juventus. Il suo nome risulta in formazione come centravanti tra il 1900 e il 1905: 17 presenze e 4 gol in sei campionati. Poca roba, verrebbe da dire: ma bisogna ricordare che questi primi tornei si giocavano ad eliminazione diretta e vi partecipavano poche squadre, da quattro a otto, tutte del Nord, concentrate nel triangolo tra Torino, Milano e Genova. Il primo campionato si era svolto sempre a Torino nel 1898 in occasione dell’Esposizione internazionale per i cinquant’anni dello Statuto Albertino ed era stato vinto dal Genoa Football club.
Una curiosità. Nelle statistiche ufficiali juventine Luigi Forlano occupa il secondo posto nella classifica del debutto in prima squadra più precoce. Scese in campo che aveva 15 anni, 9 mesi, 5 giorni (il giovane Moise Bioty Kean, grande speranza della Juve di oggi, è al sesto posto avendo giocato per la prima volta in serie A a 16 anni e 8 mesi).
La vicenda sportiva di Forlano dopo aver vinto lo scudetto del 1905 ha una prima svolta. Forlano fa probabilmente parte di quel gruppo di dissidenti che lasciano la Juventus e guidati dal presidente uscente, l’industriale tessile svizzero Alfredo Dick, in una birreria di via Pietro Micca il 3 dicembre 1906 stringono alleanza con i torinisti del Fc Torinese, dando vita al Football club Torino. La nuova società cambia i colori sociali. I giocatori torinisti scendevano in campo con la maglia gialla a righe nere. Da allora scelsero il granata, pare per imitare la squadra svizzera del Servette di cui era tifoso Dick, oppure, secondo altre fonti, in omaggio ai colori della Brigata Savoia.
Non risultano però partite ufficiali disputate da Forlano con la nuova formazione. Di lui le cronache sportive tornano a parlare nel 1908, anno in cui si trasferisce al Milan: una sola presenza in campionato (17 gennaio 1909, US Milanese- Milan 3-1), ma un gol “storico” in Milan-Inter 2-1, il primo derby di sempre, disputato in forma amichevole in terra svizzera.
Motivi professionali che le fonti non consentono di precisare (in famiglia, peraltro, gli sarà costantemente rimproverato di anteporre l’attività sportiva agli impegni lavorativi) lo inducono in seguito a trasferirsi a Stresa, sul lago Maggiore, dove continua a giocare e soprattutto a divulgare la sua passione per il calcio.
“Forte come un toro”
“Giocava con la lingua e con i muscoli”
Una storica firma di “Tuttosport”, Vladimiro Caminiti, intervistando negli anni Sessanta l’avvocato Bino Hess, uno dei fondatori della Juve, rievocò la figura di Forlano giocatore. Hess ricordava così i primi compagni: «Luigi Forlano, il centravanti, un macigno, giocava con la lingua e con i muscoli, quando era in vena lui si vinceva sempre, quando non era in vena dipendeva dal fatto che non aveva potuto dormire. Il fratello non ammetteva di dovergli dare i soldi per il football, e il sabato sera non gli apriva la porta di casa. Luigi dormiva sulle scale, prendeva l’umidità della notte, ci toccava andare all’alba a massaggiarlo per ore finché era ben sveglio. Ce ne accorgevamo quando apriva gli occhi e si strizzava i baffetti. Dovevamo massaggiarlo per bene, quel furbone. Poi gli davamo da mangiare e finalmente era pronto per partire con noi».
E ancora: «Simpatico al pubblico, l’uomo più lunatico del mondo, che ora fa mirabilie, ora si accontenta di lavorare con la lingua, lanciando rimproveri ai compagni, al tempo, a sé stesso. Fortunatamente il pubblico non riesce a sentire il rosario, e si accontenta di ammirare in lui lo slancio e l’abilità con cui supera la difesa avversaria…». Caratterialmente un centravanti nato, conclude Caminiti, che vestì con orgoglio la maglia bianconera, la nuova divisa che era giunta da Nottingham nel 1903, dopo aver indossato la camicia rosa delle origini juventine.
Nel 1908 gioca con il Milan e segna il gol decisivo nel primo derby con l’Inter
In quella Juve di dilettanti (studenti, impiegati e perfino un pittore, il portiere Durante), che gioca al Velodromo di corso Re Umberto e vince il suo primo scudetto nel 1905, il non ancora ventunenne Forlano è il bomber, «forte e irruente come un toro… irresistibile quando è in giornata, Generoso sempre» secondo lo scrittore Renato Tavella. Nella stagione del primo scudetto juventino segna tre gol nelle quattro partite del girone finale a tre squadre: due vittorie contro l’US Milanese, 4-1 e 3-0, e due pareggi per 1-1 contro il Genoa detentore del titolo. A sorpresa l’US Milanese il 9 aprile ferma il Genoa sul 2-2: i bianconeri apprendono di essere diventati neo campioni d’Italia grazie a un telegramma. Classifica finale: Juventus 6 punti, Genoa 5, US Milanese 1.
Come si è visto dopo il trionfo Forlano lascia la Juve, forse per motivi di lavoro (nessuno a quei tempi poteva permettersi di essere un calciatore professionista). Passa al Football club Torinese da cui nascerà il Torino calcio, ma lo ritroviamo in auge con la maglia rossonera del Milan nel primo, mitico derby della Madonnina: è il 18 ottobre del 1908, sono passati sette mesi dalla scissione in casa milanista che ha dato vita, l’8 marzo al ristorante “L’orologio”, all’Internazionale Football Club. Si gioca a Chiasso, al Campo della Giovannina, un impianto all’avanguardia rispetto a quelli italiani: le reti alle porte sono la grande novità. Ben duemila spettatori attendono i giocatori, che sono arrivati tutti insieme in treno, dividendosi pane, salame e vino rosso di quello buono, giocando a briscola, ridendo e parlando di donne: un’allegra brigata, alcuni sono giovanissimi. L’Inter è come se giocasse in casa, schierando ben sei giocatori elvetici, tra i quali la stellina sedicenne Ermanno Aebi detto “Ballerina”. Tre svizzeri anche nel Milan, due dei quali raccattati in prestito all’ultimo momento, giocheranno in rossonero soltanto quella partita.
Si disputano due tempi di venticinque minuti. Pierino Lana, che due anni dopo segnerà alla Francia il primo gol nella storia della Nazionale Italiana, porta in vantaggio il Milan e il nostro Forlano raddoppia alla fine del primo tempo. Nella ripresa il diciottenne Carlo Payer prova a riaprire la partita per i nerazzuri, ma finisce 2-1.
«Match giocato accanitamente da ambe le parti”, scriverà il giorno dopo il “Corriere della Sera”, che dedica all’evento un trafiletto, mentre “La Lettura Sportiva” osserverà compiaciuta che “la palla viene portata abilmente ora sotto un goal ora sotto l’altro con magnifica tecnica di gioco».
Si trasferisce per lavoro a Stresa che lo ricorderà dedicandogli il campo sportivo
Dopo quel gol decisivo e storico a venticinque anni Forlano chiude con il calcio ad alto livello. Il lavoro e la famiglia (sposa nel 1910 Chiara Bolongaro dalla quale ebbe tre figli) lo portano a Stresa. Giocherà ancora ma soprattutto diventerà l’anima del movimento sportivo della cittadina, contribuirà alla costruzione del primo campo da calcio e organizzerà per anni il torneo di Stresa (qualcuno lo chiamava Torneo di Forlano), che a settembre segnava l’apertura ufficiale della stagione calcistica.
Un commosso ricordo a lui dedicato nel 1922 da un cittadino stresiano che si firma soltanto “G.” lo definisce «l’apostolo e il divulgatore dello Sport inteso come educazione fisica in mezzo a noi!», dopo aver ricordato che prima del suo arrivo «la tradizione sportiva di Stresa, eccettuatene le consuete gare a remi di autunno, non andava al di là della corsa nel sacco e dell’albero della cucagna!».
L’ex giocatore cadde nel 1916 sul Carso al comando di un reggimento di bersaglieri
Gli anni del calcio pionieristico passano. Il clima politico in Europa sta peggiorando. La Grande Guerra si porta via decine di protagonisti dell’alba del calcio italiano. Ad alcuni di loro sono intitolati i nostri stadi: al genoano Luigi Ferraris lo stadio di Marassi (sotto la porta ai piedi della Gradinata Nord fu sotterrata la sua Medaglia d’Argento al Valore Militare), al giovane portiere della Cremonese Giovanni Zini quello di Cremona, ad Alberto Picco, primo capitano e primo marcatore della storia dello Spezia Calcio, il terreno di gioco dei bianconeri liguri.
Anche Luigi Forlano è tra i caduti della Prima Guerra Mondiale. Si era arruolato come volontario e come diplomato fu inquadrato come giovane ufficiale dei Bersaglieri. Muore da capitano del IX Reggimento sul Carso, in località Oppachiasella, nella notte del 16 luglio 1916. Il Milan nel Dopoguerra lo ricorda tra i suoi giocatori che hanno dato «la vita per la Patria».
Lo stadio “Luigi Forlano” si trova oggi a Stresa dove i biancoblù locali, che i tifosi chiamano “i Blues”, disputano oggi gli incontri casalinghi del campionato di Eccellenza Piemontese.
E il paese natale di Rocchetta?
Alla sua memoria è stato intitolato il labaro della sezione Bersaglieri di Rocchetta e Cerro Tanaro. Una tragica sequenza farà sì che uno dei suoi figli, Bruno, ripercorra lo stesso destino, seguendo le orme paterne: giocò nel Novara e morì anche lui in guerra, la Seconda, durante la campagna italiana in Russia.
L’U.S. Rocchetta Tanaro (colori sociali rossoblu), confluito dal giugno 2011 nella nuova società U.S. San Domenico Savio – Rocchetta, ha avuto come presidente della squadra Vincenzo Forlano detto Jack, che è stato sindaco del paese ed è anche un lontano parente del primo bomber juventino e tifoso juventino egli stesso.
Il labaro dell’associazione Bersaglieri ricorda il Forlano eroe sul Carso, ma non c’è in paese traccia o memoria sportiva di questo rocchettese che sulle foto dell’epoca appare sorridente, con un bel paio di baffoni e ci riporta all’epoca mitica del calcio giocato con allegria e passione.
Una lacuna che andrebbe colmata a suon di gol.
Per saperne di più
“Il meraviglioso giuoco. Pionieri ed eroi del calcio italiano”
di Enrico Brizzi, editore Laterza 2015
Siti Internet:
wikipedia.org / giulemanidallajuve.com
paneecalcio.com / ilpalloneracconta.blogspot.it
contropiede.ilgiornale.it