lunedì 13 Ottobre, 2025
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Pier Ottavio Daniele

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Nato a Canelli nel 1978. è calamandranese doc, della frazione Garbazzola. Esperto e studioso di manifestazioni, gastronomia, territorio, musica e memoria popolare piemontesi, collabora alla realizzazione di eventi e nelle pubbliche relazioni con aziende vitivinicole ed enti di promozione. E' autore di iniziative editoriali di cucina e territorio per il Gruppo Feltrinelli e collabora con Slow Food Editore per le guide “Osterie d’Italia” e “Locande d’Italia”. È autore di filmati documentari ed è fondatore dell’”Istituto Storico della Memoria Gastronomica”.

Zoccoli ai piedi come sculture d’arte povera

Di pioppo, acero o salice erano la classica calzatura contadina

L’allegria colorata dei mangiadischi

Provate a raccontare oggi a qualche giovane della web generation che i loro genitori per ascoltare un po’ di musica in auto, o magari...

Quando per buona educazione si usavano le sputacchiere

E fu così che dal 1927, per effetto di un provvedimento legislativo, in Italia divenne «vietato sputare per terra». Avvisi in bella vista furono...

Il gioco del 15 e i mitici “sciangai”

Abilità e colpo d’occhio così ci si divertiva prima dei giochini elettronici.

L’allegria colorata dei mangiadischi

A metà degli Anni ’60 la rivoluzione della musica trasportabile. Erano adatti solo per i 45 giri. In auto sistemato sotto il sedile

Il calamaio e la stilografica prima della rivoluzione delle Bic

La scelta del pennino e della penna e il rito della carta assorbente

Il mondo scomparso dei bachi da seta

I “bigàt” stati stati per secoli una fonte importante di reddito che dava lavoro soprattutto alle donne. Un allevamento di origini antiche esteso a tutto il Piemonte dove sono rimaste attive filande della seta fino ai primi Anni Cinquanta. molte attività erano presenti anche nell’astigiano. Erano numerosi i passaggi da seguire, dall’acquisto del seme vivo fino alla formazione nel bozzolo di seta, passando per l’incubazione, la schiusa , l’allevamento e la crescita dei bachi che si nutrivano voracemente dalle foglie di gelso. Oggi sono rimasti soltanto questi antichi alberi lungo i confini dei campi a testimoniare una civiltà scomparsa che ha anche lasciato tracce e memoriee letterarie.

Nel Dopoguerra arriva il Flit, lo stermina insetti

La pompetta del DDT fu cantata anche in un motivetto d’epoca

Quando si andava a letto con il “prete”

El preve (il prete) o el frò (il frate), erano chiamati così gli scaldaletto in legno a forma di doppio arco, che con il calore della brace hanno dato tepore alle gelide lenzuola degli astigiani. Introdotto sin dal diciottesimo secolo nelle nostre campagne, lo incontriamo fino agli Anni Sessanta, quando venne soppiantata dalle più comode borse in gomma per l’acqua calda.