Strade sterrate, sovente fangose, “regine di corriere e paracarri”, pesanti giacconi di pelle, gambali simili ad armature, occhialoni, grandi caschi, moto squadrate ed essenziali, quasi sempre puzzolenti di olio e benzina. Era l’attrezzatura di scena per la rappresentazione di uno dei più straordinari periodi della storia motoristica astigiana, quello che dal 1922 al 1932 ebbe come annuale momento di riferimento il Circuito del Monferrato.
Oggi può sembrare singolare il fatto che una città che allora aveva poco meno di 40 mila abitanti, appesantita dal prezzo pagato, in morti e feriti, in due conflitti (Libia e Prima Guerra Mondiale) abbia sviluppato un così forte e largo interesse per le “biciclette a motore”. Eppure è un incontestabile e intrigante dato di fatto, su cui varrebbe forse la pena di indagare più a fondo, visto che un fenomeno analogo si verificò, sempre ad Asti e dintorni, anche negli anni che seguirono la fine della seconda guerra mondiale.
Il primo campione Giovanni Gianoglio correva a 115 km orari
Ma torniamo a quei “favolosi” Anni ’20 che videro in città un fiorire di appassionati dei motori a due ruote con alcune assolute punte di eccellenza nazionale. Parliamo di Giovanni Gianoglio, classe 1886, il più forte e indomito di quella affollata pattuglia di temerari, che, dopo aver vinto il campionato italiano delle 250 cc nel 1924 e stabilito nello stesso anno il primato di velocità (115 kmh.) con una 350, gareggiò, continuando a vincere un po’ dappertutto, fino all’età di 62 anni, costruendosi sovente anche le “macchine” con cui correva.
E parliamo anche di Domenico Guglielminetti – papà del celebre scenografo Eugenio e del grande “Chicchi” (al secolo Francesco), ineguagliabile pilota del secondo dopoguerra con la Norton – che sempre nel ’24 vinse il titolo italiano Gentleman di sidecar in coppia con Gino. E va ricordato anche Giuseppe Perosino, padre di Giovanni che a sua volta avrebbe riempito le cronache sportive della fine degli Anni ’40 con le sue imprese in sella alla mitica Guzzi 250, di cui divenne poi anche concessionario.
Sulla piazza del mercato una tenzone su 50 giri vinta con il trucco
Grandi campioni, apripista di un gruppo di giovani ardimentosi che costituirono un vero “unicum”, per quantità e qualità, nella storia motoristica astigiana. Emergono dalla storia delle gare di quegli anni: Osvaldo Buzzio, Benvenuto Maina, Dino Cottino, Bartolomeo Coppo, Giovanni Gambino, Pierino Riotti, Mario Aspesi, Candido Ivaldi, Duilio Del Piano. La pattuglia si incrementò, sul finire degli Anni ’20, con Giacomo “Cino” Bordone di Villafranca, eccellente costruttore di “macchine”, e Giuseppe “Pinin” Giovara di Tigliole che nel 1932 vinse un Giro d’Italia motoristico in otto durissime tappe.
Gareggiavano su piste improvvisate e improbabili circuiti cittadini dove era però possibile mettere in mostra la bravura di ognuno e la potenza del mezzo. Un periodo di grandi passioni ed entusiasmi, non privi di qualche ingenuità organizzativa come dimostra il caso di una celebre gara del maggio ’22 sulla piazza del Mercato di Asti.
Gianoglio, come già detto, era il campionissimo e l’idolo locale. Dopo aver bravamente vinto una corsa a tre (1000 lire di montepremi) contro Guglielminetti e un certo Minetti, lanciò una sfida tipo “Gianoglio contro tutti” su 50 giri di pista con 500 lire in palio. Una prova durissima. Solo Benvenuto Maina si presentò al via, ma bastò per lo spettacolo. Gianoglio partì fortissimo e guadagnò un discreto vantaggio, ma da metà gara in poi Maina recuperò, tra la sorpresa del pubblico, fino a sorpassare l’avversario e vincere la sfida. Si scoprì solo qualche ora più tardi che Gianoglio aveva gareggiato in sella a una “500” e Maina invece su una “1000” truccata.
Il Monferrato tra castelli, chiese romaniche e vigneti fece da scenario alle sfide di quei rombanti “mostri” a due ruote. Nacque così nel 1922 il Circuito del Monferrato che, su percorsi talvolta diversi (quello classico, dall’edizione del 1923 in poi, partiva e arrivava in viale Pilone ad Asti, toccando Quarto, Valenzani, Scurzolengo e Portacomaro), fu per una decina d’anni la corsa motociclistica astigiana per eccellenza, arrivando anche ad attirare l’attenzione di numerosi campioni del resto d’Italia che vi parteciparono (sovente vincendolo).
La corsa del ’22, riservata ai soci del neonato Auto Moto Club Astese, si svolse in ottobre su strade quasi impraticabili per il fango. Diciassette i partenti. Il superfavorito Gianoglio, su una Della Ferrera 500, finì contro un muro danneggiando la moto, ma seppe ripararla e ripartire sia pure dopo quasi mezzora di sosta forzata: recuperò ben tredici minuti ai primi, ma riuscì soltanto a conquistare la seconda piazza dietro il sidecar 1000 di Domenico Guglielminetti (coéquipier un certo Zampillo). Fu un’edizione eroica, non priva di qualche episodio tragicomico, come quello accaduto a Cottino che – raccontano le cronache – nella discesa di Portacomaro fu sbalzato di sella e dovette rincorrere la moto che procedeva per proprio conto fino a quando non finì in un campo.
Tracciato da 23 km da percorrere otto volte
Recuperato il mezzo, Cottino ripartì e al traguardo fu terzo. La prima edizione ufficiale della corsa fu organizzata l’anno successivo, su circuito chiuso, tribuna all’arrivo e tabellone con la classifica parziale. Il tracciato di 23 chilometri doveva essere percorso otto volte. Gianoglio che, malgrado la sua indiscutibile classe, non riuscì mai a ottenere la vittoria assoluta nel “Monferrato”, fu ancora una volta attardato da incidenti meccanici, Guglielminetti e Gino furono costretti al ritiro con il loro sidecar e alla fine vinse con largo margine Osvaldo Buzzio su Harley Davidson 1000, alla media oraria di km 87,123.
L’entusiasmo degli appassionati era tale che il vincitore nel tratto finale di corsa da Quarto ad Asti fu “colpito” da ripetuti lanci di mazzi di fiori. Altri tempi! Tra qualche pausa di riflessione e un paio di cambi di denominazione e di percorso, il Circuito si disputò fino al 1932. Gli organizzatori, causa i costi crescenti (il monte premi complessivo era passato dalle 2000 lire della prima edizione alle 13 mila dell’ultima) e una certa pericolosità dovuta allo stato delle strade, ma soprattutto alle crescenti velocità delle moto, decisero di cambiare tracciato e formula.
La breve e straordinaria stagione del Circuito del Monferrato lasciò in eredità un circuito cittadino (il Circuito di Asti) che si disputò nel 1933 su un anello di km 3,6 (corso Dante-via Arò-salita del Fortino-strada per Viatosto-corso Dante). La gara si svolse sotto un vero diluvio. I piloti astigiani, eccezion fatta per Perosino e Del Piano, si ritirarono tutti. Vinse Sandri su “Guerzoni”, alla media di 82 chilometri orari.