Astigiani 31 – marzo 2020

Una lettura speciale
di Sergio Miravalle
Sto scrivendo questa nota la sera di domenica 8 marzo, primo giorno dell’adozione della nuova zona rossa per tentare di contenere i contagi da Corona virus, che comprende, oltre che l’intera Lombardia anche altre 14 province, tra cui quella di Asti. Scopo di queste straordinarie misure è favorire il distanziamento sociale, cioè ridurre i contatti tra le persone, svuotando i luoghi dove la gente si ritrova. Si invitano i cittadini a stare il più possibile a casa. Anche Astigiani rispetta queste misure e per la prima volta questo numero 31 della nostra rivista, che avete tra le mani, non è stato possibile presentarlo pubblicamente. Avevamo intenzione di farlo sabato 21 marzo, primo giorno di primavera, nel salone della Provincia dove avremmo invitato tutti i deputati e senatori del passato e del presente che hanno rappresentato l’Astigiano in Parlamento in vista del referendum sulla riduzione dei parlamentari che era previsto per il 29 marzo ed è stato anch’esso rinviato. Questa presentazione sarebbe stata, come tutte le altre, un momento speciale di incontro tra Astigiani e i suoi tanti lettori e abbonati. Un modo per ritrovarsi e condividere i contenuti della rivista e i progetti dell’associazione. La redazione ha lavorato intensamente per non mancare all’appuntamento. Vista la situazione queste 120 pagine, che raccontano storie, fanno conoscere eventi e personaggi, offrono spunti e approfondimenti possono avere un valore in più. Astigiani si offre alla lettura anche come momento di distensione e condivisione culturale. Un piccolo antidoto a quel distanziamento sociale che ci impongonole misure anti contagio. Al virus che dobbiamo debellare, opponiamo gli anticorpi dell’amicizia, dalla curiosià, della conoscenza. Stiamo attraversando un momento destinato a restare nella memoria di tutti. In attesa che “passi la nottata”, viaggiate nella storia e nelle storie di Astigiani. Buona lettura come sempre e a presto rivederci.
Un lettore speciale

Questa foto ci fa molto piacere. Papa Francesco sfoglia la rivista Astigiani circondato dalla delegazione astigiana in occasione della visita a Roma del
gennaio scorso. Gli amministratori astigiani con il sindaco Maurizio Rasero e l’assessore Mariangela Cotto hanno invitato il pontefice a tornare in visita
apostolica nelle terre d’origine della sua famiglia. Tra gli omaggi più graditi anche una bagna cauda, che il papa ha citato ringraziando pubblicamente, e la rivista Astigiani, il numero 4 del maggio 2013 con la mappa della radici astigiane di papa Francesco.
Contagg
di Piercarlo Grimaldi
Ci stiamo lasciando alle spalle un ingannevole inverno, d’ininterpretabili frissons di stagioni che non riusciamo più a decifrare. E in queste settimane che la Cina sia vicina lo abbiamo capito da un virus che oramai dobbiamo combattere nel nostro cortile di casa e nei nostri ospedali, e abbiamo per certo capito qualcosa in più su che cos’è la globalizzazione. Per fuggire da queste sempre più dure realtà, mi capita sovente di rifugiarmi nel mio piccolo passato di tradizione e il contagio pandemico che tutti temiamo mi porta alla mente Sto scrivendo questa nota la sera di domenica 8 marzo, primo giorno dell’adozione della nuova zona rossa per tentare di contenere i contagi da Corona virus, che comprende, oltre che l’intera Lombardia anche altre 14 province, tra cui quella di Asti. Scopo di queste straordinarie misure è favorire il distanziamento sociale, cioè ridurre i contatti tra le persone, svuotando i luoghi dove la gente si ritrova. Si invitano i cittadini a stare il più possibile a casa. Anche Astigiani rispetta queste misure e per la prima volta questo numero 31 della nostra rivista, che avete tra le mani, non è stato possibile presentarlo pubblicamente. Avevamo intenzione di farlo sabato 21 marzo, primo giorno di primavera, nel salone della Provincia dove avremmo invitato tutti i deputati e senatori del passato e del presente che hanno rappresentato l’Astigiano in Parlamento in vista del referendum sulla riduzione dei parlamentari che era previsto per il 29 marzo ed è stato anch’esso rinviato. Questa presentazione sarebbe stata, come tutte le altre, un momento speciale di incontro tra Astigiani e i suoi tanti lettori e abbonati. Un modo per ritrovarsi e condividere i contenuti della rivista e i progetti dell’associazione. La redazione ha lavorato intensamente per non mancare all’appuntamento. Vista la situazione queste 120 pagine, che raccontano storie, fanno conoscere eventi e personaggi, offrono spunti e approfondimenti possono avere un valore in più. Astigiani si offre alla lettura anche come momento di distensione e condivisione culturale. Un piccolo antidoto a quel distanziamento sociale che ci impongono le misure anti contagio. Al virus che dobbiamo debellare, opponiamo gli anticorpi dell’amicizia, dalla curiosità, della conoscenza. Stiamo attraversando un momento destinato a restare nella memoria di tutti. In attesa che “passi la nottata”, viaggiate nella storia e nelle storie di Astigiani. Buona lettura come sempre e a presto rivederci. il termine dialettale contacc, che nella mia gioventù gli anziani pronunciavano sovente come interiezione di sorpresa, meraviglia, dispetto, noia. Vado a cercare il lemma nello splendido volume Repertorio Etimologico Piemontese (Centro Studi Piemontesi, 2015), opera esemplare, frutto di un grande impegno scientifico diretto da Anna Cornagliotti, e trovo contacc, contagg: contatto, contagio dal latino contactum, di qui l’imprecazione piemontese ët tacheissa ël contag. Nel dizionario monferrino di Sergio Nebbia (Editrice artistica piemontese, 2001) la voce cuntag viene definita come esclamazione simile a “per la miseria” e come imprecazione che sottintende “ti venga un contagio”. Continuando la ricerca scopro che la voce countachi «a Lille è il soprannome usato per indicare i piemontesi che emigravano nel nord della Francia e s’impiegavano come minatori per lo più, soprannome sorto da una delle esclamazioni popolari tra i nuovi insediati». Questo vocabolo è entrato anche nella storia dell’auto per il nome dato a una splendida, mitica vettura sportiva Lamborghini ideata dalla Bertone nel 1974. Fu chiamata Countach perché un operaio profilista, ovviamente piemontese, quando la vide esclamò tutto il suo enfatizzato stupore per la sorprendente bellezza. Così come, trascorse le pestilenze che hanno falciato il mondo contadino specialmente nel 1559 e nel 1630, per non parlare della più recente febbre “spagnola” del 1917 che in quegli anni di guerra e fame causò nel mondo oltre cento milioni di morti, i nostri progenitori hanno trasformato il senso di contagg in contacc, depotenziandone la percezione di paura, isolando la potenzialità espressiva del modo di dire in una condivisa, formulare esclamazione che amplifica, autorevolizza, sottolinea un fraseggiare parodico che anche noi dovremmo forse adattare creativamente con rinnovata aggressività lessicale al momento cruciale che stiamo vivendo. Mai come oggi, per dirla come Gabriel García Márquez, fondamentale è L’amore ai tempi del colera. L’amore nel senso più universale della comprensione può, con un atto di ottimistica generosità, aiutarci a superare la temperie del presente. In questo tempo sospeso in cui stiamo fluttuando, anche il piacere di recuperare un pezzo delle nostre comuni storie di colline rappresenta un atto di amore verso una comunità di destino che può, tutti insieme, aiutarci a superare le ansie. Vi invito quindi fiduciosi a sfogliare il bellissimo numero di Astigiani, che con grande e scientifica cura è diretto da Sergio Miravalle ed è il frutto condiviso di una generosa redazione e dei soci astigiani tutti che a vario titolo partecipano a questo stagionale miracolo di volontariato culturale che fa bene all’anima. Quindi in alto i cuori: contagg, appunto.

































































