Nei proclami politico-elettorali degli anni Ottanta e anche prima, la bretella Nord Est di Asti doveva aprire la porta verso il Monferrato, superare Calliano, toccare Moncalvo e dirigersi verso Casale e la Pianura Padana puntando su Trino e Vercelli. C’è chi la indicava come il naturale collegamento con Milano.
Oggi percorrendo questa manciata di chilometri dal casello Asti Est della A21 in direzione nord, si incontrano, nelle piazzole surreali installazioni di sacchetti di plastica neri colmi di immondizia. In qualche caso i cumuli invadono la striscia d’asfalto. E quando si arriva alle porte di Portacomaro le frecce blu indicano la deviazione obbligatoria a destra. Fine della corsa. Oltre il guard rail si vede la prosecuzione del tracciato segnato dalle ruspe. Ma la strada non c’è e dominano i rovi e gli alberi di gaggia che crescono di anno in anno. Il cantiere è fermo, anzi è stato smantellato come se la fine delle strada fosse stata decisa così. A pochi chilometri verso Portacomaro c’è la collina con la cascina dove i Bergoglio, la famiglia del Papa, vissero prima del trasferimento ad Asti e dell’emigrazione in Argentina. Ma anche questo possibile richiamo turistico religioso non è servito a far riprendere i lavori.
Sono trascorsi più di trent’anni dallo stanziamento di oltre 50 miliardi di lire che, il 21 ottobre 1987, l’Anas decise di destinare alla “bretella est” della direttissima Asti-Castell’Alfero. L’obiettivo: evitare l’attraversamento della città lungo corso Alessandria e corso Casale. Per il progetto esecutivo e il conseguente avvio dei lavori si dovrà aspettare il 1992.
Il primo lotto avviato nell’agosto del 1992
Il 25 agosto parte il cantiere per la realizzazione del primo lotto. Il tratto da corso Alessandria a Pontesuero verrà coperto con un viadotto e una breve galleria a “doppia canna”. L’opera, però, per mancanza di fondi arriverà per ora solo a Casa Coppi. Il costo del tratto iniziale è salito a 56 miliardi. Dopo 5 anni di lavori, nel settembre del ’97 viene aperto il primo tratto di superstrada: vale a dire poco più di 3 chilometri sui 6 e mezzo necessari per arrivare a Portacomaro Stazione.
Il passo successivo, cioè la prosecuzione della tangenziale per altri 3 chilometri e mezzo, prende corpo nel novembre del 1998 quando iniziano i lavori per il secondo tratto del primo lotto: da Casa Coppi a Portacomaro Stazione. L’intervento è affidato all’impresa Di Penta, che ha già realizzato il primo tratto (dall’inizio della tangenziale per Isola, nei pressi del casello di Asti est dell’autostrada). L’importo di questi lavori è di 30 miliardi: la conferma dell’avvenuto finanziamento arriva da Roma dall’allora deputato di Forza Italia Maria Teresa Armosino.
I lavori proseguono tra Casa Coppi e Portacomaro Stazione: la presenza di svincoli e sovrappassi è ben visibile lungo la statale per Casale. Ci sono problemi di impatto ambientale sollevati, a suo tempo, dalla Circoscrizione. Utilizzando un finanziamento regionale di 200 milioni, intanto, la Provincia affida a un gruppo di professionisti la progettazione preliminare del tratto fino a Castell’Alfero.
Spuntano a Casa Coppi i resti di un insediamento di epoca romana
Ma nel 2001 il cantiere intercetta i resti di un insediamento di epoca romana. I resti appaiono durante gli scavi nella zona intorno a Casa Coppi. I giornali raccontano del ritrovamento. Ma non si tratterà della nuova Pompei. I tecnici della «Ark Aia» di Torino, sotto la direzione di Federico Barello della Soprintendenza ai Beni archeologici del Piemonte, lavorano per portare alla luce quanto più materiale possibile. Vista dall’alto, la disposizione dei reperti fa presumere l’esistenza di più fabbricati in laterizi, costruiti dai romani tra il III e IV secolo dopo Cristo. Si tratta dunque di resti di edifici rurali che potrebbero essere stati adibiti ad abitazione stagionale o semplicemente a deposito di attrezzi agricoli. Le costruzioni si sono susseguite nel tempo, tanto è vero che in alcuni punti le fondamenta si intersecano, come se un muro ne «tagliasse» un altro.
La datazione è stata dedotta dal ritrovamento di cocci di vasellame in cotto. L’area interessata alle ricerche copre una superficie di 1200 mq, ma il materiale ritrovato (tavelle, mattoni, frammenti di coppi, tegole e cocciame) potrebbe far parte di costruzioni più ampie che si estendevano verso il torrente Versa. C’è anche un «lastricato» in ciottoli di fiume che fa pensare a una pavimentazione o a tentativi di bonifica di acquitrini. I reperti verranno successivamente coperti: la loro importanza è infatti solo di testimonianza per cercare di capire come si era sviluppato l’insediamento umano all’epoca, ma non avrebbero altro valore.
La Satap decide il collegamento con l’uscita Asti Est
I lavori della tangenziale dunque proseguono. Negli stessi giorni arriva la notizia della pubblicazione del progetto, da parte della Satap, per il completamento dello svincolo che collegherà direttamente in sopraelevata il casello di Asti Est della Torino-Piacenza, con la tangenziale Est. L’opera prevede anche, in uscita dall’autostrada, la costruzione di una corsia di accelerazione per immettersi su corso Alessandria in direzione Asti. Dalla parte opposta del tracciato, cioè verso Castell’Alfero, ormai si è raggiunta Portacomaro Stazione: la viabilità in zona ha subìto modifiche con la realizzazione di imponenti cavalcavia che suscitano qualche perplessità e alcune proteste da parte degli abitanti. Intanto si continua a progettare il proseguimento verso Castell’Alfero, con svincolo per la provinciale della Valle Versa, in direzione Frinco e Montiglio.
Nel 2002 il tratto fino a Portacomaro Stazione è ancora chiuso. Eppure i lavori sono terminati. «La tangenziale per Castell’Alfero? Datecela, che la finiamo noi». Provocazione, ma neanche tanto, quella di Claudio Musso, assessore ai lavori pubblici e Roberto Marmo, allora presidente della Provincia di Asti. I due amministratori firmano una lettera indirizzata alla Direzione compartimentale dell’Anas. Un primo tratto, fino a Pontesuero, è già aperto (inaugurato nel ’97, per la sua realizzazione, circa 3 chilometri con viadotti e gallerie, ci vollero oltre cinque anni); il secondo, che porta sino a Portacomaro stazione (altri 3 chilometri), è pronto da tempo, ma ancora chiuso.
Il secondo tratto è finito però manca la segnaletica
Il problema è la mancanza della segnaletica: le linee di mezzeria e i cartelli. Roba che sembrerebbe di poco conto, ma per la cui realizzazione si rischia di far «invecchiare» un pezzo di strada costruito e mai utilizzato. «L’intoppo – spiega l’assessore Musso – sta nelle procedure dell’Anas che considera separatamente la costruzione della strada e la posa della segnaletica. Per quest’ultima sappiamo che finalmente l’iter è partito, ma in ogni caso si è veramente perso troppo tempo».
Non è solo questione di tempo: la Asti-Casale è strada ad alto traffico e punteggiata da numerosi incidenti anche mortali. Per questo Musso e Marmo decidono di far pressione sull’Anas con un ultimatum: «Se entro il 25 luglio l’Anas non indicherà la data di apertura della tangenziale Est, organizzeremo una protesta a Portacomaro stazione, bloccando il traffico sulla strada per Casale».
Dalla sede torinese della società stradale fanno sapere di avere un problema più urgente: «La ditta che si occupa di illuminare i due svincoli di Pontesuero e Portacomaro stazione – spiega il geometra Vincenzo Mastandrea – non ha ancora fornito i settanta pali necessari per montare i lampioni». L’intervento è tra quelli che restano da fare per giungere ad aprire il secondo tratto della superstrada ancora privo della segnaletica: bisogna tracciare le strisce e collocare i cartelli. Ma la risposta non accontenta nessuno, soprattutto dopo gli incidenti mortali proprio sull’Asti-Casale, nel tratto Calliano-Penango.
I sindaci dei paesi della comunità collinare «Monferrato Valle Versa» (Castell’Alfero, Portacomaro, Calliano), insieme a quelli di Moncalvo e Penango, reagiscono alla scia di sangue chiedendo in un documento congiunto di discutere il problema in una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza presieduto dall’allora prefetto Bruno D’Alfonso. Nell’incontro emerge con chiarezza il paradosso: da una parte un’arteria super affollata (l’ex statale per Casale ora in carico alla Provincia), percorsa giornalmente da mezzi pesanti e auto che troppo spesso «dimenticano» il limite di velocità; dall’altra il secondo tratto della tangenziale Est (da Pontesuero e Portacomaro Stazione) da mesi praticamente finito e mai aperto. L’utilizzo, fino a quel momento, è “riservato” a podisti, ciclisti e pattinatori: un po’ poco. A marzo l’Anas aveva segnalato che mancavano i guard rail e la segnaletica orizzontale, promettendo che tutto sarebbe stato pronto «entro giugno». La scadenza è passata e la tangenziale continua a essere monca.
Si apre nel 2002 con la promessa di proseguire i lavori
Dopo rinvii e polemiche, il giorno del taglio del nastro arriva: il 31 luglio 2002, alle 9,45, viene inaugurato il secondo tratto della Tangenziale est che unisce Pontesuero a Portacomaro Stazione. Poco più di 3 chilometri che alleggeriranno il traffico sulla vecchia statale. Lo sguardo si proietta oltre, verso il prossimo cantiere che – sulla carta – collega Portacomaro a Castell’Alfero. Il costo stimato dell’opera è di 25 milioni di euro, a cui si aggiungono i 39 milioni per gli interventi sulla Asti-Casale, con una variante che però non piace affatto al comune di Moncalvo.
A febbraio 2009 il primo cittadino Roberto Mombellardo e il vice Aldo Fara ribadiscono la propria contrarietà in un incontro in Regione con l’assessore ai Lavori Pubblici Daniele Borioli e con i funzionari del settore. Il progetto preliminare preparato dalla Regione per la realizzazione di un nuovo tratto dell’ex statale Asti-Casale prevede di tagliare completamente l’abitato moncalvese mediante un nuovo tunnel che dovrebbe bucare la collina di Moncalvo prima della salita verso la cittadina (provenendo da Asti) per poi uscire all’altezza della curva della Sorba su un rilevato di terra che fa scendere gradualmente la strada dopo Valle San Giovanni, in direzione di Casale.
Il tracciato di fondovalle per evitare la curva del Cristo a Calliano
L’idea è maturata dopo l’archiviazione del progetto della bretella di fondovalle, sostituita da due varianti nei punti più pericolosi dell’attuale tracciato, tra Calliano e Moncalvo. L’amministrazione di Moncalvo non è però l’unica a tirare nuovamente in ballo la strada di fondovalle tra Castell’Alfero e Serralunga di Crea. Luigi Porrato, già consigliere provinciale callianese negli anni della stesura dell’ultima bozza del fondovalle e poi impegnato ad Asti con i progetti relativi all’Unesco e all’Enolandia, interviene sull’argomento esprimendo un’opinione concorde con Moncalvo: «Il tracciato studiato per la strada di fondovalle era riuscito a superare anche i più piccoli problemi grazie ad alcune variazioni che lo rendevano a basso impatto ambientale, e allo stesso tempo, risolutivo in quanto comodo alle aziende del territorio e capace di eliminare i problemi e pericoli di viabilità su tutto il tratto. Le singole varianti invece non sono risolutive, sono molto costose e dannose al paesaggio proprio in un momento delicato in cui si discute la candidatura di questi luoghi a diventare sito Unesco».
Opinioni che aprono la strada a un’impasse: a Calliano si opta per i lavori di ampliamento della curva del Cristo, grazie al superamento dell’opposizione di molti abitanti della zona che temevano l’aumento della velocità nel tratto e quindi dei pericoli. La Regione promette con la variante di Calliano di portare il traffico pesante su una nuova bretella che taglierà fuori l’abitato callianese. E se la variante verrà eseguita, il progetto della strada di fondovalle potrebbe tramontare definitivamente: questa è, in sintesi, l’opinione dei diretti interessati nel biennio 2009-2010.
Oggi, otto anni dopo, il bilancio è impietoso: la variante di Calliano, la strada di fondovalle fino a Crea e la prosecuzione della tangenziale da Portacomaro a Castell’Alfero sono accomunate dalla stessa sorte, progetti rimasti nei cassetti. Dopo che il Comune di Moncalvo aveva dato parere negativo al tracciato che lo interessava, ritenendolo troppo impattante, quel tratto è stato stralciato e l’attenzione si è posata soprattutto sulla prosecuzione della tangenziale tra Portacomaro e Castell’Alfero. Ma non ci sono i fondi.
Dopo mesi di silenzi, il collegamento Asti-Casale (non è più attivo neppure quello della linea ferroviaria) torna a far discutere. Prima per i disagi per i cantieri e l’asfalto pieno di buche sulla ex statale 457, poi per le richieste degli abitanti e degli operatori economici di Calliano che abitano sull’ Asti-Casale che chiedono da tempo la realizzazione della variante.
Opera che risulterebbe tra le prime nella scaletta della Regione. Resta sempre il nodo del finanziamento che potrebbe sciogliersi se la 457 tornasse di competenza dell’Anas. Ciò permetterebbe di avere a disposizione le risorse economiche necessarie, ovvero i 15 milioni (spesa ridotta del 50% rispetto al progetto datato 2008) per realizzare la bretella lunga circa 1500 metri (di cui 300 metri in galleria) che toglierebbe dal centro auto e camion, mettendo in sicurezza i pedoni.