Pare che l’invenzione della bustina di zucchero sia avvenuta negli Stati Uniti, a Filadelfia, nel 1862: il signor Partridge avrebbe ideato questa speciale confezione con l’intenzione di fare pubblicità al suo locale mentre serviva il caffè. Le bustine di zucchero marchiate “Figli di Pinin Pero” che tutti siamo abituati a usare rappresentano in realtà solo un 15 per cento sul totale del fatturato dell’azienda di Nizza Monferrato: se ne producono oltre un miliardo ogni anno.
Perché si fa presto a dire zucchero, ma sfogliando i cataloghi dei prodotti della Figli di Pinin Pero si trovano decine e decine di referenze dirette tanto al consumatore finale, quanto a bar, hotel e ristoranti, ai distributori automatici, alle compagnie aeree e di navigazione all’industria alimentare, fino all’industria farmaceutica e quella cosmetica.
C’è lo zucchero bianco semolato, certo, e quello in bustina appunto (in molti tipi di bustina a onor del vero), lo zucchero a velo e vanigliato, le zollette. Ma anche lo zucchero bianco extrafine Gold, lo zucchero grezzo di canna Mascarene e quello grezzo di canna Demerara. E poi lo zucchero di canna fairtrade, quello da coltura biologica, i grand cru bio Brasil, Swaziland, Guadalupe, Reunion, Malawi e Muscovado. E ancora il fruttosio, lo zucchero di canna liquido in diverse versioni, lo zucchero in cristalli Swizzle, quello formulato appositamente per i cocktail, lo zucchero in granella piccola, media e grossa, lo sciroppo di zucchero invertito, zucchero fondente di canna, il destrosio e molti tipi di dolcificanti dal miele alla stevia nei formati più disparati.
Decine di zuccheri e formati per bar e compagnie aeree
Proprio in questo assortimento tanto vasto, nella capacità di innovare, segmentare e differenziare, per rispondere nel minor tempo possibile alla domanda del mercato, sta una delle chiavi degli oltre 120 anni dell’azienda della famiglia Pero. Il primo Giuseppe Pero di questa storia lasciò la nativa Rocchetta Tanaro alla fine dell’Ottocento, mantenendone il ricordo nel soprannome: veniva chiamato infatti “il Rocchetta”. Arrivò a Nizza e per sbarcare il lunario aprì, nei pressi della stazione ferroviaria in costruzione, una bottega di alimentari. L’attività prosperò e negli anni Venti fu rilevata dal figlio: un altro Giuseppe, “Pinin”, che trasferì il negozio in via Balbo, nel centro di Nizza Monferrato. «Qui si vende olio puro di oliva e olio di semi» si legge sulle insegne nelle foto d’epoca, o anche “Pasta Agnesi”.
Negli anni difficili della recessione Pinin e sua moglie, Francesca Spagarino, riuscirono a portare avanti il loro negozio e farlo crescere nonostante l’autarchia e la guerra, che soprattutto sul commercio di articoli coloniali avrebbero potuto avere conseguenze devastanti.
Nel 1948 ci si mise anche l’alluvione, che allagò i magazzini di via Balbo. La rivendita si trasferì in via Pistone nel 1955.
L’attuale nome è dedicato a Giuseppe, scomparso in un incidente
In quello stesso anno Pinin Pero restò vittima di un incidente stradale. Aveva soltanto 56 anni. La moglie Francesca, allora quarantacinquenne, e i giovanissimi figli Francesco (24 anni) e Lorenzo (21 anni) non si lasciarono abbattere. Si rimboccarono le maniche e continuarono a lavorare aggiungendo all’attività di vendita al minuto quella di vendita all’ingrosso e spostandosi nei paesi limitrofi per fare le consegne. L’anno successivo nasceva la “Figli di Pinin Pero”, in memoria di papà Giuseppe. I tempi imponevano alla neonata società di prendere delle decisioni importanti: bisognava orientarsi sullo sviluppo del settore commerciale in generale – supermercati, cash&carry, altre forme di distribuzione – oppure verso la specializzazione in un settore alimentare preciso.
Si optò per la seconda possibilità e la scelta cadde sullo zucchero.
Da esercizio commerciale all’ingrosso l’azienda si concentrò nel corso degli anni prima sul commercio poi sulla lavorazione e sul confezionamento dello zucchero.
Fu in quegli anni che entrarono a far parte dell’attività anche i componenti della quarta generazione della famiglia Pero: Giuseppe e Paolo (figli di Francesco) e Maria Luisa e Andrea (figli di Lorenzo). Giuseppe Pero ricorda che, finito il suo corso di studi in ragioneria e tornato a casa dalla leva, trovò in azienda una macchina per il confezionamento delle bustine di zucchero. Era il 1976.
Nel mercato dello zucchero si stavano via via profilando nuove richieste: non c’era più “lo” zucchero, ma iniziavano a comparire “gli zuccheri” in diverse tipologie, confezioni, forme, granulometrie.
Di lì a poco si sarebbe iniziato il confezionamento di pacchi da un chilo (1980), da due chili (1981) e di sacchi da 10 chili (1984). Nel 1979 si avviò la produzione di zucchero al velo e nel 1990 quella dello zucchero in granella.
Negli anni ’80 l’intuizione: importare zucchero grezzo di canna
Figli di Pinin Pero, negli anni Ottanta, fu la prima azienda a importare dall’Isola di Mauritius lo zucchero grezzo di canna, che all’epoca rappresentava un solo punto percentuale nel consumo. Una scelta lungimirante, se si pensa che in anni recenti lo zucchero di canna ha rappresentato l’unico segmento del mercato a crescere in doppia cifra. Adesso lo zucchero arriva a Nizza Monferrato da tutta la zona tropicale, dall’Africa e dal centro America. E a ben pensarci, la massima di Giuseppe Pero è proprio vera: “Il veloce batte il lento sempre, ma non sempre il più forte batte il più debole”, dice l’attuale amministratore delegato: oggi come una volta, l’adattabilità e la flessibilità premiano i più piccoli, in un panorama europeo dominato dalle grandi concentrazioni dei francesi, dei tedeschi e degli inglesi.
L’azienda accoglie ormai la quinta generazione della famiglia
Figli di Pinin Pero ha accolto ormai in azienda la quinta generazione: mentre la figlia di Giuseppe Pero, Cristina, è ancora impegnata negli studi universitari, Maria Beatrice, figlia di Paolo Pero che è scomparso nel 2014, segue adesso la parte commerciale e gli acquisti dell’azienda di famiglia. Azienda che oggi è una società per azioni, ed è cresciuta anche nell’estensione: dai 1.000 metri quadri occupati dal primo corpo dello stabilimento negli anni Ottanta in strada Canelli si è arrivati con ampliamenti successivi ai 10.000 di oggi, a cui si devono aggiungere i 3.000 metri quadri del deposito a Calamandrana (Sugar Terminal, in funzione dal 2003) e i 7.500 a Basaluzzo (in provincia di Alessandria), dove si confeziona lo zucchero grezzo di canna. Azienda che ha fatto dell’esperienza e della lunga tradizione un valore, che ha maturato una conoscenza profonda nelle produzioni mondiali di zucchero, che punta sulla qualità senza perdere la capacità di innovare e rinnovarsi, che si contraddistingue oggi come un tempo per la flessibilità nel soddisfare clienti sempre più consapevoli, diversi ed esigenti.