Romolo Manissero, pilota acrobatico ingaggiato per 6000 lire dal Comune
Oggi ci sono semplici applicazioni che sullo smartphone consentono di conoscere rotta e tipo di ogni aereo civile che passa sopra il nostro cielo. Poco più di un secolo fa gli astigiani a naso all’insù videro per la prima volta tra le nuvole un aeromobile. La data è precisa: venerdì 1° maggio 1914 e conosciamo anche il nome del pilota: Romolo Manissero conosciuto come la “libellula rossa” per via delle sciarpa scarlatta che lo faceva riconoscere durante le esibizioni.
Ecco una cronaca di quella giornata:
«Improvviso giunge dal cielo un rombo di motore, un rombo che si avvicina rapidamente e già se ne scorge la fonte, è un punto nell’azzurro che prende sempre più consistenza e ben presto se ne distingue la forma: è un monoplano, pilotato dall’atteso e celebre pioniere del volo Romolo Manissero. Il pubblico già allertato nei giorni precedenti si è accalcato entusiasta nell’ippodromo di piazza d’Armi fuori porta Alessandria. Il Comune della città, quale organizzatore dell’evento, ha dovuto prevedere un servizio di vetture a prezzi ridotti dalla stazione e da piazza Alfieri all’ippodromo, con la polizia municipale impegnata a mantenere e regolare la viabilità. La fama del pilota acrobatico è giunta da tempo in città per via delle numerose esibizioni svoltesi in varie località italiane e per le entusiastiche manifestazioni di ammirazione per le sue ardite evoluzioni. Anche in Asti darà prova della sua grande perizia ripetendo alcune volte il rischioso cerchio della morte, seguito da prolungato volo a testa in giù e quindi da audaci scivolate d’ala e diverse figure acrobatiche che sollevano i più sfrenati applausi dal foltissimo pubblico».
Romolo Manissero era un acrobata dell’aria e come direttore sportivo della Società Italiana Transaerea di Torino, azienda costruttrice di aeroplani, era stato invitato a dare lustro agli eventi delle feste di San Secondo invitato dal Comune di Asti, nella persona del sindaco Annibale Vigna.
L’esibizione naturalmente aveva un costo, non certo economico. Prevede due tornate di volo, il primo e il due maggio.
Qualche polemica sul costo della manifestazione
L’archivio storico comunale custodisce i documenti della fitta trattativa intercorsa. Fu stabilito che l’aviatore avrebbe percepito un ingaggio di 6000 lire, lasciando a carico del Comune la costruzione dell’hangar per il ricovero del velivolo, del quale venivano indicate con precisione le dimensioni, larghezza e lunghezza: 9 metri, altezza quattro metri. Tutte le altre spese accessorie erano a carico della Società Transaerea. Era previsto che in caso di pessime condizioni atmosferiche la manifestazione sarebbe stata rinviata alla settimana seguente.
La manifestazione richiese anche l’autorizzazione dell’Aeroclub d’Italia di cui era presidente l’on. Montù, già noto e audace aviatore durante la guerra Italo-Turca.
Il sindaco Vigna per meglio illustrare la figura di Manissero inviò ai giornali locali La Gazzetta d’Asti e Il Cittadino, un dettagliato resoconto delle ultime esibizioni aviatorie del famoso pilota italiano, avvenute in Roma alla presenza dei Reali.
Lo spettacolo dei temerari sulle macchine volanti
Fu avviata anche una trattativa con l’impresa addetta all’allestimento dei palchi che chiedeva il 50% degli incassi a fronte di una offerta del Comune del 10%. Non è noto come si concluse l’accordo.
A conclusione dello storico evento è curioso e ironico il commento del giornale cattolico La Gazzetta d’Asti che scrive testualmente:
«È arrivato, si prepara… parte. Il pubblico entusiasta dei suoi salti mortali e piroette esclama: Come Vigna, come Vigna! Atterra il grande aviatore e noi l’assaltiamo per una intervista. Ecco le sue impressioni: in Asti quello che io ho trovato di meglio sono le 6000 lire di Vigna… pardon del Comune…»
Una cronaca dai toni sarcastici che ironizza sull’esosità dell’ingaggio, paragonabile in termini monetari a ventimila euro di oggi.
Ma chi era Romolo Manissero? Nativo di Pocapaglia, all’epoca, nel 1884, ancora frazione di Bra, giovanissimo si trasferisce a Racconigi, con padre e zii, dinamici e moderni imprenditori con notevole fortuna finanziaria. Il benessere famigliare gli consente gli studi tecnici nel rinomato Collegio Nazionale di Mondovì. L’irrequietezza del suo carattere e la sua spiccata esuberanza lo spingono a cimentarsi in vari sport. Il volo era solo per chi poteva permetterselo.
Il brivido del volo fa fare ai pionieri buoni affari
Spirito romantico, figlio della Belle Epoque, esaltato protagonista dell’eroica stagione del pionierismo del volo, appartiene a quella schiera di aviatori che saranno poi definiti anche dal cinema: «Quei temerari delle macchine volanti». Spericolato e audace pilota, cercò l’adrenalina per tutta la vita, frequentando la migliore società del tempo, nonché bellissime donne con le quali sperperò i suoi lauti guadagni. A Rimini decollò con a bordo la notissima attrice Lyda Borelli, anche lei coraggiosa e appassionata di aviazione. Rientrati dal volo si fecero fotografare sorridenti e si mormorò di una intensa love story tra i due.
Romolo Manissero era molto attento alla propria immagine a cominciare da quella immancabile sciarpa scarlatta che lo farà riconoscere come “Libellula rossa”. Romolo ricorda: «Nel 1910, alle gare di aviazione a Milano, sentii nascere la passione per il volo umano, verso il quale fui attratto irresistibilmente. Risolsi tosto di provare le ebbrezze aviatorie e perciò passai i mesi di novembre e dicembre a Salussola ove era una scuola di pilotaggio…».
Queste prime e decisive esperienze con l’entusiasmante mondo del volo lo inducono a frequentare, all’inizio del 1911, la scuola di aviazione di Pau in Francia. Tra gli allievi piloti di quel campo, Manissero si distingue per coraggio e tenacia, e per i progressi conseguiti nell’arco di soli 15 giorni riscuote l’ammirazione e la stima del pioniere dell’aviazione Louis Blériot, che più volte lo vuole con sé in altissime e lunghe escursioni nel cielo e che diventerà anche suo socio in affari.
Dichiara ancora spavaldo: «Per me volare è cosa ormai facilissima e credi pure monto sull’apparecchio con la stessa tranquillità con cui monterei sulla bicicletta».
Preso il brevetto aveva stabilito il record di altezza a 2190 metri
Conseguito il brevetto lo mette a frutto con spericolate esibizioni sui cieli d’Italia, animate dall’entusiastico applauso delle folle spettatrici dei suoi audaci volteggi e delle impareggiabili figure acrobatiche. Partecipa anche a molti raid che allora erano organizzati da giornali e società sportive. Non mancano gli incidenti e le cadute dalle quali esce sempre miracolosamente vivo.
È tra i protagonisti delle Giornate aviatorie di Firenze del giugno 1911, dove stabilisce il record italiano di altezza con 2190 metri. A Prato le sue esibizioni vengono ricordare con una targa ai piedi del campanile. Vola sui cieli di decine di città in una sorta di circo dell’aria. Il suo apparecchio da acrobazie è un Bleriot XI, una evoluzione del monoplano con il quale il pilota francese nel 1909 aveva per primo attraversato la Manica nel 1909.
Manissero parte per la Libia
Nasce nel 1911 l’aviazione militare
La folla accorre a queste esibizioni.
Lo stesso Romolo racconta di sentire le urla e gli applausi del pubblico dal suo posto di pilotaggio durante i passaggi a bassa quota.
Nel novembre del 1911 fa parte della pattuglia di “volontari” che vengono aggregati alla spedizione italiana verso la Libia..
Fa parte dal 7 dicembre 1911 all’11 marzo 1912 della missione in Cirenaica della Flottiglia Aviatori Volontari Civili.
Per la prima volta nella storia l’aeroplano sarà utilizzato come strumento bellico come osservatorio dall’alto ma anche con i primi mitragliamenti e bombardamenti.
Al suo rientro in Italia riportiamo alcuni commenti di Manissero intrisi di esaltazione : «…abbiamo molto lavorato, benché laggiù non si trovino che soldati e si dimentichi completamente come siano fatti i dolci volti femminili della nostra Torino… Venga pure la morte, ora: quel che fu un giorno chimera è oggi realtà: in quattro mesi di guerra, volando sul cielo cirenaico, io ho vissuto un’intera vita!».
Nella Grande Guerra vola sugli idrovolanti
Scoppia la guerra europea e Manissero viene arruolato nella squadriglia idrovolanti dislocata a Desenzano del Garda. Si mette in luce per avere disperso e messo in fuga una formazione di apparecchi austriaci.
Nel 1916 lo ritroviamo però a Palermo con la 270 Squadriglia Idrovolanti come istruttore.
Una misteriosa vicenda alla Mata Hari gli blocca la carriera
Una dislocazione lontano dal fronte che sarebbe la conseguenza di una vicenda dai contorni incerti. Si disse che era stato punito e allontanato per aver trasportato oltre confine con il suo aereo una donna sospettata di essere una spia austriaca. Come sempre affascinato dalle belle donne Manissero era forse rimasto vittima di una nuova Mata Hari? Si annunciarono processi e rischi di fucilazione. La famiglia e Romolo stesso smentirono ogni illazione. Alcuni giornali lo difesero con passione negando il fatto. Forse qualcosa accadde veramente perché Romolo finì a Palermo e non potè diventare come altri piloti, come Francesco Baracca, un famoso asso dell’aviazione militare.
Dopo la guerra ha la nomina a capitano di complemento, ma inizia il declino. Malandato nel fisico logorato da tanti incidenti e costretto all’uso della morfina per sopportare i dolori, visse senza più lussi e sperperi assistito con affetto da Michelina, ultima compagna della sua vita. Lo troviamo nel 1926 tra i fondatori dell’Automobile Club di Cuneo. Gli affari nel mondo dei motori vanno male.
Nel 1935 scrive al direttore della Stampa, lo scrittore Curzio Malaparte, ma non ottiene altro che un articolo rievocativo sul giornale torinese.
Ironia della sorte lui che fu tra i primi a sperimentare l’aviazione da guerra ne subì le conseguenze. Sappiamo che nel 1942, nel corso di un bombardamento aereo alleato fu rasa al suolo la sua casa di Torino e Manissero si ritirò con la moglie a Racconigi.
A 66 anni è costretto sulla sedia a rotelle. Nel dicembre del 1950 cercando di scendere incespica e cade malamente fratturandosi il femore.
Il sindaco lo fa ricoverare all’ospedale e quindi nella clinica di San Vito di Torino, dove si spegne. È il 20 maggio del 1951, Romolo aveva 67 anni.
La Stampa pubblica un titolo a tre colonne annunciando la scomparsa di un asso del volo. Ai funerali si ricordano le sue imprese. C’è chi rievoca il rombo del motore che lo aveva innalzato lassù nello spazio e nel sogno, al di sopra del mondo.
Il Blériot di proprietà di Romolo Manissero che aveva sorvolato i cieli di tante città, Asti compresa, è conservato nel Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle a Bracciano, donato dal pioniere del volo al termine della sua vita aviatoria.
Per saperne di più
L’autore che ha mandato alle stampe “Romolo Manissero, la libellula rossa” edito da Soletti per il Comune di Pocapaglia nel 2012 ringrazia l’ISRAT e l’Archivio storico del Comune di Asti per i nuovi documenti resi disponibili relativi al primo volo su Asti del 1914.