Al Premio “Città di Asti per le arti figurative” (1949) i commissari Felice Casorati, Marziano Bernardi, Corrado Cagli, Albino Galvano, Eduardo Rubino, selezionando gli artisti espositori alla “Mostra Nazionale d’Arte contemporanea”, avevano previsto le inevitabili polemiche. Su Il Cittadino del 16 aprile 1949 si annota: “…vogliamo soltanto accennare all’unicità di criterio informatore degli organizzatori, i quali hanno voluto dare una schiacciante preponderanza agli astrattisti…”.
Lo scontro tra cultori della tradizione e impavidi sperimentatori si manifestò anche all’assegnazione dei premi nella manifestazione astigiana: Mirko Basaldella e Tarantino per la scultura; Moreni, Martina, Afro, Soldati, Davico per la pittura. Umori vivaci percorsero anche le esposizioni parallele, ordinate presso la sconsacrata Chiesa dell’Annunziata di piazza Catena (ove ora sorge palazzo Mandela, ex Tribunale): “Mostra di scenografia”, a cura di Felice Casorati, Lorenzo Gigli e Paolo Grassi con allestimento di Eugenio Guglielminetti e “Mostra di incisione” a cura di Carlo Caratti. Ricordava Eugenio Guglielminetti:
…”Si progettava un avvenimento artistico eccezionale per una città di provincia come Asti che, fino allora, s’era vantata di una sola scarna mostra annuale della locale Promotrice di Belle Arti…”.
Il nucleo di opere d’arte contemporanea delle collezioni civiche si consolidò in tale occasione, acquisendo sculture e dipinti di prestigioso rilievo, come la rigorosa struttura geometrica di Atanasio Soldati (Parma 1896-1953). Laureato in architettura all’Università di Parma, Soldati si stabilì nel 1925 a Milano, ove frequentò la Galleria “Il Milione”, stringendo amicizia con il critico Carlo Belli, i poeti Alfonso Gatto e Leonardo Sinisgalli, gli architetti comaschi razionalisti Terragni e Radice.
Dopo la partecipazione alla Resistenza, Soldati si dedicò all’insegnamento all’Accademia di Brera e alla ricerca pittorica astratta, promuovendo con Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Bruno Munari, alla Libreria del Salto di Milano, il Movimento Arte Concreta (1947).
Il dipinto “Composizione” (esposto alla Pinacoteca Civica in Palazzo Mazzetti) raccoglie in sintesi formale le caratteristiche di analisi astratta post-cubista: la semplificazione spaziale, il colore come modulo plastico, intarsi di campiture piene come ritmo luministico.
“La folla dei visitatori sostava, con rigetto, davanti alle opere di Perilli, di Atanasio Soldati, di Scanavino, di Cagli. Non abituati alla lettura di un linguaggio nuovo, a loro l’operazione sembrava irresponsabile velleità di giovani troppo innovatori.… la mostra non trovò un aggancio culturale con la città, in contrasto con la stampa nazionale che invece ne parlò entusiasticamente” ricordava Roberto Marchetti, negli anni Novanta.
Il dipinto di Soldati riflette l’intento sperimentale del Secondo Dopoguerra europeo, desideroso di restituire essenzialità alla concezione pittorica: la costruzione mentale dello spazio si fa codice interpretativo della realtà.